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Area: Kosovo,Serbia

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I mondi paralleli del Kosovo

In Kosovo, prima della guerra, gli albanesi avevano proprie scuole, nel quadro di un sistema educativo parallelo. Oggi la situazione è rovesciata. L’istruzione della minoranza serba in Kosovo è affidata alle strutture parallele serbe, create dopo l’arrivo delle forze internazionali. Lo stato della situazione

15/02/2006, Redazione -

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Di Jelena Bjelica, Le Courrier des Balkans, 3 febbraio 2006; traduzione di Jasna Andelic (titolo originale: «Écoles serbes du Kosovo: le lourd héritage des années Milosevic»), e di Carlo Dall’Asta per Osservatorio sui Balcani

Mentre le strutture educative parallele degli albanesi, create all’inizio degli anni ’90, rappresentavano una reazione contro l’abolizione dell’autonomia della provincia, quelle dei serbi del Kosovo appaiono oggi come un segno del rifiuto della nuova realtà imposta dalla Risoluzione 1244 del Consiglio di sicurezza dell’ONU, che pone il Kosovo sotto protettorato internazionale. I serbi del Kosovo la interpretano come una soluzione provvisoria, nell’attesa che il Kosovo riacquisti la sua posizione in seno alla Serbia.

La maggior parte dei serbi del Kosovo che hanno lasciato le loro case sei anni fa, seguendo le forze armate e le altre istituzioni strumentalizzate dal regime di Milosevic, hanno trovato rifugio in Serbia o nel nord del Kosovo. L’ex presidente jugoslavo Milosevic, che è rimasto al potere ancora un anno dopo la fine del conflitto kosovoaro, ha dettato il destino dei serbi della regione con la istituzione legale delle strutture sociali regionali e delle autorità «distaccate».

Queste strutture parallele, che esistono tuttora in Serbia, sono costituite dai poteri esecutivi della regione, dagli organi della sanità e della pubblica istruzione. Ciò vuol dire che tutti gli impiegati di queste strutture sono stipendiati col bilancio della Repubblica di Serbia, senza che nessun cittadino serbo possa comprenderne il perché. È questo il caso della polizia di Pristina installata a Niška Banja, della direzione della prigione di Dubrava installata a Zabea o dell’Università di Pristina, dapprima installata a Blac, e in seguito trasferita nella parte nord di Kosovska Mitrovica.

Intanto è evidente che il sistema educativo dei serbi che sono rimasti o ritornati in Kosovo funziona parallelamente al sistema scolastico albanese. Secondo i sondaggi, i serbi pensano che le scuole primarie miste, che esistono in alcuni comuni multietnici, non siano né sufficientemente sicure né adeguate, dato che alcune sono installate all’interno di case private.

«Concretamente, i genitori della comunità serba del Kosovo hanno paura che nelle scuole miste, controllate dal ministero dell’Istruzione del Kosovo, i loro bambini imparino una storia e una geografia che essi non accettano», si dice nel rapporto dell’OSCE sulle strutture parallele in Kosovo redatto nel 2003.

È per questo che tutte le scuole primarie e secondarie serbe si trovano in enclave abitate da serbi o in comuni a maggioranza serba. Vi si utilizzano i programmi del ministero dell’Istruzione e dello sport di Serbia, che gli fornisce i manuali, verifica i diplomi, sorveglia e finanzia gli insegnanti e il personale. Parallelamente, gli insegnanti serbi ricevono degli aiuti e dei salari da parte delle istituzioni provvisorie del Kosovo, vale a dire dal ministero dell’Istruzione, della scienza e della tecnologia.

Anche se il ministero dell’Istruzione e dello sport della Repubblica di Serbia non riconosce i titoli di studio rilasciati dalle scuole primarie e secondarie degli albanesi del Kosovo, è stata fatta un’eccezione per i comuni del sud della Serbia – Bujanovac, Presevo et Medvedja – in maggioranza abitati da albanesi. I diplomi del Kosovo lì vengono riconosciuti, a causa della mancanza di personale e strutture.

Nella regione di Mitrovica, tutte le scuole primarie e secondarie situate sul territorio dei comuni Zubin Potok, Leposavic, Zvecan e nella parte nord della città di Mitrovica, dipendono dalla competenza del ministero dell’Istruzione serbo. Lo stesso vale per le scuole di Banja (comune di Srbica), Grac, Gojbulja et Priluzje (comune di Vucitrn).

Nella regione di Pristina esistono delle scuole primarie e secondarie parallele nei comuni di Kosovo Polje (i villaggi a nord e a sud), Lipljan e Obilic. Nella regione di Gnjilane, l’istruzione parallela è presente in sette scuole primarie e sei scuole secondarie nel comune di Gnjilane; quattro scuole primarie e una scuola secondaria nel comune di Vitina; una scuola primaria a Novo Bro; 11 scuole primarie e due scuole secondarie nel comune di Kamenica. Tutte queste scuole primarie (eccetto una, non frequentata dagli allievi della comunità albanese) e la scuola secondaria del comune di Strpce sono controllate direttamente dal ministero serbo.

Nella regione di Prizren, il sistema di istruzione parallelo esiste solo nel comune di Orahovac, con due scuole primarie ed una secondaria. Nella regione di Pec, la scuola primaria di Osojan (comune di Istok) e le scuole primarie e secondarie di Gorazdevac (comune de Pec) sono direttamente controllate dal ministero dell’Istruzione e dello sport della Repubblica di Serbia.

L’OSCE ha messo in guardia sul rischio di una bassa qualità dell’istruzione, a causa dell’impossibilità per il ministero dell’Istruzione serbo di esercitare una adeguata sorveglianza delle scuole in Kosovo.

Secondo la madre di un alunno della scuola primaria di Gracanica, l’enclave serba del Kosovo centrale, alcuni problemi si sono già verificati. In effetti, il suo figlio di sette anni è stato costretto ad imparare delle canzoni nazionaliste serbe. Quando la madre ha detto alla maestra che ciò non era appropriato all’età del bambino, è stata stigmatizzata, dato che era una delle rare donne serbe che abitano a Pristina.

L’Università serba della parte nord di Mitrovica dalla fine del conflitto funziona secondo il programma della Serbia. Questo accomodamento è diventato legge col Decreto del 12 maggio 2003, al momento dell’adozione della nuova Legge sull’istruzione superiore del Kosovo. Nel frattempo l’Università di Mitrovica nel 2005 ancora non aveva ottenuto la licenza delle autorità del Kosovo. Ciò non ha però avuto effetti sul suo funzionamento, dato che l’Università è riconosciuta in Serbia.

«Nel periodo dopo la guerra nessuno ha dato prova di tolleranza e non ci sono stati tentativi per trovare degli interessi comuni tra le comunità albanesi e serbe del Kosovo, al fine di consolidare il sistema educativo», nota il rapporto dell’OSCE del 2003.

Quando si è domandato ai membri della comunità serba del Kosovo che abitano nel territorio del comune di Pec se pensavano di fare imparare la lingua albanese ai loro figli in avvenire, essi hanno risposto semplicemente che ciò non era necessario, perché i loro figli vivevano in Serbia, sottolinea l’OSCE.

È importante, all’opposto, sottolineare che negli anni ’70 e ’80 l’insegnamento in Kosovo è stato bilingue, serbo-albanese, e che ciascuna comunità aveva quattro corsi alla settimana dell’altra lingua ufficiale (il serbo per gli albanesi e viceversa). Questa pratica è stata abbandonata dopo l’abolizione dell’autonomia del Kosovo, resa ufficiale dalla nuova Costituzione della Serbia, adottata nel 1991.

È vero che anche oggi gli alunni delle scuole primarie dei due gruppi condividono il cortile in certe scuole. Questo è il caso della scuola primaria di Priluzje. Eppure, la vicinanza fisica non ha incoraggiato i bambini a giocare insieme, e i litigi tra i due gruppi sono assai frequenti.

«Gli alunni diventano ostaggi dell’odio interetnico e della lotta politica nel periodo successivo al conflitto. Se i gruppi non sono in grado di trovare un interesse comune, o almeno di realizzare una coesistenza pacifica, saranno i loro bambini a pagarne il prezzo. A parte questo, gli organismi competenti e i genitori non tengono conto del fatto che il diritto all’educazione è un diritto del bambino, non dei genitori», conclude il rapporto dell’OSCE.

Gli ultimi avvenimenti politici riguardanti la situazione del Kosovo dimostrano che i serbi del Kosovo resteranno ancora a lungo prigionieri della politica di Belgrado, che propone la divisione del Kosovo. Anche se si tratta di una divisione istituzionale e non territoriale del Kosovo, questa politica ha come obiettivo quello di salvaguardare, anziché cancellare, l’eredità dell’epoca Milosevic.

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