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Dušan, la statua che divide Skopje

Dopo aver disseminato centinaia di statue e cambiato il volto della capitale della Macedonia, il progetto "Skopje 2014" torna a dividere. Stavolta a scaldare gli animi è la statua dello zar serbo medievale Dušan

18/12/2013, Risto Karajkov - Skopje

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Se chiedete agli abitanti di Skopje che cosa pensano dei monumenti spuntati come funghi nella capitale macedone negli ultimi anni, con tutta probabilità otterrete due risposte agli antipodi. Alcuni vi diranno che li adorano, altri che li odiano. Se c’è un risultato che non si può negare al grandioso progetto architettonico-nazionalista “Skopje 2014”, voluto dall’attuale governo di centrodestra guidato dalla VMRO (Organizzazione Rivoluzionaria Interna Macedone), è quello di aver letteralmente spaccato il paese.

In molti, tra una parola e l’altra, ammetteranno però di essersi ormai abituati alla loro presenza. Uno straniero che dovesse venire a Skopje dopo anni di assenza, sarebbe probabilmente scioccato da quanto il centro della città è stato trasformato. Gli abitanti della capitale macedone invece ormai ci hanno fatto il callo: i più non alzano più le sopracciglia passando vicino alle facciate neo-barocche che hanno coperto palazzi e garage, e in tanti alla miriade di statue non fanno più nemmeno caso.

C’è anche chi si fa fotografare con le opere bronzee sullo sfondo. Ma difficile che le massicce statue, dedicate a personaggi storici che molti dei macedoni riescono a malapena a menzionare, riescano ad eccitare più di tanto l’immaginazione collettiva.

Dušan, lo zar che divide

Eppure, qualche monumento scatena ancora polemiche. E’ quanto successo con quello recentemente dedicato allo zar serbo Dušan (XIV secolo), apparso sul nuovo “Ponte delle Civiltà”, sul fiume Vardar, una fredda mattina di una decina di giorni fa. Di mattina, perché la statua è stata eretta nel silenzio e nel segreto della notte: una pratica divenuta comune nella strategia di “disseminazione” delle opere di “Skopje 2014”.

Purtroppo, però, le speranze di zar Dušan di passare inosservato tra i suoi tanti simili, sono svanite in fretta. Qualcuno ha riconosciuto la sua figura sul ponte, i media hanno iniziato a parlarne e scriverne… e la tempesta è scoppiata.

Per primi si sono offesi gli albanesi di Macedonia. Zar Dušan, secondo il loro punto di vista, sarebbe stato un tiranno, intento a convertire forzatamente gli albanesi della regione all’Ortodossia. Erigergli un monumento dove oggi vive (anche) la comunità albanese, sarebbe quindi un vero sacrilegio.

Il partito albanese attualmente al governo, l’Unione democratica per l’Integrazione (DUI), ha accusato il suo avversario storico, il Partito democratico degli albanesi (DPA) di essere il vero colpevole della “questione Dušan”. Il DPA, infatti, era al potere nel periodo 2006-2008, quando il progetto “Skopje 2014” (di cui la statua di Dušan è parte integrante) è stato messo in cantiere.

Il DPA ha però replicato che, dal 2008, è la DUI a far parte dell’esecutivo e che, se ne avesse avuto la volontà, avrebbe avuto innumerevoli possibilità di opporsi o modificare il progetto. Il DPA ha anche chiesto ufficialmente se la DUI fosse a conoscenza del piano di innalzare una statua a Dušan. Domanda rimasta senza risposta.

Chi ha eretto la statua?

Con la polemica già scatenata, i media hanno iniziato a fare domande su chi avesse eretto materialmente la statua. E qui si è arrivati al momento più bizzarro di tutta la storia. A quanto pare, infatti, non è stato nessuno. Il primo a negare qualsiasi coinvolgimento è stato il ministero della Cultura, appaltatore almeno a livello formale di buona parte dei monumenti.

Il ministro Elisabeta Kancevska – Milevska ha infatti dichiarato che il suo dicastero non aveva né ordinato né finanziato la statua di Dušan. E’ stato poi il turno dell’amministrazione di Skopje, guidata dalla VMRO-DPMNE di disconoscere il monumento. Alla fine la municipalità Skopje-centro (la più centrale tra le dieci in cui è diviso amministrativamente il territorio della capitale macedone) non solo ha negato di essere responsabile della posa della statua, ma ha denunciato il fatto che questa sia avvenuta in modo irregolare. Annunciando quindi che l’avrebbe fatta rimuovere.

Fino all’aprile 2013 la municipalità Skopje-centro era nelle mani della VMRO-DPMNE, ed aveva finanziato buona parte dei monumenti di “Skopje 2014” (con fondi propri o con quelli forniti dal ministero della Cultura), gran parte dei quali si trovano oggi proprio sul territorio della municipalità. La battaglia elettorale per Skopje-centro, nelle amministrative della scorsa primavera, è stata una delle più dure, proprio per il suo ruolo nell’ambito del progetto. Nonostante la lotta all’ultimo voto portata avanti dalla VMRO, la municipalità venne conquistata dall’opposizione. In molti videro in quel risultato un vero e proprio referendum su “Skopje 2014”.

Il nuovo sindaco di Skopje-centro, Andrej Zernovski, promise una revisione approfondita del progetto, e ha regolarmente reso pubbliche informazioni sul suo aspetto finanziario, lanciando al tempo stesso accuse di abusi. Da quando Zernovski è diventato sindaco, la stessa municipalità ha subito forti pressioni da parte del governo centrale, e lo stesso Zernovski è stato vittima di numerose campagne diffamatorie da parte di media vicini all’esecutivo.

Alla fine però, anche l’attuale amministrazione di Skopje-centro ha reso noto che Dušan non era stato ordinato nemmeno dal precedente sindaco della municipalità. Alcuni hanno commentato ironicamente che la statua di bronzo forse si era issata da sola sul “Ponte delle Civiltà”.

Naturalmente, è evidente che le istituzioni hanno giocato allo scaricabarile. Anche per gli standard di (scarsa) responsabilità delle istituzioni e crescente autoritarismo registrate oggi in Macedonia, la situazione era a dir poco inusuale, e in qualche modo comica.

Un po’ di chiarezza

Molti macedoni hanno sentito parlare di Dušan, ma tranne una manciata di politici nazionalisti, in pochi hanno le idee chiare sulla sua eredità. I leader politici, con tutta probabilità hanno dovuto studiare in tutta fretta per farsene una. I partiti di opposizione hanno espresso critiche, ma soprattutto sulla mancanza di trasparenza. Alcuni hanno accusato la VMRO e la DUI di aver provocato ad arte l’incidente per manipolare l’opinione pubblica e rafforzare le loro posizioni nazionaliste. Si è fatto più volte riferimento ad un simile incidente – si trattava allora di una chiesa nella fortezza di Skopje – avvenuto alla vigilia delle elezioni anticipate del 2011.

Le cose sono diventate un po’ più chiare quando si è saputo che l’ “arrivo” di zar Dušan era stato annunciato a inizio novembre da Ivan Stoiljković, presidente del Partito democratico dei serbi (DPS) in Macedonia, partner del governo guidato dalla VMRO. Stoiljković ha reagito agli attacchi contro la statua di Dušan da parte di quelle che ha definito “strutture fascio-talibane”.

Quindi, alla fine, nessun mistero. Anzi, con tutta probabilità la storia è piuttosto semplice: la VMRO aveva fatto una promessa al partito dei serbi, che probabilmente si era lagnato del fatto che il proprio gruppo etnico era sottorappresentato nella “monu-mania” di “Skopje 2014”. Poi quando dagli alleati albanesi della DUI c’è stata l’alzata di scudi, il partito del premier Nikola Gruevksi ha giocato la parte del “finto-tonto”. Non è da escludere che la statua di Dušan sia davvero assente da tutti i piani concordati, e che ci sia stato un tentativo di inserirla sottobanco.

Martellate “democratiche”

Quale che sia la verità, la DUI ha presto deciso di risolvere la situazione “in modo democratico”. Nella sera del 6 dicembre, un gruppo di persone ha attaccato la statua di zar Dušan armata di martelli e mazze, riuscendo a danneggiarla.

I video ripresi dalle camere di sicurezza piazzate nelle vicinanze hanno mostrato che molti alti dirigenti della DUI erano coinvolti, inclusi il ministro dell’Economia Valjon Saracini, il sindaco della municipalità di Cair Izet Mexhiti e la parlamentare Ermira Mehmeti. Il giorno dopo la polizia ha impedito l’azione di un altro gruppo di albanesi, che intendevano coprire la statua con un drappo nero, per celare simbolicamente la “vergogna” della statua, come affermato da Afrim Gashi, uno degli organizzatori della protesta.

Dopo che i loro nomi sono stati resi pubblici, i dirigenti della DUI hanno ammesso di essere stati parte dell’attacco, per poi aggiungere che il problema principale da risolvere era capire chi ha ordinato la statua. Hanno chiesto una indagine ufficiale per venire a capo della questione. Alla fine, la VMRO ha pubblicato un comunicato in cui condannata il tentativi di demolizione del monumento.

Mentre zar Dušan resta immobile sul ponte, protetto dalla polizia e in attesa di vedere curate le proprie ferite, l’ossessione della leadership VMRO per statue e monumenti sembra danneggiare ulteriormente le relazioni all’interno della coalizione di governo. Questo dopo che la “monu-mania” nazionalista ha già peggiorato i rapporti con parecchi paesi vicini, e offuscato non poco l’immagine internazionale della Macedonia.

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