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Energia, dal Montenegro all’Italia

La settimana scorsa sottoscritto un accordo tra Montenegro e Italia per la costruzione di un elettrodotto sottomarino che colleghi i due paesi. Podgorica afferma di mirare ad essere un vero e proprio ponte energetico verso l’Europa, ma alcuni esperti e l’opposizione ritengono che il progetto sia a solo vantaggio dell’Italia

01/12/2010, Mustafa Canka - Ulcinj

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Il Montenegro e l’azienda italiana Terna hanno siglato la settimana scorsa a Podgorica un accordo per la messa in opera di un elettrodotto sottomarino tra i due paesi, del valore di circa 700 milioni di euro. Il pubblico montenegrino non è ancora informato nemmeno sul percorso lungo il quale scorrerà il cavo sottomarino verso l’Italia ma al governo di Podgorica affermano già che si tratterà di un ottimo affare.

Il ministro dell’Economia Branko Vujović ha precisato che la messa in opera dell’elettrodotto sarà di grande vantaggio per l’economia montenegrina e il Paese diventerà lo snodo energetico del sud-est Europa. “I guadagni previsti sono dai 10 ai 40 milioni di euro all’anno, a seconda di quanto sarà sfruttata la capacità dell’elettrodotto. Con questo progetto gettiamo le basi per poter diventare uno snodo energetico sul libero mercato dell’Unione europea attraverso l’Italia”, ha sottolineato il ministro.

L’elettrodotto a senso unico avrà una lunghezza di circa 450 chilometri, con una capacità di mille megawatt. Il Montenegro dovrà pagare la costruzione della struttura di allacciamento al cavo, così come l’intero sistema di trasferimento dalla costa alla sua frontiera settentrionale, il cui costo sarà di circa 80 milioni di euro.

I governi italiano e montenegrino, d’altra parte, avevano già siglato nel febbraio di quest’anno un accordo per un comune progetto energetico. Gli italiani hanno già acquistato il 43 percento dell’azienda statale “Azienda elettrica del Montenegro” (EPCG) e pianificano di costruire una serie di grandi impianti energetici in Montenegro, tra i più importanti si menziona: un nuovo blocco della termocentrale di Pljevlja e quattro idrocentrali sul fiume Morača. Ricordiamo che l’Italia è tra i maggiori importatori di energia elettrica in Europa, mentre il Montenegro importa circa un terzo del suo fabbisogno energetico.

Secondo alcuni critici di questi progetti però, tutto questo porterà all’inondazione di un’ampia fetta di territorio montenegrino, compreso il bellissimo canyon della Morača e avrà delle dannose conseguenze ambientali.

Il membro della ong “Forum 2010” Dejan Mijović, che a lungo ha lavorato per il governo montenegrino, afferma che sia l’elettrodotto che le centrali serviranno solo l’interesse dell’Italia e non dei cittadini del Montenegro. “Tutti i produttori, quando si aprirà il mercato dell’energia nel 2015, saranno interessati soprattutto a vendere all’Italia energia elettrica dal momento che i prezzi dell’energia in quel paese sono molto più alti che nel resto della regione. In una situazione del genere le istituzioni montenegrine dovrebbero investire nelle strutture energetiche rivolte ai consumatori locali. Le gare d’appalto per la realizzazione della idrocentrale sulla Morača sono però purtroppo in procinto di partire. La produzione di energia elettrica è con tutta probabilità destinata tutta all’esportazione, anche perché gli investimenti sono alti e gli investitori non hanno alcun interesse a fare diversamente. Dopo la realizzazione dell’elettrodotto i cittadini montenegrini pagheranno un prezzo ancora più alto per l’energia elettrica, e proprio per come sono pensati questi progetti  non vedo alcun guadagno per i consumatori locali”, sostiene Mijović.

Ma ancora più preoccupati sono gli ecologisti. Il direttore esecutivo dell’organizzazione “Green Home” Darko Pajović ritiene che la realizzazione dell’elettrodotto danneggerà sicuramente l’ambiente. “Non esiste struttura energetica che non abbia un impatto sull’ambiente naturale. La domanda piuttosto è quanto sarà negativo l’impatto. Ciò che invece è facile da constatare è che non abbiamo informazioni tecniche in merito al progetto. I cittadini sanno che l’energia andrà a senso unico verso l’Italia, ma non sanno che tipo di struttura sarà costruita, che impatto avrà e se è desiderato là dove si è pensato di metterlo. In Montenegro come sempre prima si firmano i contratti e solo dopo si pensa a infilare o armonizzare i progetti in documenti strategici, studi di impatto ambientale ecc.", aggiunge Pajović.

Il vicepresidente del partito di opposizione “Movimento per i cambiamenti”, Branko Radulović ritiene che la politica del governo montenegrino nell’ambito energetico, dalla privatizzazione dell’Azienda elettrica fino alla costruzione delle idrocentrali e all’elettrodotto sottomarino è finalizzata alla svendita dell’energia e del potenziale energetico del Paese.

D’altro canto le relazioni tra Montenegro e Italia sono rimaste piuttosto fredde per molto tempo a causa delle accuse della magistratura italiana sul conto del premier Milo Ðukanović relative ad un suo coinvolgimento nel contrabbando di sigarette tra le due coste durante gli anni Novanta. L’indagine contro il premier si è fermata nel marzo 2008 per il fatto che Ðukanović gode dell’immunità diplomatica. Un anno dopo in Montenegro si è recato in visita il premier italiano Silvio Berlusconi, il quale affermò che le relazioni tra i due paesi sono ottime. Tale sembra ora anche la collaborazione economica. Roma ha dichiarato che desidera comprare anche il porto montenegrino di Bar, oltre ad aver dimostrato interesse per la ricostruzione del tratto ferroviario Bar-Belgrado, che poi proseguirà fino a Timisoara, in Romania.

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