Delinquenti e poliziotti nelle strade …. ed i giornalisti ci finiscono in mezzo
Governo macedone e rappresentanti internazionali minimizzano ma la situazione in Macedonia resta tesa. Una panoramica su quanto accaduto nelle ultime settimane del nostro corrispondente da Skopje.
L’ultimo fatto della sequenza è accaduto lo scorso fine settimana. "Dnevnik", quotidiano macedone, citando fonti confidenziali, ha affermato che il Ministero degli interni avrebbe deciso di togliere dalla stazione di polizia di Archinovo tutto il personale appartenente alla comunità macedone. Secondo il quotidiano anche alcuni poliziotti appartenenti alla comunità albanese avrebbero richiesto di essere assegnati ad altre stazioni di polizia poiché ad Archinovo "non vi sarebbero le condizioni per lavorare".
Nelle ultime settimane il Ministero degli interni è stato parecchio occupato. Una serie di retate hanno portato all’arresto di persone che si sospettano coinvolte nei recenti attentati dinamitardi in Macedonia. Due dei quali a Kumanovo ma poi anche a Struga, a tetovo ed a Skopje. Tra gli arrestati anche coloro i quali sono sospettati dell’attentato a Kumanovo, risalente allo scorso autunno, che ha causato un morto e numerosi feriti. tra gli arrestati anche coloro i quali si crede abbiano collocato la mina anticarro che, nei pressi del villaggio di Sopot, portò alla morte di due militari NATO e ne ferì altri tre.
Secondo il Ministero degli interni i sospettati avrebbero già confessato i delitti ed avrebbero reso noti i nominativi di altre persone coinvolte negli attentati. Le investigazioni avrebbero portato ad individuare un’organizzazione legata alla diaspora albanese, che avrebbe finanziato e ordinato gli attentati, quale piano più ampio per destabilizzare l’intera regione.
Ma gli arresti non sono avvenuti senza problemi. Le prime tensioni si sono verificate a Sopot dove la popolazione locale ha accusato la polizia di aver fatto un uso eccessivo della violenza e di aver picchiato, durante la retata, vari abitanti del villaggio, tra i quali anche delle donne. Il Ministero degli interni ha negato tali accuse ma ha però promesso un’indagine interna. Non è stato sufficiente a sedare gli animi.
I politici macedoni, i rappresentanti internazionali, i membri dei servizi segreti hanno immediatamente negato la possibilità di una nuova destabilizzazione su larga scala nel Paese. Ciononostante la stampa macedone riporta che alcuni soldati americani del contingente stanziato in Kossovo avrebbero attraversato il confine, sarebbero arrivati sino a Sopot dove avrebbero "chiesto" a Avdul Jakupi, alias "Comadante Jackal", tra i più ferventi a promettere un’escalation della tensione, di seguirli sino in Kossovo. "Lì avrebbero avuto con lui una conversazione molto costruttiva". La notizia è stata smentita sia da Jackal che dai rappresentanti internazionali. Il primo ha anzi approfittato dell’occasione per ribadire le minacce di iniziare una nuova guerra in Macedonia.
Intanto continuano ad arrivare informazioni su presunti gruppi armati che stanno attraversando il confine tra Kossovo e Macedonia seguite da altre notizie sul fatto che la pattuglie miste di polizia non controllerebbero i villaggi nella regione di confine da settimane. Notizie subito smentite dalla portavoce del Ministero degli interni Mirjana Kontevska, che ha dichiarato che, al contrario, "le pattuglie stanno adempiendo ai loro compiti regolarmente e senza alcun problema".
Ma la Kontevska è stata subito obbligata a "ingoiare la rana", come si afferma in Macedonia. La scorsa settimana la polizia in uno scontro armato ha ucciso Nexhbedin Demiri. Demiri, con vari precedenti penali, avrebbe puntato l’arma verso una pattuglia di polizia che ha però aperto il fuoco su Dmeiri uccidendolo. Il giorno successivo ad Archinovo venti uomini armati hanno fatto irruzione nella sede locale della polizia, hanno fatto uscire i poliziotti di etnia albanese ed hanno brutalmente picchiato quelli di etnia macedone, minacciandoli ripetutamente di morte. Secondo il quotidiano Dnevnik solo in seguito all’intervento di Xhezari Shaqiri, conosciuto anche con il nome di Comandante Hoxha, (ma da un altro quotidiano macedone, Utrinkski Vjesnik, definito come "criminale di Archinovo"), i poliziotti sono stati rilasciati.
Ed ora i poliziotti di Archinovo sono sulle prime pagine di tutti i giornali per il loro rifiuto di prendere servizio nel villaggio dove, è evidente, lo Stato macedone non è in grado di esercitare alcuna autorità. Questi ultimi hanno ammesso in un’intervista a Utrinski Vesnik che la loro presenza ad Archinovo non sarebbe che "un gettone, una presenza propagandistica per poter affermare che le autorità hanno il pieno controllo del territorio nazionale".
Ma i mediacosa c’entrano in tutto questo? Perché sono stati ripresi nel titolo di questo articolo? Due truppe televisive, di TV Sitel e di MTV (rete nazionale pubblica) si sono recate ad Archinovo per fare alcuni reportages su quanto stava accadendo. I giornalisti non appena hanno raggiunto il distributore di benzina Davos (tra l’altro è curioso che in Macedonia i nomi di città svizzere siano i prediletti per le pompe di benzina) sono stati bloccati da un gruppo di uomini armati, sono stati picchiati e il loro equipaggiamento è stato distrutto. I giornalisti hanno poi accusato i soldati della missione NATO "Concordia" di aver assistito alla scena senza intervenire. L’associazione dei giornalisti di Macedonia ed altre associazioni che si battono in favore della libertà di stampa hanno fermamente condannato quanto accaduto ed hanno domandato che i responsabili finiscano davanti ad un tribunale.
Ma è da verificare se le autorità macedoni, vista la situazione attuale, riusciranno ad adempiere a questa richiesta. In ogni caso i dubbi sull’effettivo "pieno controllo" da parte della polizia macedone del territorio nazionale e sulla stabilità sempre più solida del Paese si fanno di giorno in giorno più grandi.
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