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Elezioni sud della Serbia: un’intervista

Su come si sono svolte le elezioni in Serbia si riscontrano per la maggior parte commenti positivi. Ma intanto, i cittadini serbi di Bujanovac sono scesi in piazza. Ne abbiamo parlato con Martina Iannizzotto dell’ICS.

02/08/2002, Davide Sighele -

Le elezioni nel sud della Serbia danno un buon segnale e rappresentano un positivo trend che va nella direzione opposta rispetto a quelli ai quali, in quest’ultimo decennio, ci avevano abituati i Balcani. Elezioni sostanzialmente corrette, come afferma l’ OSCE, e comunità serba, albanese e rom che eleggono degli istituzioni locali riconosciute da tutti. Il clima è stato abbastanza disteso anche se vi sono state alcune polemiche e contestazioni. In questi giorni ad esempio i cittadini serbi di Bujanovac sono scesi in piazza. Sostengono che vi siano state forti irregolarità nel processo elettorale ed hanno presentato appello presso la Commissione elettorale centrale, appello poi accolto anche se i due rappresentanti albanesi che ne fanno parte hanno abbandonato l’aula prima che si arrivasse ad una decisione. Le elezioni verranno quindi ripetute in otto seggi della municipalità di Bujanovac. I dimostranti hanno accolto con giubilo la notizia ed hanno polemicamente invitato il responsabile del Governo per il sud della Serbia, Nebojsa Covic, a star fuori dalla questione.
Abbiamo sentito in proposito Martina Iannizzotto responsabile dell’ufficio ICS per la Serbia, anche lei tra i 110 osservatori elettorali che hanno monitorato le elezioni la scorsa domenica.

Tutto sembra essere andato abbastanza bene ma a Bujanovac i serbi protestano …

Io ho monitorato due seggi in alcuni villaggi attorno a Bujanovac, villaggi a maggioranza serba. E vi ho riscontrato una atmosfera positiva. Certo è che se tutto sembrava essere andato molto bene poi vi è stata questa protesta dei cittadini serbi di Bujanovac. Sono scesi in piazza ed hanno presentato vari ricorsi che con tutta probabilità porteranno alla ripetizione delle elezioni in otto seggi elettorali. Irregolarità contestate in particolare in un seggio dove si sarebbe votato sino alle 5 di mattina a causa delle lunghissime file formatisi. Seggio tra le altre cose visitato, nella notte, anche da Covic, da Sannino, a capo della missione OSCE in FRY e dall’Ambasciatore americano a Belgrado Montgomery.

I partiti serbi affermano che si sarebbe prolungato la chiusura così a lungo per permettere il voto di elettori provenienti dal Kossovo. Inoltre si contesta che questi sfollati provenienti dalla Kossovo avrebbero votato due volte, una per le elezioni politiche dello scorso novembre in Kossovo e poi in queste ultime nel sud della Serbia …
Vi era stato un accordo specifico con l’OSCE che prevedeva l’arrivo di IDPs dal Kossovo. Ma questo riguardava in particolare l’area di Medvedja.
L’OSCE ha fornito una sua risposta ufficiale alla seconda contestazione: non vi sarebbe alcuna legge che vieta la partecipazione ad entrambe le elezioni che si sono svolte seguendo due diverse leggi elettorali non coordinate tra loro.
Nebojsa Covic, nominato da Belgrado quale coordinatore delle politiche riguardanti il Sud della Serbia non sembra condividere la posizione dei cittadini serbi di Bujanovac …
I questi giorni è emersa chiaramente una spaccatura tra la posizione espressa da Belgrado e quella espressa dai cittadini serbi locali. Questi ultimi ne hanno fatto quasi una questione personale chiedendo che Covic venga estromesso da eventuali trattative che portino alla ripetizione del processo elettorale reagendo alle dichiarazioni che il vice-premier aveva fatto per commentare le proteste di Bujanovac. Quest’ultimo aveva infatti commentato che "i serbi a Bujanovac sono in minoranza e i risultati elettorali non fanno che confermare questo dato di fatto". Ha inoltre aggiunto che se sovraffollamento vi è stato è stato causato da un "errore multietnico" essendo stato deciso, il numero dei seggi, dalla Commissione elettorale municipale i cui componenti appartengono a tutte le comunità che risiedono a Bujanovac. E con questa arguta constatazione è riuscito a bloccare qualsiasi tentativo di replica.

All’inizio affermavi che queste elezioni si sono svolte in modo corretto e, dal punto di vista del processo, soddisfacente. Dal "campo" quale l’elemento positivo che più ti ha colpito?

Molto positiva sicuramente la collaborazione riscontrata all’interno dei seggi. A prescindere dalla composizione etnica dell’elettorato del seggio la composizione della commissione era sempre mista e tra i componenti ho riscontrato sempre rapporti costruttivi e non limitati esclusivamente ad una "coabitazione". In uno dei due seggi che ho monitorato ad esempio l’elettorato apparteneva quasi esclusivamente alla comunità serba. Ma la commissione era costituita da tre serbi e due albanesi. E proprio questi ultimi due erano quelli che dirigevano la maggior parte delle operazioni all’interno del seggio.
Ho riscontrato poi una notevole competenza in tutti i membri delle commissioni elettorali, non scontata anche tenendo conto del fatto che si votava per la prima volta con una nuova legge elettorale, da poco approvata.
E la stessa Comunità internazionale ha mostrato particolare attenzione per questo appuntamento elettorale …
Certo. Basti pensare che l’OSCE aveva previsto più di 100 osservatori internazionali per una popolazione che si attesta sui 100.000 abitanti. Sono stati utilizzati moltissimi internazionali che già lavoravano in Serbia. Molti di loro provenivano dalle ONG, altri dalle Ambasciate. Questo ha implicato, da parte loro, una buona conoscenza della situazione.
L’OSCE ha impiegato parecchie risorse sul sud della Serbia aprendo in loco anche un ufficio. Anche perché le soluzioni che sembra si siano trovate in questa regione potrebbero rappresentare un buon esempio per la delineazione di un futuro di convivenza anche per il Kossovo.
E quale l’attenzione che le elezioni hanno riscontrato in Serbia?
Non vi è stata particolare attenzione. Si può affermare siano passate quasi in secondo piano anche perché in contemporanea si è verificato un riacutizzarsi della crisi tra la coalizione DOS ed il DSS di Kostunica. Ma occorre notare che, d’altra parte, non vi è stato neppure un riacutizzarsi o un emergere di toni nazionalisti. E questo è un segnale sicuramente positivo.

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