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Area: Croazia

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Dopo Sanader, l’HDZ espelle anche Jadranka Kosor

In Croazia continua la parabola discendente dello storico partito HDZ. L’Unione democratica croata venerdì scorso ha estromesso l’ex leader e premier Jadranka Kosor. L’attuale guida del partito, Tomislav Karamarko, cerca di serrare le fila con il pugno di ferro

06/03/2013, Drago Hedl - Osijek

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Venerdì scorso l’ex premier croata Jadranka Kosor è stata espulsa dall’Unione democratica croata (HDZ), il partito che aveva guidato fino al maggio 2012. Ecco che la storia si ripete: il predecessore della Kosor, l’ex presidente dell’HDZ ed ex premier croato Ivo Sanader, era stato anche lui espulso dal partito all’inizio del 2010.

Ma le somiglianze non si fermano qui: Sanader è stato espulso dall’HDZ proprio da Jadranka Kosor, persona che lui stesso, quando nel luglio del 2009 aveva dato le dimissioni da capo del governo, aveva scelto come suo successore alla guida del governo ed anche dell’HDZ. Jadranka Kosor, invece, è stata espulsa dall’HDZ dall’attuale leader del partito, Tomislav Karamarko, che era stato accolto, nel settembre 2011, nell’Unione democratica croata proprio dalla Kosor ed era stata proprio lei a consegnargli di persona la tessera del partito.

In questo modo l’HDZ, che dalle prime elezioni multipartitiche in Croazia nel 1991 ha governato per ben 18 anni, sembra voler introdurre la regola secondo la quale ogni presidente del partito, una volta sceso dal trono, viene espulso.

La fine politica di Jadranka Kosor

Sono in molti a prevedere che questa sia la fine politica di Jadranka Kosor, che ha raggiunto sotto il suo mandato il massimo obiettivo della politica estera croata: la chiusura dei negoziati per l’ingresso nell’Unione europea e la firma dell’accordo di adesione grazie al quale la Croazia diventerà il 28mo membro dell’UE il prossimo 1° luglio.

Sul versante della politica interna, invece, ha spalancato la porta alla lotta contro la corruzione e la criminalità organizzata, permettendo che venissero svolte indagini non soltanto su alcuni ministri del proprio governo, ma anche sul conto del premier di cui era la vice.

Ma, a causa delle dimensioni della corruzione in cui erano immischiati molti quadri dell’HDZ, il partito alla fine del 2011 ha perso le elezioni, così la stessa Kosor, che ha reso possibile questa lotta, ne è diventata vittima collaterale. La perdita di potere e lo spostamento dell’HDZ all’opposizione, sono stati l’occasione ideale per Tomislav Karamarko per assumere il controllo del partito, nel maggio 2012.

Per la Kosor è stato un duro colpo. Anche se ha potuto in qualche modo sopportare la sconfitta alle elezioni parlamentari e la perdita del potere, interpretandolo  come delusione dei cittadini per il sistema di corruzione e criminalità in cui erano immischiati il predecessore Sanader, i suoi stretti collaboratori e alcuni ministri, non si aspettava che anche il partito le avrebbe girato le spalle. Men che meno se lo aspettava da Tomislav  Karamarko, l’uomo che lei stessa ha accolto nell’HDZ, ma che soltanto alcuni mesi dopo ha presentato la sua candidatura alla presidenza del partito.

L’HDZ e il fantasma di Tuđman

Karamarko, subito dopo le elezioni, ha iniziato a parlare della necessità che “l’HDZ ritorni alle proprie radici”, riferendosi al modo con cui guidava il partito il suo fondatore Franjo Tuđman. Ha rimproverato ai suoi predecessori, Sanader e Kosor, di aver del tutto trascurato il partito, di averlo de-croatizzato e de-tuđmanizzato.

La Kosor non ha potuto tollerare queste critiche e ha attaccato pubblicamente Karamarko, ricordandogli che è stato proprio lui a contribuire alla de-tuđmanizzazione della Croazia quando alla fine del 1999, dopo la morte di Tuđman, ha assunto la guida del comitato elettorale centrale di Stjepan Mesić, che nel frattempo, all’inizio del 2000, era diventato presidente della Repubblica.

È stato proprio Mesić, del quale Kamaranko è diventato capo di gabinetto dopo la vittoria alle presidenziali, a contribuire alla de-tuđmanizzazione della Croazia, rinunciando non solo allo stile autoritario di governare di Tuđman, ma anche al suo riferirsi alla lotta antifascista e agli occasionali flirt con l’ideologia dello Stato indipendente Croato, lo stato marionetta e filofascista ai tempi della Seconda guerra mondiale.

Le critiche espresse dalla Kosor sul conto di Karamarko, nella lunga intervista per il settimanale politico di Zagabria Globus all’inizio di febbraio, a quanto pare sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso della pazienza dell’attuale presidente dell’HDZ. In quel frangente avrebbe infatti deciso, dicono i suoi stretti collaboratori, di escludere la Kosor dal partito, cosa che ha poi formalizzato venerdì scorso l’Alta corte d’onore dell’HDZ.

La linea dura di Karamarko

Ma, dicono fonti interne dell’HDZ, Karamarko ha voluto con questa mossa inviare un messaggio agli insoddisfatti in seno al partito su che fine faranno se oseranno criticarlo. Soltanto il giorno prima che la Kosor venisse espulsa dall’HDZ, dal partito è uscito spontaneamente Branko Vukelić, per  anni una delle figure guida dell’HDZ, già ministro dell’Economia e ministro della Difesa.  “I membri sono impauriti, la guida pensa a ritornare allo spirito degli anni 90, mentre i cittadini della Croazia lottano per la sopravvivenza”, così Vukelić ha spiegato i motivi del suo abbandono.

Il leader dell’HDZ, Tomislav Karamarko, è riuscito a fare qualcosa di cui pochi capi dell’opposizione potrebbero vantarsi. Da mesi ormai, stando ai sondaggi dell’opinione pubblica, è il politico meno popolare della Croazia. Questo fatto sicuramente non gli fa piacere, così come gli è scomoda la posizione del partito, perché nonostante sia all’opposizione – dove è sempre più facile che governare – la popolarità dell’HDZ sta diminuendo mese dopo mese. Attualmente è al 18,8 percento, un dato che nel partito crea stress e solleva la domanda su dove stia andando l’HDZ con Karamarko al timone. Per questo sono in molti a spiegare l’espulsione di Jadranka Kosor dall’HDZ come una dimostrazione di forza e la diffusione  della politica del terrore, con la quale Karamarko sta cercando di rafforzare la posizione all’interno del partito e il mantenimento della leadership.

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