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Euroentusiasmo addio

I macedoni, allo specchio di un sondaggio Eurobarometro, si scoprono meno fiduciosi nell’Unione europea. Un calo del 6% in 12 mesi, che nel Paese ha creato sconcerto. Si discute sulla fine della grande illusione. Ma per alcuni è un bagno di realismo inevitabile. E forse benefico

20/09/2010, Risto Karajkov -

Euroentusiasmo-addio

Hanno fatto rumore in Macedonia gli ultimi dati di un recente sondaggio di Eurobarometro, resi noti dai media nazionali. Secondo l’indicatore comunitario, il sostegno al percorso di integrazione europea del Paese è sceso del 6% nell’ultimo anno. Ben il 60% – quasi 2 macedoni su tre – è favorevole all’adesione Ue, una quota più alta rispetto alla media registrata nell’Unione. Ma il calo in soli 12 mesi ha fatto sì che la notizia venisse resa nota in Macedonia come preoccupante, con un corredo di reazioni politiche da parte dell’opposizione.

Un macedone su 4 non ha opinioni sulla Ue

Quest’ultima infatti ha attribuito il fenomeno all’euroscetticismo del governo in carica. “Ogni volta che il premier Nikola Gruevski è incapace di risolvere un problema, dà la colpa all’Unione europea, e questo crea un pubblico sempre più euroscettico nel nostro Paese” ha commentato Radmila Sekerinska, membro dell’Alleanza sociademocratica (SDSM) e presidente del Consiglio nazionale dell’integrazione europea. Il vice primo ministro per l’Integrazione europea Vasko Naumovski ha replicato che il governo non è niente affatto euroscettico, e che anzi si è fatto promotore entusiasta verso il futuro a 12 stelle.

In fondo al sondaggio di Eurobarometro c’è infine un 11% che considera l’adesione ai 27 negativa per Skopje: la quota è cresciuta del 2% rispetto al 2009. Un vasto 27% infine non sa rispondere sul tema.

Più attenti alla disoccupazione che all’Europa

La disoccupazione appare la prima preoccupazione dei macedoni, è infatti in cima ai pensieri del 63% del campione interpellato. Mentre solo un 24% si aspetta che le cose andranno meglio l’anno prossimo. Nonostante l’allarme occupazione affligga la maggioranza dei cittadini, nei titoli della stampa nazionale è finito l’euroscetticismo. Ed è un indicatore eloquente di come il tema Europa sia importante in Macedonia.

Il quattrocentesco Ponte di pietra sul fiume Vardar, nel centro di Skopje (Optic Optimacy / Flickr)

Entrare nel club dei 27 nel Paese è considerato una sorta di scorciatoia al benessere. Sebbene pochi abbiano un’idea chiara di come questa prosperità potrebbe arrivare. In più, l’evento è così atteso da essere percepito come il traguardo definitivo, la “fine della storia”, un ovviamente lieto fine al termine di un lungo processo. Ma ahimè non sono pochi i colpi assestati di recente a quest’idea romantica del futuro nazionale, riportando tanti alla cruda realtà dell’integrazione Ue. È possibile dunque che i sismografi di Eurobarometro abbiano registrato semplicemente questo brusco risveglio.

Non ci sarà nessuna "scorciatoia al benessere"

È come se il Paese si fosse reso conto da poco che potrebbe restare in un’eterna sala d’attesa, solo perché il suo vicino meridionale, la Grecia, dice no. Atene è pronta a togliere il suo veto all’avvio dei negoziati Ue di Skopje solo se la Macedonia accetta quello che la maggioranza dei cittadini fatica a immaginare, ossia cambiare il loro nome e la loro identità. E questo ovviamente spinge parecchi a chiedersi se adesso valga la pena.

“A questo punto l’ingresso in Europa sembra davvero lontanissimo e incerto. Personalmente sono molto scoraggiato dai negoziati sul nome con la Grecia” commenta Ana, giovane traduttrice disoccupata, residente a Skopje. Certo spera che la Macedonia possa in qualche modo entrare nella Ue, tuttavia tutelando l’identità nazionale. “Dovremmo essere autorizzati a proteggerla – spiega – al pari delle altre nazioni europee”.

Nella Ue, ma non ad ogni costo

“Capisco i vantaggi dell’adesione Ue, ma non sarei favorevole all’ingresso ad ogni costo – commenta Sreten, responsabile di una ong a Tetovo, che non si aspetta cambiamenti significativi nella sua vita con l’accesso all’Unione – Basti pensare all’esempio di Romania e Bulgaria. La Ue non significa una svolta, né cambiamenti diretti nella vita quotidiana dei cittadini” aggiunge.

“Alcuni dei benefici sarebbero tangibili, come maggiori investimenti o più stabilità politica" indica Melina Grizo, docente alla facoltà di Diritto dell’università di Skopje. Per altri però il pronostico è più azzardato: molte aspettative potrebbero essere frustrate. “Ad esempio sarebbe un esito sorprendente vedere l’adesione Ue influenzare il sistema giudiziario macedone, notoriamente inefficiente. E lo stesso potrebbe dirsi dela legislazione anti-corruzione, andando a toccare gli interessi delle élites nazionali, che di solito non si curano di questi limiti” chiarisce la Grizo.

Giovani per le vie della capitale macedone Skopje (CharlesFred / Flickr)

Slavica è una giovane imprenditrice, responsabile a Skopje di una società di organizzazione eventi. È ottimista sul fatto che l’adesione avrebbe ricadute positive sulle opportunità delle aziende macedoni. “Impareremmo a competere e a misurarci con il grande mercato europeo, a nuove condizioni” evidenzia Slavica, che è convinta che i tempi per l’ingresso in Europa ormai siano brevi, magari entro i prossimi 3-4 anni.

Dal veto greco alla difficile cura dei mali nazionali

Queste speranze inevitabilmente si scontrano col muro della realtà politica nazionale. “La Macedonia non potrà dare il via ai negoziati prima del cambio del nome” ricorda la professoressa Grizo. Ma ritiene improbabile che possa avvenire durante questa legislatura, con questo governo in carica, che dovrebbe rimandare ulteriormente il possibile inizio dei negoziati. E comunque, una volta avviati, richiederanno a suo avviso diversi anni. Poco ottimista anche Sreten: “sarà un successo se entreremo per il 2018” commenta.

Non molto tempo fa, l’ambasciatore Ue a Skopje, Erwan Fouéré, aveva dichiarato durante un convegno che la Macedonia nel processo di adesione procedeva un passo avanti e due indietro. La metafora del gambero, dunque, per descrivere gli scarsi progressi in materia di riforme. Molti macedoni non sarebbe d’accordo neppure sul passo in avanti. Anche il sogno Ue, come tutti i sogni, sembra a portata di mano. Ma quando si prova ad afferrarlo, si scopre quanto è distante, al punto che non si è più sicuri neppure che sia reale.

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