I sogni d’Oro di Rosia Montana
In Romania potrebbe presto nascere la più grande miniera d’oro d’Europa. Dopo quattordici anni di attese e insistenze, la compagnia Rosia Montana Gold Corporation (RMGC) è vicina più che mai a realizzare il suo sogno d’oro: l’estrazione di centinaia di tonnellate di metallo prezioso dalle montagne di Rosia Montana
Si tratta di un progetto controverso, criticato da molti, dall’Accademia della Romania agli ecologisti. Si accusa la compagnia, controllata dalla società canadese Gabriel Resources, di prepararsi a portare via l’oro lasciando in cambio cianuro. Un disastro ambientale, annunciano gli ecologisti. Non solo, anche culturale e architettonico. Non più foreste, né gallerie romane. Per estrarre l’oro i minatori dovranno demolire gallerie di epoca romana, un pezzo di storia della Romania. Per questo l’Accademia Romena si è sempre detta preoccupatissima “per gli effetti a lungo e medio termine dello sfruttamento progettato” e fa appello alle autorità affinché analizzino con responsabilità gli effetti risultanti dalla messa in pratica dei progetti di sfruttamento dell’oro e dell’argento nei Monti Apuseni, per non incidere sugli interessi del Paese in modo negativo.
Cosa dicono i ministeri
Ma agli interessi del Paese pensano i ministeri. Ad esempio quello della Cultura, che ha appena dato luce verde all’apertura della miniera tramite la Commissione Nazionale per l’archeologia, che ha rilasciato il certificato per la gestione archeologica di Rosia Montana. Decine di persone hanno protestato davanti al ministero e tra i primi presi di mira c’è stato lo stesso ministro della Cultura, Kelemen Hunor (dell’UDMR, il partito della minoranza magiara): “Hunor esci fuori, ci hai portato dentro il cianuro”, oppure “Il ministero della Cianuria e della Distruzione del Patrimonio Nazionale!”, tra gli slogan lanciati contro il ministro.
Per il ministro della Cultura la priorità – dice lo stesso ministro in un’intervista data all’agenzia di stampa Mediafax – è proprio la salvezza del patrimonio di Rosia Montana, aggiungendo che "se Rosia Montana Gold Corporation non rispetterà le sue promesse di realizzare un investimento di 70 milioni di dollari”, lui potrebbe fermare il progetto. “70 milioni di dollari saranno destinati alla salvaguardia di valori importanti del patrimonio di Rosia Montana, patrimonio che andrebbe perso senza investimenti rapidi,” tiene a precisare il ministro.
Di chi è Rosia Montana Gold Corporation
La compagnia Rosia Montana Gold Corporation è stata costituita nel 1997. È controllata dalla società canadese Gabriel Resources (80,46% del capitale sociale), dallo Stato romeno (la società Minvest Deva col 19,31%) e da altri azionisti (0,23%). La Gabriel Resources è stata costituita da un controverso uomo d’affari, Frank Timis, cittadino romeno e australiano. Timis ha prima creato in Australia la Gabriel Resources, e poi l’ha fatta registrare alla borsa di Toronto.
Secondo la stampa romena Timis, che ha iniziato la sua carriera come autista, è stato arrestato in passato in Australia per traffico di droga. Trasferitosi a Londra, è considerato il più ricco (con 670 milioni di sterline) cittadino australiano della Gran Bretagna, secondo una classifica realizzata dal Sunday Times nel 2011. La sua fortuna ha cominciato a registrare crescite spettacolari l’anno scorso, dopo aver messo a segno speculazioni sui mercati di capitale e per la crescita delle azioni sulle borse internazionali.
La stampa romena ha notato come l’anno scorso, dopo essere stato dichiarato persona non grata sui mercati di capitale di Canada e Gran Bretagna, l’uomo d’affari sia stato bloccato anche alla borsa di Sydney. In Romania non sono mancate perplessità sul modo in cui la società guidata dal romeno-australiano abbia messo le mani sull’oro di Rosia Montana.
I profitti dell’estrazione
Intanto la compagnia canadese Gabriel Resources annuncia di aver acquisito, per 51 milioni di euro, tramite la Rosia Montana Gold Corporation, case e terreni nella zona, dopo aver convinto i proprietari a lasciare le loro vecchie terre. Si stima che RMGC realizzi investimenti per un valore di 1,3 miliardi di euro, mentre il progetto per l’estrazione di 317 tonnellate di oro e 1600 tonnellate di argento porterebbe oltre 9,7 miliardi di euro.
Durante l’attività di estrazione dei metalli preziosi che si stima possa durare circa 16 anni, 800 persone potrebbero lavorare nella miniera, mentre nel periodo precedente all’estrazione il numero dei minatori potrebbe aggirarsi intorno alle 2400 persone.
Secondo RMGC, 1,8 miliardi di dollari andranno allo Stato romeno, mentre 2,2 miliardi di dollari rappresentano gli investimenti in Romania destinati a risorse umane, energia elettrica, trasporto ecc. Rosia Montana Gold Corporation ha speso l’anno scorso più di 200.000 euro solo per le spese di alcuni giornalisti e opinionisti romeni, affinché potessero documentarsi in Nuova Zelanda sull’attività minatoria della Gold Corporation.
Politici contrari al progetto
Per l’ex ministro della Cultura Theodor Paleologu, intervistato dal quotidiano Adevărul, “il contratto per Rosia Montana mette lo Stato romeno in una situazione di Paese colonia, e questo è senza precedenti. Solo in alcuni paesi dell’Africa ci sono contratti simili, attraverso i quali, in pratica, l’investitore prende tutto”.
Anche l’europarlamentare Monica Macovei, vicepresidente del Partito democratico liberale, partito al governo, ribadisce che l’assegnazione della gestione di Rosia Montana porterà all’utilizzo del cianuro nel processo di estrazione mineraria, con i pericoli che questo comporta. Per quanto riguarda la campagna pubblicitaria di RMGC circa i posti di lavoro che verranno creati, Macovei, ex ministro della Giustizia, tiene a sottolineare: “La gente deve sapere che si parla di un numero ridotto di posti di lavoro e per un periodo di tempo limitato”, il che non può giustificare “la disgrazia che accadrebbe all’ambiente, a partire dall’acqua, e la gente deve capire i pericoli che porterebbe questo progetto”.
Secondo l’europarlamentare romeno, Rosia Montana dovrebbe entrare nella lista dei siti tutelati dall’Unesco. In molti continuano a sperare che non sia già troppo tardi.
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