Doppia cittadinanza, perché no?
Il neo eletto governo di centro-destra in Ungheria vara un provvedimento sulla cittadinanza agli ungheresi risiedenti all’estero. Ma a differenza del passato, scarse sono state le reazioni dei paesi confinanti su un tema così delicato. Il caso della Romania
L’Ungheria di questi mesi sembra navigare tra difficoltà economiche e tentazioni nazionaliste. Mentre infatti Lajos Kòsa, vicepresidente del Fidesz (formazione di centro-destra attualmente al governo ) dichiara che vi sono poche speranze per evitare la situazione della Grecia, in quanto la crisi economica sarebbe molto più grave di quanto si credeva, il parlamento di Budapest passa una controversa legge sulla cittadinanza che riguarda le comunità magiare che risiedono al di fuori dei confini nazionali.
Il Fidesz, che ha vinto le elezioni parlamentari dell’aprile scorso e dispone dei due terzi dei seggi parlamentari, non ha avuto difficoltà a far passare il nuovo provvedimento sulla cittadinanza, votato anche dal movimento di estrema destra Jobbik e persino dai socialisti che – salvo per la defezione di tre dei loro parlamentari – hanno votato in blocco per la legge.
D’altronde il nuovo primo ministro, Viktor Orban, leader di Fidesz, aveva dichiarato più volte in passato che sarebbe stato il premier di tutti i magiari nel mondo e non solo di quelli che risiedono in Ungheria.
Budapest spera che la legge entri in vigore a partire dal 20 agosto, quando l’Ungheria festeggia il suo giorno nazionale, il giorno di Santo Stefano, il primo re e il fondatore del Regno dell’Ungheria. Affinché le misure diventino effettivamente applicabili, chi desidera la cittadinanza ungherese dovrà però aspettare perlomeno sino al primo gennaio del 2011.
La comunità magiara più numerosa vive negli Stati uniti, ma non sono di sicuro loro l’oggetto della discordia. Diverso invece per quanto riguarda i circa 4,5 milioni di magiari della Romania, Slovacchia, Serbia, Croazia, Ucraina e Austria che potranno ora ricevere la cittadinanza ungherese se in grado di dimostrare di avere un avo cittadino ungherese e di conoscere la lingua. I “nuovi” cittadini ungheresi non avranno diritto di voto in quanto non residenti e non potranno accedere all’assistenza sociale oppure al sistema pensionistico, a meno che non decidano di vivere in Ungheria.
Anni fa, una simile decisione avrebbe infiammato i politici dei paesi confinanti con l’Ungheria, dove vivono importanti comunità magiare. Stavolta però a reagire in modo duro c’è stata solo la Slovacchia, in campagna elettorale e dove vivono circa 500.000 magiari (10% della popolazione). Il premier di Bratislava, Robert Fico, ha accusato subito Budapest di essere un Paese ”estremista, capace solo di esportare le loro pesti brune”, con riferimento ai collaborazionisti magiari dei nazisti. Il parlamento slovacco ha deciso in seguito di adottare una legge che prevede che chi richiede la cittadinanza ungherese perderà quella slovacca.
Per la sorpresa di molti, la Romania, dove vivono circa 1,5 milioni di magiari (circa il 5% della popolazione), ha preferito quasi il silenzio totale sull’argomento. Se anni fa gli ultranazionalisti rumeni lanciavano in continuazione segnali di allarme sulle possibili pretese territoriali degli ungheresi, questa volta non si è sentita nemmeno la voce di Corneliu Vadim Tudor, leader del partito estremista Romania Mare e ora europarlamentare.
La Romania è ora membro dell’Unione europea e non è più preoccupata come lo era ad esempio nel 2004 quando non era ancora nell’Ue ed in Ungheria si stava promuovendo un referendum sulla cittadinanza. Se quel referendum fosse stato validato molti tra i magiari etnici avrebbero richiesto la cittadinanza ungherese perché quest’ultima era sinonimo di cittadinanza europea. Ora non è più così.
Poi vi sono ragioni di politica interna. L’attuale governo in Romania è formato dai Democratici liberali e dall’UDMR (l’Unione Democratica dei magiari della Romania). Marko Bela, leader dell’UDMR, ricopre la carica di vice-primo ministro e il ministro della Cultura romena e del patrimonio nazionale, Kelemen Hunor, è anch’esso appartenente alla comunità ungherese.
Nonostante l’UDMR raccolga non più del 6% dei consensi elettorali a livello nazionale, in parlamento è sempre stata una formazione politica corteggiata in vista delle alleanze governative che ha stretto, negli ultimi anni, sia con la destra che con la sinistra. La comunità ungherese riesce in questo modo a finalizzare le proprie rivendicazioni (gli ultimi successi riguardano la legge sull’istruzione che dà la possibilità di studiare la geografia e la storia nella propria lingua madre) e i politici rumeni che hanno ottenuto la maggioranza relativa alle elezioni riescono a creare governi più stabili. E’ anche per questo che la notizia del nuovo provvedimento legislativo adottato dal parlamento di Budapest è stato commentato con molta cautela e senza grandi critiche.
Ovviamente l’UDMR ha salutato positivamente la misura adottata. “Tra i due paesi non vi sono problemi di circolazione e in futuro entreremo entrambi nel sistema Schengen e quindi il confine non esisterà più” ha dichiarato il presidente dell’UDMR Marko Bela “probabilmente il rilascio più facile della cittadinanza avrà un certo impatto pragmatico ma soprattutto un valore simbolico”. Nel capitolo “pragmatico” si può ad esempio inserire la possibilità di viaggiare senza visto verso gli Usa, cosa che i cittadini rumeni non possono fare.
Dichiarazioni più caute invece da parte dei partiti rumeni. Radu Moldovan, portavoce del principale partito dell’opposizione, il Partito social-democratico(PSD), ha dichiarato che non vi è nessun disagio nel fatto che gli ungheresi di Romania ricevano la cittadinanza ungherese. Silenzio invece da parte dei democratici-liberali del presidente Basescu.
Qualche giorno dopo, però, qualche critica è arrivata da parte di un parlamentare romeno. Il presidente della commissione Esteri del Senato, il socialdemocratico Titus Corlatean, ha criticato “il silenzio vergognoso” e la “mancanza di reazione pubblica dell’esecutivo, della presidenza e del ministero degli Esteri” in merito alla misura annunciata dal nuovo governo ungherese. A suo avviso quest’ultimo vuole rimettere in discussione il Trattato di pace di Trianon del 1920. “Nel contesto in cui i rumeni celebrano 90 anni dalla firma del Trattato di pace di Trianon, atto politico e giuridico di eccezionale importanza per la nazione romena – ha dichiarato Corlatean – il governo ungherese resuscita rivendicazioni territoriali che credevamo abbandonate”. “Da Bucarest nessuna reazione – nota indignato il senatore – il silenzio, nel diritto internazionale, equivale ad un’accettazione”.
Da ricordare inoltre che Bucarest implementa da anni la politica della doppia cittadinanza nei confronti della vicina Repubblica di Moldova. Di recente il governo rumeno ha dato ad esempio il via libera alla creazione dell’Autorità nazionale per la cittadinanza ed ha varato un decreto grazie al quale si spera di riuscire a rilasciare la cittadinanza romena entro 5 mesi dalla richiesta della stessa. Negli ultimi anni la Romania ha rilasciato migliaia di cittadinanze a cittadini moldavi.
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