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Elezioni in Montenegro: trionfa Djukanovic

Come da pronostico il premier in carica si aggiudica l’ennesima vittoria elettorale. Sulla base dei risultati ancora preliminari, la coalizione dei partiti di governo avrebbe ottenuto la maggioranza assoluta dei voti

12/09/2006, Jadranka Gilić - Podgorica

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La coalizione del Partito Democratico dei Socialisti (DPS) ed il Partito Social Democratico (SDP) del Primo ministro Milo Djukanovic ha vinto le prime elezioni legislative dello stato indipendente proclamato lo scorso 3 giugno dopo il referendum sull’indipendenza.

Il 10 settembre scorso erano chiamati alle urne 484.430 elettori, su una popolazione complessiva di 650.000 abitanti, per eleggere la nuova composizione parlamentare, per eleggere i consiglieri comunali in 14 comuni e i sindaci in di 13 città. Si votava per 81 seggi parlamentari tra 747 candidati di 12 partiti e coalizioni.

La partecipazione al voto è stata attorno al 70%, circa 15 punti percentuali in meno rispetto al referendum del 21 maggio scorso, quando la coalizione governativa vinse il referendum con il 55.5% di voti a favore dell’indipendenza.

Questa è stata la sesta vittoria parlamentare consecutiva del DPS, dal 1991, quando è stato introdotto il sistema parlamentare in Montenegro.

Il premier Milo Djukanovic ha annunciato la notte del 10 settembre, che la coalizione "Per un Montenegro europeo", aveva conquistato la maggioranza assoluta dei seggi – almeno 42, forse 43, su 81 – nel nuovo Parlamento.

"E’ un trionfo della politica europea del Montenegro" ha dichiarato il primo ministro in tv. "Queste elezioni hanno mostrato che il Montenegro è saldamente sui binari europei e che ha un governo in grado di intraprendere, nel prossimo futuro, tutte le azioni necessarie per portare il Montenegro verso l’integrazione euro-atlantica", ha aggiunto Djukanovic. Il premier ha ringraziato i partner della coalizione e tutti i cittadini del Montenegro per lo svolgimento "pacifico, democratico e senza incidenti" della consultazione.

Il Primo ministro Djukanovic ha anche promesso che "da domani cominceremo con nuovo slancio a lavorare per un Montenegro più democratico, più forte sul piano economico e più vicino all’Europa."

Secondo il Cemi, un’organizzazione non governativa che ha seguito l’andamento del voto, con il 97,1% delle schede del suo campione scrutinate, la coalizione di Milo Djukanovic avrà 40 seggi su 81 nel nuovo parlamento di Podgorica. Secondo un altro istituto, il Centro per la transizione democratica (il CDT), con il 99% di schede scrutinate, il premier Djukanovic potrebbe contare su 41 seggi.

Dall’altra parte è stato sconfitto l’ex fronte antisecessionista, oramai diviso in due blocchi a causa del fallimento del risultato referendario. Si tratta di due coalizioni differenti: una è la coalizione guidata da Predrag Bulatovic, il raggruppamento che ha ormai rinunciato a mettere in discussione la separazione da Belgrado e punta sui problemi sociali e economici e l’altra è la Lista Serba di Andrija Mandic che chiede protezione dei diritti dei serbi del Montenegro e desidera ripristinare l’unione con la Serbia.

Stando ai risultati delle due ONG, Cemi e CDT, la Lista Serba sarebbe al secondo posto, con 12 seggi al Parlamento di Podgorica.

Secondo quanto riporta il quotidiano montenegrino "Vijesti" (11 settembre) il leader della Lista Serba, Andrija Mandic, ha dichiarato che nonostante il fatto che la sua coalizione fosse la più forte tra i partiti dell’opposizione non è soddisfatto del risultato delle elezioni, dato che la coalizione DPS-SDP con ogni probabilità otterrà la maggioranza assoluta. Mandic ha invitato tutti i partiti dell’opposizione a lavorare insieme per cambiare il governo attuale nel prossimo futuro.

Dall’altra parte il portavoce del blocco di Predrag Bulatovic, Miomir Vojinovic, ha dichiarato, durante la conferenza stampa, che il più grande partito della coalizione, il Partito Socialista Popolare (SNP) attuerà dei cambiamenti interni a causa del pessimo risultato delle elezioni parlamentari. Infatti, l’SNP, un tempo il più forte partito d’opposizione e capofila dell’ex fronte antisecessionista, è il partito che ha subito la sconfitta maggiore: da 26 seggi che aveva è passato a 11.

Allo stesso tempo emerge un’altra forza. Il più giovane partito della scena politica montenegrina, il Movimento per il cambiamento (PZP) di Nebojsa Medojevic, ha ottenuto, secondo il Cemi e il CDT, 11 seggi. Il leader del PZP Nebojsa Medojevic ha dichiarato di essere soddisfatto del risultato, dato che il partito esiste soltanto da 50 giorni e che già rappresenta il più forte partito dell’opposizione. Medojevic ha commentato la vittoria della coalizione DPS-SDP con le seguenti parole: "Purtroppo, i cittadini del Montenegro non hanno saputo riconoscere l’importanza di questo momento ed hanno riposto il loro destino nelle mani di un’opzione che non potrà migliorare il Montenegro, ciononostante noi rispettiamo la scelta dei cittadini."

L’ultima nella lista è la coalizione dell’Alleanza Liberale del Montenegro (LSCG) e del Partito Bosniaco, con 3 seggi in Parlamento secondo i dati del Cemi, oppure con 2 seggi secondo i dati del CDT.

Secondo le due ONG montenegrine, il Cemi e il CDT, 5 seggi nel Parlamento montenegrino sono stati ottenuti grazie ai voti della minoranza albanese, che verranno così suddivisi 4 seggi ai partiti albanesi ed un seggio alla coalizione governativa DPS-SDP.

Tuttavia, sia il Cemi che il CDT nelle loro analisi hanno lasciato spazio per eventuali cambiamenti nella distribuzione dei seggi.

Il direttore esecutivo del Cemi, Zlatko Vujovic ha spiegato: "Al momento l’SNP è il primo nella lista d’attesa per un altro posto al Parlamento, mentre altre 4 liste hanno più o meno le stesse possibilità di ottenere nuovi posti, dato che manca solo il 3% di schede da scrutinare ed è possibile che ci siano ulteriori cambiamenti." ("Vijesti", 11 settembre).

Secondo la legge montenegrina i voti dei partiti che non hanno superato lo sbarramento per entrare in Parlamento, in base al principio della proporzionalità o cosiddetto principio di Dont, andranno ai partiti più forti, rafforzando soprattutto la coalizione del DPS – SDP.

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