Con o senza lo ”Yashmak”?
E’ un velo tradizionale delle donne delle comunità musulmane dei monti Rodopi, Bulgaria. Ora in una scuola locale di economia ne vietano l’uso. Un reportage della nostra corrispondente
L’Associazione per lo Sviluppo e la Cultura Islamici, una Ong con sede a Smolyan, nella regione dei monti Rodopi, nel mese di maggio ha presentato una protesta ufficiale alla Commissione per la lotta alla Discriminazione, nella quale sosteneva che all’interno della scuola superiore di economia "Karl Marx" sono state introdotte uniformi obbligatorie per gli studenti volte "ad eliminare la possibilità che gli studenti mussulmani possano indossare gli indumenti prescritti dal Corano". L’Ong inoltre ha fatto richiesta che le donne mussulmane possano avere foto in cui indossano lo "yashmak" (veli tradizionali che coprono la testa e incorniciano il volto) nei propri documenti d’identità. Si tratta della prima protesta di questo tipo da parte della comunità mussulmana in Bulgaria. I media hanno largamente commentato il caso di due studentesse di Smolyan, Mihaila Vasileva e Fatme Kehaiova, che hanno seguito lezioni dell’Associazione per lo Sviluppo e la Cultura Islamici, e che vogliono continuare a indossare lo "yashmak" a scuola.
I regolamenti e lo "yashmak"
La Commissione per la lotta alla Discriminazione darà il suo giudizio sul caso entro il 30 luglio. Nel frattempo però i commenti sono numerosi ed eterogenei. "L’educazione in Bulgaria è laica", ha detto Daniel Velchev, ministro dell’Educazione. L’uniforme è unica per tutti gli studenti, e se motivi di ordine religioso non ne permettono l’uso, i ragazzi dovrebbero essere orientati verso scuole religiose. "In Bulgaria ci sono tre scuole islamiche, e chiunque voglia accedervi può farlo liberamente", ha aggunto il ministro. "La scuola è l’istituzione dove i bambini si trovano per la prima volta di fronte alle regole. Se un adulto vuole lavorare in una ditta, deve adeguarsi alle sue regole, effettuare una scelta personale", è il commento fatto da Zora Gencheva, esperta della stessa Commissione. "L’uniforme obbligatoria è stata introdotta da più di due anni. Il nostro unico obiettivo è che i ragazzi rispettino i regolamenti interni dell’istituto" ha affermato Maria Tomova, direttrice del "Karl Marx".
La protesta degli "yashmak" al momento è limitata a questo singolo caso. "Non abbiamo altre lamentele, e i nostri bambini vanno a scuola con abbigliamento laico", ha detto Nadia Djundjulova, capo dell’Ispettorato scolastico di Kardjali, nei Rodopi orientali.
"Nessuno ha espresso la volontà di portare lo "yashmak", e devo dire che anche l’interesse verso l’ora facoltativa di religione è piuttosto basso" ha detto Veselina Stancheva, isprettrice di Razgrad, città al centro di una zona a maggioranza turca.
"Credo di essere ad un grado più alto di cosapevolezza religiosa", ha detto Fatme al settimanale 168 Chassa. "Vogliamo che la gente capisca che l’Islam non significa schiavitù per la donna. Vogliamo avere un’educazione sia laica che religiosa. Noi rispettiamo i dettami della nostra religione, secondo cui la donna deve vestire in una certa maniera". "Mia madre e mia nonna non hanno mai indossato lo "yashmak", ha dichiarato Mihaila ad Osservatorio. Tre anni fa, quando ha iniziato a portare il velo, la famiglia le aveva consigliato di non farlo, per non avere problemi, ma adesso sostiene la sua scelta. "Io rispetto le regole della scuola, porto l’uniforme, ma voglio indossare anche il mio "yashmak".
Re-islamizzazione?
"La richiesta di documenti di identità con il velo è alla base delle vicende del "Karl Marx", la cui direttrice non accetta il modo di vestire delle due ragazze. Ci sono altre studentesse di Smolyan, per esempio nel liceo linguistico inglese, che possono indossare lo "yashmak" senza nessun problema", ha dichiarato Arif Abdullah presidente dell’ Associazione per lo Sviluppo e la Cultura Islamici. Secondo Abdullad i regolamenti del "Karl Marx" sono in contraddizione con la costituzione bulgara, che garantisce la libertà religiosa.
Nei commenti sorti sul caso si possono leggere posizioni diversificate all’interno della società bulgara. Alcuni sono spaventati dalla possibile re-islamizzazione della zona dei Rodopi, attraverso la pressione di Ong e fondazioni finanziate da gruppi integralisti dell’Arabia Saudita. Secondo fonti anonime, le famiglie povere di Pomacchi nei villaggi remoti dei Rodopi riceverebbero 800 leva (400 euro) per far indossare il velo alle proprie donne. Si tratta di una somma enorme per una regione disastrata dalla disoccupazione.
La questione di chi finanzia le Ong mussulmane di Smolyan non è molto chiara. Il budget dell’Associazione per lo Sviluppo e la Cultura Islamici, secondo i dati forniti dal suo presidente, è di 3000 leva al mese. Questa somma serve a finanziare le cinque sedi che l’Ong ha in Bulgaria. La sola stampa di "Musulmansko bratstvo" (Fratellanza Mussulamana) costa però 750 euro. Abdullah ha spiegato ad Osservatorio che la rivista ha un budget separato. "Abbiamo iniziato tra la nostra gente un processo di educazione e spiegazione della religione islamica. L’alternativa è il possibile ingresso nel paese di una concezione straniera, fondamentalista dell’Islam."
Un Islam dalle tinte vivaci
L’Islam in Bulgaria è un Islam dalle tinte colorate, vivaci. E’ moderato ed eterogeneo, le sue tradizioni sono mescolate a quelle pagane ed ortodosse. L’islam intransigente non ha mai messo radici tra le comunità che vivono in Bulgaria. Gli uomini non portano barbe lunghe, molti bevono alcolici e mangiano carne di maiale. Mussulmani e cristiani in molte delle zone dove vivono fianco a fianco festeggiano insieme la Pasqua, il Ramadam e il Natale. Anche gli "yashmak" dei mussulmani bulgari sono colorati. Le donne pomacche dei villaggi dei Rodopi, come Ribnovo e Breznica, portano veli con motivi floreali che sottolineano la propria identità religiosa. Nella comunità turca l’uso del velo è limitato solo alle donne anziane, nei villaggi più remoti delle montagne. Le ragazze mussulmane, anche a Smolyan, sono vestite in modo moderno. E’ per questo che sembra in qualche modo strano che due ragazze come Fatme e Mihaila vogliano portare lo "yashmak", oltretutto in una versione molto più severa di quella tradizionale, grigia o blu. "C’è un evoluzione nella moda anche per quanto riguarda gli "yashmak". Questa è la versione moderna di antiche tradizioni", ha detto a Osservatorio Arif Abdullah. Quanto succede a Smolyan è un segno di rivitalizzazione dell’Islam locale. C’è però un antico modello di coabitazione nella zona dei Rodopi, affinato durante i secoli. Gli abitanti di questa regione sono in grado di risolvere non solo la questione degli "yashmak", ma di torvare un più ampio modello di tolleranza.
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