Diritti umani: gli USA danno i voti. E gli “scolari” reagiscono
Riportiamo alcuni commenti e reazioni alla recente pubblicazione da parte del Dipartimento di Stato USA del rapporto sui diritti umani nel mondo.
Il Dipartimento di Stato USA ha da pochi giorni pubblicato la consueta relazione sullo stato dei diritti umani nel mondo. E’ presente un’analisi anche della situazione nei Paesi del sud est Europa. E le constatazioni del Dipartimento di Stato, visto il coinvolgimento innanzitutto militare degli USA nell’area, non sono certo ininfluenti. Immediate infatti le reazioni degli attori locali.
Riportiamo di seguito alcuni commenti del Comitato di Helsinki croato sull’analisi fatta dagli esperti USA sulla situazione delle minoranze in Croazia; focalizziamo inoltre la nostra attenzione anche sulle reazioni della autorità macedoni alle posizioni prese dal Dipartimento di Stato in merito alla crisi del 2001 in Macedonia.
La Croazia "passa il turno" per quanto riguarda la collaborazione con il Tribunale Internazionale dell’Aja e la libertà d’espressione e nei media. Cartellino giallo invece per quanto riguarda il ritorno delle minoranze, i loro diritti e la situazione in merito ad alcune dubbie condanne, comminate nell’era Tudjman, che ancora vengono scontate in particolare da appartenenti alla minoranza serba. Sono queste le constatazioni principali presenti nell’analisi che lo State Department fa della situazione croata.
In merito Zarko Puhovski, presidente del Comitato di Helsinki croato, intervistato da B92, ha dichiarato che "dobbiamo sempre tener conto che è un rapporto redatto da un governo che si esprime su altri governi. E vengono messi in ballo vari tipi di interessi che influenzano notevolmente anche i contenuti dell’analisi. In ogni caso ritengo il rapporto rilevante poiché contiene elementi "pedagogici". Mi spiego. La situazione resta difficile in Croazia ma è notevolmente migliorata rispetto al passato. E questo viene fatto più volte notare dagli esperti americani come ad incoraggiare le autorità croate a continuare in questa direzione. Anche se, a volte, ci si è troppo sbilanciati negli apprezzamenti". Riferendosi poi ai processi sommari condotti contro appartenenti a minoranze durante l’era Tudjman, argomento sollevato dallo stesso State Department, Puhovski ha notato come sia necessaria una revisione rapida degli stessi ed è "innegabile che parte delle autorità croate esprima ancora una certa animosità nei confronti dei serbi, e questo non semplifica certo le cose".
Clima teso ed incandescente in Macedonia. I media hanno dato notevole spazio alla pubblicazione del rapporto da parte del Dipartimento di Stato. Ieri il primo ministro Georgievski in una dichiarazione pubblica ha accusato gli Stati uniti "di cercare un alibi per il loro comportamento durante la crisi del 2001", aggiungendo poi che "il rapporto del Dipartimento di Stato tende a minimizzare l’estremismo ed il terrorismo di cui è stata vittima la Macedonia. E’ toccato ai cittadini macedoni reagire per difendere l’integrità del Paese".
In un editoriale pubblicato sul quotidiano Dnevnik ieri si affermava che "non si dovrebbe reagire negativamente al rapporto perché è, sul piano generale, realistico" salvo poi constatare che "si potrebbe invece dibattere su alcuni casi specifici … non si può non notare però che i criteri che gli autori hanno applicato per descrivere la situazione sono quelli di un paese in pace … se aggredito nessuno può reagire rispettando i diritti umani".
Ed i giornali vicini al governo sono ancora più radicali. Mercoledì Vecer titolava un articolo in merito allo State Department: "La polizia macedone è un mostro, i terroristi sono angeli innocenti". L’autore, Zoran Dimitrovski, corrispondente del quotidiano da Washington DC, accusava gli Stati uniti di essere totalmente parziali: "secondo il Dipartimento di Stato la discriminazione delle minoranze è un problema ancora attuale e si da credito ai rappresentanti albanesi quando affermano che proprio questa discriminazione sarebbe alla base degli scontri nella scorsa primavera…questa posizione emerge in tutto il rapporto e mette un serio punto di domanda sull’effettiva volontà statunitense di stabilizzare la Macedonia", afferma il giornalista di Vecer.
Toni quindi molto accesi che non fanno presagire nulla di buono per la primavera in arrivo.
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