Tipologia: Intervista

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Area: Italia

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Cercavamo la pace: la poesia di Michele

Un incontro per capire meglio la guerra nei Balcani, nel 1993. E poi una poesia. Un materiale raccolto grazie al crowdsourcing del progetto Cercavamo la Pace

28/05/2014, Associazione per la Pace Padova - Padova

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Nell’aprile del 1993 il movimento di solidarietà con le vittime della guerra in Jugoslavia aveva organizzato a Padova un incontro-dibattito con lo scrittore jugoslavo Predrag Matvejević. Fu un incontro molto intenso, molto partecipato soprattutto per le capacità comunicative dello scrittore e per il suo immenso bagaglio culturale.

Michele di Martino era stato molto attivo nei movimenti degli anni 70. Negli anni 80 ha contribuito ad organizzare le mobilitazioni contro l’installazione degli euromissili a Comiso e in Europa all’interno del Comitato Popolare Veneto per la Pace. Alla fine dell’87 fu tra i fondatori dell’Associazione per la Pace.

E’ stato fra i principali animatori delle mobilitazioni padovane contro la prima guerra del Golfo e del movimento di solidarietà con le vittime delle guerre nella ex Jugoslavia. Ha promosso la campagna di adozione a distanza di strutture per bambini orfani e profughi “Pobrini se za nas – Prenditi cura di noi” a Novi Sad e Vetternik in Vojvodina, a Kulina ed a Umka in Serbia.

Sua l’iniziativa di raccogliere e tradurre le voci dei giovani jugoslavi che si erano rifiutati di partecipare alla guerra fratricida nel volume “I disertori”.

Ha partecipato al progetto, in collaborazione con la Cgil padovana e regionale, di sostegno alle famiglie degli operai licenziati per motivi politici e sindacali in Serbia. Negli ultimi giorni della sua vita ha promosso una iniziativa di base di cittadini e cittadine contro la secessione e contro le idee razziste e xenofobe della Lega Nord.

Michele è morto improvvisamente, per infarto, l’11 agosto 1997.

Dopo la serata con Predrag Matvejević Michele ha scritto una poesia che dimostra la sua grande sensibilità, il suo grande amore per i popoli jugoslavi, il suo grande cuore che forse non è riuscito a sostenere il dolore per ciò che stava avvenendo oltre l’Adriatico. Noi dell’Associazione per la Pace di Padova affidiamo questo suo scritto al progetto “Cercavamo la Pace” perché ci sembra il modo migliore per ricordare questo nostro amico e compagno.

 

 

Di che ha parlato Predrag Matvejević?

Fatico a far ordine nei pensieri,

il suo discorrere mi ha ubriacato.

La tragedia narrata senza enfasi,

velim cum pietate et misericordia,

è scesa silenziosa dentro di me….

 

Mostarska, Bosanska, Jugoslovenka,

l’identità, mediterranea, europea,

di questo uomo antico parla e racconta,

curvo ma vivace, umile e sereno,

senz’odio e senza età, rimpiange e sogna,

pacato e convinto, ragiona, spera.

 

Sapientia virtusque umanitatis!

Vola dalle steppe fino al deserto:

sento sulla pelle dieci secoli,

penetrano nel cervello cicalanti,

accarezzano caldi, dolci, ridono,

pregano, cantano, soffrono, amano.

 

Sono tremante come in fronte a Socrate.

Spaghetti con vongole e vino rosso.

Alterna commozione ed ilarità;

colloquia, freme dentro e fuori, chiede….

Molte volte leva il bicchiere e, grato,

brinda per noi. (domine, non sum dignus!)

 

Cultura europea, cultura del dubbio.

Scienziati, letterati, filosofi,

studiosi di ogni scibile, dell’UOMO;

curiosi e liberi nella ricerca,

e pensano diversamente contro,

dissentono. Non dalla sofferenza.

 

Questo è il latte che ho bevuto.

Manna a popolo errante nel deserto.

Quando questa razza nata da Caino

sembra colpirti a morte, indichi la via

e brillano le scintille divine

di donne e uomini che abitano città.

 

“Dall’Oriente all’Occidente ogni punto

è frattura”. Ogni punto è incontro,

connessione per sempre. Pathos, Eros.

Acqua che scorre. Ricchezza di fango

pietra cemento immateriale eterna

che come limo piange e rigenera.

 

Mi sono svegliato dopo il presente

sulla riva del mare a Santorino,

testimone della nuova tragedia.

Atlantide, paradiso, scompare.

Vivo tutto il dolore (horror, pietas),

tutta la speranza. Omnia munda mundis.

 

“Carissimo”, mi culla la tua voce

l’accento straniero nella mia lingua.

Alto e basso, alto e basso, sognante

come risacca del Mediterraneo:

venti freddi del Nord, su onde di sole,

di luna e calda sabbia del deserto.

 

L’onda frangendo la riva produce

quel suono che ognuno ripete e cambia.

Mi cullava bambino nelle notti:

la risacca racconta mille storie,

sconosciute, semi di vita, canti…..

Mi congiungo con la brezza del mare.

 

Michele di Martino

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