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Croazia: conti in sospeso

Su un quotidiano croato la lista di supposti collaboratori dei servizi segreti della ex Jugoslavia. Politici, personaggi della vita pubblica, noti giornalisti. C’è chi afferma sia il colpo di coda della destra estrema per destabilizzare il paese, per altri l’inevitabile conseguenza di un passato prossimo ancora poco chiaro

22/02/2006, Drago Hedl - Osijek

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Il presidente del Parlamento croato, Vladimir Seks, si è trovato negli ultimi giorni – fra alcuni altri politici di alto profilo – in mezzo ad uno scandalo piuttosto scomodo, dopo che il quotidiano di Zara "Hrvatski list" ha pubblicato un elenco di supposti collaboratori dell’Udba, i famigerati servizi segreti jugoslavi, attivi fino alla dissoluzione della Jugoslavia. L’Udba aveva una diffusa rete di collaboratori in tutte le frange della società. Qualcuno pensa che essa sia attiva tutt’oggi, nonostante la dissoluzione della Jugoslavia, e che alcuni dei suoi ex agenti siano ancora attivi, ma usano diversi metodi d’azione, adeguati alle nuove condizioni.

Questa non è la prima volta che in Croazia viene pubblicato un elenco del genere, l’elenco degli agenti dell’Udba e dei collaboratori del KOS (il servizio di Contro informazione militare, dell’ex Esercito popolare jugoslavo, JNA) e non è nemmeno la prima volta che sugli elenchi viene citato il nome di Vladimir Seks. Ma Seks, il cui soprannome segreto secondo i giornali era il "Gufo" (in analogia ai grandi occhi di questo volatile), è soltanto uno di oltre una decina di nomi apparsi sull’ultimo elenco degli ex collaboratori dei servizi segreti. Sull’elenco insieme al suo nome ci sono anche altri nomi, di politici di rango più basso, ma anche di persone della vita pubblica e di alcuni noti giornalisti.

Seks ha negato in modo deciso di aver mai collaborato con i servizi segreti jugoslavi, dicendo al contrario, di essere stato una loro vittima e che i suoi agenti l’avevano seguito e arrestato, e che alla fine, dopo un processo politico montato, finì nella famigerata prigione di Stara Gradiska. Anche le altre persone di questo elenco negano di avere avuto contatti con i servizi segreti, affermando come Seks di non essere stati spie né collaboratori, ma vittime che l’Udba ha perseguitato a causa delle loro attività di dissidenti o di anticomunisti.

Ma Miroslav Tudjman – il figlio dell’ex presidente croato Franjo Tudjman, che in un periodo del governo di suo padre ricopriva la carica di capo del HIS (Servizio informativo croato), organizzazione che controllava il lavoro di tutti i servizi segreti in Croazia – ha dichiarato al "Vecernji list" di Zagabria, che è vero che gli agenti segreti croati hanno lavorato alla ricostruzione della rete dell’Udba e del SDB (Servizio di sicurezza statale, nome che assunse in seguito l’Udba). Lo scopo era accertarsi se qualcuna di queste persone si fosse infiltrata nei vertici politici dello stato, cosa che era di estrema importanza per la sicurezza, dal momento che il Paese era in guerra.

"Alcuni uomini di questi servizi jugoslavi di informazione, nel frattempo, sono diventati parte del sistema statale (croato). Ma loro si sono dichiarati e non ci sono stati ostacoli per la loro attività nei servizi statali", ha detto Miroslav Tudjman, non rivelando di quali persone si tratta.

A differenza di alcuni paesi in transizione, che dopo la caduta dei loro regimi comunisti hanno condotto delle procedure di epurazione per impedire che gli ex funzionari dei servizi segreti o i loro committenti o importanti collaboratori continuassero ad essere inclusi nella vita politica, la Croazia non l’ha fatto. Quando nel 1990 arrivò al potere, il primo presidente Franjo Tudjman raccomandava la tesi della necessità di "pacificazione di tutti i croati". Parlando della "tragica divisione del popolo croato nella storia", Tudjman, secondo il modello del dittatore spagnolo Franco, si occupava persino dell’idea di costruire un monumento comune ai partigiani (antifascisti) e agli ustascia (i membri del regime filo-nazista nella Seconda guerra mondiale), oppure come diceva lui, "a tutte le vittime cadute nella lotta per la Croazia". Nell’ottica di questa raccomandazione di "pacificazione", l’epurazione non poteva essere presa in considerazione, e Tudjman rifiutava ogni discorso su quanto sarebbe necessario farla in Croazia.

Tuttavia, alcuni politici dell’opposizione, ma anche molti analisti politici della Croazia, credono che le vere ragioni per cui in Croazia non ci sia stata un’epurazione delle istituzioni risiedono nel fatto che proprio il partito di Tudjman – l’Unione democratica croata (HDZ) – ha preso con sé gran parte degli ex membri dei servizi segreti. Alcuni di essi hanno continuato con il loro lavoro nei neo formati servizi segreti croati, una parte è finita nell’esercito croato, e una parte in politica. Tudjman naturalmente sapeva dei dossier di tutti i suoi collaboratori, e poteva sempre ricattare quelli che avevano un "passato sporco". Cosa che per altro fece, sicché ogni tanto saltavano fuori degli elenchi di collaboratori dell’Udba e del KOS, secondo gli interessi politici di alcune frazioni all’interno della cerchia dirigente di Tudjman.

L’ultima pubblicazione di questo elenco è avvenuta soltanto alcune settimane dopo che l’ex direttore della televisione croata, Tomislav Marcinko, in un’intervista giornalistica aveva dichiarato che ancora oggi alla televisione lavorano dei giornalisti che nel periodo comunista erano collaboratori dei servizi segreti di allora. Molti hanno vissuto la sua controversa uscita in pubblico come il desiderio di escludere dal concorso per il posto di nuovo direttore della televisione alcune persone che si suppone potrebbero essere candidate. E’ strano infatti che Marcinko, che all’epoca, mentre era a capo della televisione e aveva la possibilità di marginalizzare questi giornalisti, non lo avesse fatto.

Gli analisti politici credono che la pubblicazione dell’elenco dei supposti collaboratori dell’Udba sia il tentativo disperato dell’estrema destra in Croazia di destabilizzare la situazione politica nel Paese.

Ma il problema rimane e la Croazia ancora a lungo sarà appesantita dal passato di una parte dei politici e delle persone della vita pubblica. Siccome la lustrazione non è stata fatta quando era il momento di farla, dopo la caduta del comunismo e l’introduzione del sistema pluripartitico, ci sono sempre meno possibilità che venga fatta in futuro. Da allora sono già trascorsi 16 anni: molti documenti sono stati distrutti, molti dossier sono stati coretti e la maggior parte di quelli che avrebbero potuto testimoniare non sono più in vita.

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