Elezioni in Kossovo: un passo verso la distensione?
Tiene il partito di Ibrahim Rugova ma come vanno interpretate le sue dichiarazioni pro-indipendenza? E la patecipazione dei serbi al voto influenzerà il futuro della regione? Ne parliamo con Emiliano Bertoldi.
Emiliano Bertoldi ha passato la maggior parte degli ultimi due anni in Kossovo quale coordinatore del Tavolo trentino con il Kossovo, un progetto di cooperazione decentrata promosso dalla comunità trentina. Ora è in Italia ma è ritornato a Pec/Peja, nel Kossovo occidentale, in occasione delle elezioni politiche per collaborare al monitoraggio della situazione. Come abbiamo già fatto prima dell’appuntamento elettorale sentendo le opinioni degli operatori sul campo così abbiamo deciso di fare per raccogliere alcune valutazioni sul post-elezioni.
Che zona del Kossovo hai monitorato durante la giornata di sabato?
In realtà non sono rimasto nell’area di Pec/Peja ma sono stato a Skenderai, capoluogo della Drenica, regione che è stata e forse si può affermare sia tutt’ora, il cuore dell’Uck. Perché lì è nato e cresciuto un gruppo interno dell’Uck che ha poi egemonizzato l’Uck stesso. E’ qui che è iniziata la guerriglia nel 1997, è in questa regione che vi è stata la maggiore distruzione.
Quali le tue sensazioni sull’atmosfera generale nella quale si è votato?
Da quello che so è stato tutto tranquillo ed è stato tranquillo anche nella zona da me monitorata. Chiaramente Skenderai essendo una situazione limite non dà una percezione di quello che è stato in tutto il Kossovo. Per capirci in quest’area il partito di Thaci ha ottenuto le scorse elezioni l’84% dei consensi. Il venerdì sera ci avevano avvisato che in quattro seggi, tra i quali il mio, vi sarebbero stati dei disordini. Non si è verificato.
La comunità albanese ha percepito queste elezioni come un possibile passo verso l’indipendenza?
Sicuramente si, anche perché di fatto tutte le strutture del Kossovo sono indipendenti dalla Federazione Jugoslava. Questo però non di diritto. Vi è un grosso malumore rispetto al fatto che l’indipendenza formale ancora non vi sia. Lo si verifica da queste due cose: io pensavo che il PDK di Thaci avrebbe aumentato i propri consensi proprio cavalcando questi malumori essendo l’unico partito che non ha accettato, pur partecipando alle elezioni, il quadro costituzionale attuale del Kossovo definito da UNMIK. Tutti gli altri partiti, compreso l’AK che ha a capo un importante comandante dell’ex-Uck, lo avevano fatto. Il PDK invece non ha aumentato i suoi consensi.
Dall’altro lato vi è stata una bassa affluenza alle urne e vi è stato anche un calo dell’LDK rispetto all’anno scorso tant’è che i dati preliminari lo danno al di sotto del 50%. Questo perché molta gente ha perso fiducia, spesso si sente affermare che rispetto all’anno scorso non è cambiato nulla ed anzi l’elettricità va sempre peggio, l’acqua pure, le strade sono sempre più piene di fango. E questi sono elementi che ogni cittadino tocca con mano più di altre cose. Per non parlare della disoccupazione sempre più alta e questo ha portato a forti disillusioni. La gente non ha avuto voglia di andare a votare. Questo è anche un problema per UNMIK percepita non nello stesso modo di prima. Alcuni arrivano a dire che quando c’erano i serbi almeno alcuni servizi erano garantiti, laddove arrivavano.
Come commenti l’affluenza alle urne della comunità serba?
Questo è un elemento molto positivo, a Gorazdevac ad esempio, enclave serba di circa mille abitanti alle porte di Pec/Peja, hanno votato circa il 50% degli aventi diritto. Ho parlato con un po’ di persone nell’enclave che si dichiaravano contente di quest’affluenza. Ancora più rilevante il dato in merito agli sfollati che sono andati a votare fuori dal Kossovo. Dovrebbe essere attorno al 53%. Era infatti più difficoltoso votare e quindi questo dato testimonia la forte volontà di farlo.
Può esser un primo passo verso un possibile rientro ed un Kossovo nuovamente multietnico?
Ci sono stati nei mesi scorsi alcuni esperimenti di rientro che noi, come Tavolo trentino con il Kossovo, certamente non valutiamo positivi nell’approccio. Il tentativo è infatti quello di creare delle enclaves iperprotette sparse sul territorio senza particolari collegamenti con la popolazione albanese. Padre Sava, monaco molto rispettato del monastero di Decane, ha utilizzato una bella metafora affermando che "noi serbi siamo come dei pesciolini che nuotiamo in un mare di albanesi" nel senso che esistono le varie enclaves, ci si sposta da una all’altra quando va bene, ma nulla di più. ricorda quello che sta avvenendo con l’autorità nazionale palestinese.
Sicuramente la partecipazione al voto è un segnale di distensione. C’è però da notare che vi era un’unica lista della comunità serba definita in toto a Belgrado. C’erano ad esempio solo due candidati provenienti da Peja ma entrambi sfollati e residenti attualmente fuori dal Kossovo. Non vi sono ad esempio rappresentanze né di Gorazdevac e né di Velika Hoca che sono le uniche due enclaves serbe nel Kossovo occidentale ad eccezione dei monasteri. Di questo naturalmente gli abitanti delle enclaves non erano molto contenti. E’ infatti importante che anche le enclaves possano avere una rappresentanza istituzionale. Ricordiamo che queste persone hanno fatto la scelta difficile di rimanere in Kossovo e vivono isolati da quasi due anni.
Rugova si è affrettato a dichiarare che queste elezioni sono state un primo passo verso l’indipendenza. E’ una posizione di facciata e poi in realtà è molto più aperto al compromesso? (Anche considerando che invece più voci si sono alzate nella comunità internazionale per ribadire che il Kossovo resta parte integrante della Federazione Jugoslava e nulla è cambiato rispetto ai contenuti della risoluzione 1244).
Me lo chiedo sempre anch’io. Rugova è probabilmente l’unico vero politico che vi è in Kossovo anche se, a mio parere, sta emergendo la figura di Ramush Haradinaj, leader dell’AK. A Thaci è invece riconosciuta unanimemente un’incapacità politica manifesta. Ho sempre la tendenza a pensare che sia un gioco delle parti. Rugova per non perdere voti deve calcare sull’aspetto dell’indipendenza. Tanto più che se è passato dal 60% a meno del 50% un motivo vi sarà e forse può essere proprio questo: non è stato percepito come sufficientemente pro-indipendenza. I voti persi non sono andati però a qualche partito in particolare ma si sono sparsi su molti partitini che spesso non hanno superato l’1%. Inoltre vi è da considerare che su scala nazionale un buon 10% dei consensi è andato al partito serbo e questo ha naturalmente tolto alcuni punti percentuali ai maggiori partiti albanesi.
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