Croazia: i vandali del calcio
Recenti gravi incidenti, provocati dalle tifoserie croate durante le partite valevoli per le qualificazioni ai campionati mondiali di calcio, hanno screditato all’estero l’immagine della Croazia. Il governo cerca di correre ai ripari
In poco più di un mese i tifosi di calcio croati sono stati protagonisti di gravi incidenti all’estero: prima a Malta a La Valletta, dove il 7 settembre hanno demolito lo stadio in cui la rappresentativa croata di calcio ha giocato con i maltesi per la qualificazione al campionato mondiale, e poi la settimana scorsa, il 12 ottobre a Budapest, durante la partita con l’Ungheria, hanno provocato una rissa nella quale si sono scontrati fra loro gli stessi tifosi croati. Gli incidenti non solo hanno lasciato una brutta immagine, ma già sulla stampa sportiva europea si è iniziato a parlare della Croazia come di un paese esportatore di vandalismo calcistico. E il disordine e il vandalismo a La Valletta, gli scontri con la polizia, la rottura delle sedie e le teste insanguinate a Budapest – immagini andate in onda sugli schermi di tutta Europa – non hanno fatto che confermarlo.
Il vandalismo dei tifosi croati a Malta è stato talmente grave che si è fatto sentire pure il Governo croato, e rammarico è stato espresso anche dalla ministra degli affari esteri Kolinda Grabar-Kitarovic, che ha chiamato in fretta e furia il collega maltese, Michael Frendu, promettendogli punizioni severe per chi si era reso protagonista degli incidenti.
I tifosi svedesi, giunti impauriti a Zagabria per assistere alla partita di calcio della loro squadra contro la Croazia l’8 ottobre scorso, per giorni hanno letto sui giornali svedesi descrizioni dei tifosi croati nominati come "gentaglia" e "selvaggi", a conferma di quale immagine i croati hanno lasciato in Europa.
L’incidente della settimana scorsa a Budapest ha messo in questione anche la candidatura comune dei due paesi per organizzare in partnenariato il campionato europeo di calcio nel 2012. La pessima immagine proveniente dalle tribune dello stadio di Budapest ha suscitato la domanda se la Croazia potrà ospitare le migliori rappresentative europee dal momento che ha gruppi di tifosi così vandalici.
Il vandalismo dei tifosi croati di calcio negli stadi europei ha suscitato serie discussioni di politica interna su come porre fine a un tale teppismo. Nonostante in Croazia sia in vigore la legge per eliminare i disordini durante le gare sportive, già emanata nel maggio 2003, essa è risultata completamente inefficace. Le predisposizioni di legge sono molto blande e i tribunali competenti di regola infliggono ai tifosi pene minime.
Nonostante due anni fa, quando fu adottata la legge, gli esperti si fossero impegnati affinché la Croazia trascrivesse alla lettera la legge inglese dimostratasi molto efficace perché ha diminuito in modo radicale gli incidenti negli stadi, dominò invece chi proponeva sanzioni più miti. E si tratta certamente dei politici del parlamento che hanno emanato quella legge. Così hanno votato sanzioni molto blande contro la provocazione di disordini negli stadi, e di conseguenza nei tribunali per lo più si comminavano multe di 500 kune (circa 65 euro).
Da quando la legge è entrata in vigore la polizia ai tribunali ha denunciato in totale 1.113 persone, e i tribunali hanno risolto poco più della metà dei casi: sono stati puniti con multe pecuniarie 442 persone, con la reclusione sei persone, e il divieto di andare allo stadio è stato emesso solo in 15 casi. Addirittura 79 persone sono state sanzionate con la condizionale, con avvertimenti o con qualche altra misura educativa. Punizioni troppo blande, dicono gli esperti, per far sì che possano avere influenza sui tifosi inclini a provocare disordini.
I sociologi ritengono che i tifosi siano sempre stati una sorta di "attivisti politici" e che la politica nei loro confronti – per scopi personali – si sia comportata sempre in modo benevolo. In tutto ciò vedono le radici dell’odierno comportamento dei tifosi, che nel frattempo si sono completamente sottratti a qualsiasi controllo.
Quando nel 1990 – prima delle prime elezioni multipartitiche in Croazia ed ai tempi delle forti spinte nazionali alla vigilia del dissolversi della Jugoslavia – avvenne una rissa durante la partita fra la Dinamo di Zagabria e la Stella Rossa di Belgrado, nell’ambito della partita dell’allora ancora unita
lega calcistica jugoslava, il calciatore della Dinamo di Zagabria, Zvone Boban divenne un eroe nazionale quando colpì un poliziotto mentre cercava di impedire l’ingresso dei tifosi sul campo da gioco.
La Comunità democratica croata (HDZ), all’inizio degli anni novanta del secolo scorso, godeva del forte appoggio dei più importanti gruppi di tifosi, così in uno dei suoi manifesti per le elezioni pubblicò la foto del poliziotto che si scontrava con il tifoso allo stadio di calcio, seguita dal testo "Pensaci, ricordati!" . Il manifesto alludeva alla "polizia comunista" che picchia senza riguardo i tifosi negli stadi e doveva suggerire ai cittadini di non votare per i comunisti riformati, ma per il partito nazionale – la HDZ di Tudjman.
L’amore fra i gruppi di tifosi e la HDZ, tuttavia, presto iniziò ad infrangersi, specialmente quando Franjo Tudjman, il primo presidente della Croazia – egli stesso fanatico di calcio e assiduo frequentatore di partite – decise di cambiare il nome della squadra croata più famosa la Dinamo, in Croatia. E dal momento che con l’indipendenza statale della Croazia fu instaurata la lega nazionale calcistica nella quale non c’erano più le squadre della ex Jugoslavia, lo scontro dei tifosi iniziò a spostarsi sul livello regionale. Così oggi avvengono forti scontri fra i tifosi di Spalato contro i tifosi di Zagabria, mentre la rivolta della "periferia" (le squadre dell’interno) contro il "centro" (Zagabria), è usuale negli stadi calcistici della Croazia.
Ma il vandalismo calcistico ora ha iniziato a riversarsi dalla scena locale anche su quella internazionale, così adesso il governo croato, a causa della minacciata reputazione del paese, cerca di fermarlo. La polizia propone misure legali più severe, fra le quali anche la schedatura dei tumultuanti, e sanzioni molto più severe contro chi provoca disordine. Così la misura di vietare l’accesso agli stadi verrebbe applicata molto più semplicemente di quanto fatto fino ad ora, e anche il controllo dell’applicazione di tale misura sarebbe più severo. Il tifoso al quale è stato fatto divieto di accedere allo stadio, dovrebbe recarsi alla polizia due ore prima della partita e sarebbe trattenuto nei locali della polizia almeno altre due ore dopo la fine della partita.
La polizia inoltre chiede di vietare legalmente ai tifosi sanzionati di seguire le partite all’estero, possibilità che fino ad ora non era affatto prevista dalla legge. Ma gli esperti, consapevoli del rapporto benevolo che c’è stato fino ad ora fra la politica e i politici e i tifosi di calcio, temono che anche l’annunciata modifica di legge sia solo un blando rifacimento di quella già esistente, così che tutto verrà dimenticato, appena sbiadiranno i ricordi delle imbarazzanti scene giunte da La Valletta e da Budapest.
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