Carissima politica
In autunno la Bosnia va al voto. E i costi sono per lo più sulle spalle dei cittadini. Ogni anno pagano circa 10 milioni di euro per i partiti politici e le campagne elettorali. Esclusi stipendi e compensi degli eletti. Senza nessuna trasparenza e con continue violazioni di legge
Il prossimo autunno 2010, alle elezioni generali in Bosnia Erzegovina, ben 47 partiti politici si contenderanno il favore degli elettori. La campagna elettorale è appena partita ed è aperta la sfida a tutto campo per entrare nelle assemblee dei 10 cantoni nella Federazione bosniaca, nel Parlamento della Federazione, all’Assemblea nazionale della Republika Srpska, oltre che per aggiudicarsi le cariche di presidente e vicepresidente della Republika Srpska e della Bosnia Erzegovina.
Affissione massiccia, campagna radio e tv a spese pubbliche
Come al solito, tutte le grandi città del Paese verranno tappezzate di manifesti con il volto di politici più o meno noti che promettono ai cittadini un futuro migliore in Europa.
Ciò che non tutti i bosniaci sanno è che sono loro a pagare in gran parte l’affissione elettorale, oltre alle pubblicità radio e TV in cui i politici promuovono se stessi e i loro programmi.
Secondo il rapporto della Commissione elettorale centrale della Bosnia Erzegovina, nel 2009 (anno non elettorale) i partiti politici hanno ottenuto oltre 19 milioni di marchi convertibili (Km, la moneta bosniaca, pari a quasi 10 milioni di euro, ndr) dal bilancio statale, a tutti i livelli istituzionali.
Nessun controllo su spese e abusi
Adis Arapović, membro della ong "Centri civilnih inicijativa BiH" (Centro iniziativa civile in Bosnia Erzegovina), ha spiegato ad Osservatorio Balcani e Caucaso che inizialmente le norme sui fondi pubblici ai partiti miravano ad impedire che potenti lobbies e singoli forti finanziatori influenzassero le scelte politiche. Ma questa funzione preventiva è fallita.
Secondo il rapporto della Commissione
elettorale centrale,
nemmeno i partiti di opposizione
sono un esempio di legalità
“La spesa pubblica è sproporzionata rispetto all’efficienza dei politici eletti e il finanziamento dei partiti è parte del problema, non della soluzione – chiarisce Arapović – I cittadini considerano tuttora i partiti come le istituzioni più corrotte nel Paese.
Finché la situazione rimane questa, le formazioni politiche non dovrebbero essere finanziate dal bilancio statale. Infatti per che cosa sono stati spesi quei 19 milioni di marchi convertibili (quasi 10 milioni di euro)? E a chi viene presentato il rapporto, perché verifichi com’è stato speso il denaro pubblico?”.
I conti in tasca alle forze politiche
Sulla scorta del rapporto della Commissione elettorale centrale della Bosnia Erzegovina, Osservatorio ha indagato sui costi dei partiti politici che ogni anno gravano sui cittadini bosniaci, dalle spese di campagna elettorale fino alle violazioni finora registrate della Legge sul finanziamento ai partiti.
E per questo siamo partiti dalle tre maggiori forze politiche della Bosnia Erzegovina: il Partito di azione democratica (SDA) con maggioranza di voti da parte bosgnacca (bosniaco musulmana, ndr), l’Alleanza dei socialdemocratici indipendenti-Milorad Dodik (SNSD) con maggioranza di voti da parte serba e l’Unione democratica croata (HDZ) con maggioranza di voti da parte croata.
Abbiamo incluso anche alcuni tra i principali partiti dell’opposizione, come il Partito socialdemocratico della Bosnia Erzegovina, l’Unione democratica croata 1990 e il Partito democratico serbo. Ecco i poco lusinghieri risultati.
Contributi non dichiarati per il Partito d’azione democratica (SDA)
Il Partito di azione democratica è nella scena politica bosniaca da 20 anni e conta sulla maggioranza di voti bosgnacchi. Secondo i rapporti contabili, l’SDA dispone del budget più alto rispetto agli altri partiti politici in Bosnia. Nel rapporto 2008, oltre 5,3 milioni di KM (2,70 milioni di euro) di cui oltre 4,5 provenienti dalle casse dello Stato.
Per le comunali 2008, l’SDA ha speso circa 1 milione di KM (510.000 euro), con ripetute violazioni registrate dalla Commissione elettorale centrale.
In particolare, non ha rispettato il divieto di possedere aziende non legate all’editoria e alla cultura. Ha disatteso le norme sulla sicurezza dei conti per i beni acquistati e i servizi. E – terzo – non ha dichiarato contributi per oltre 100 KM. Infine non ha presentato il bilancio con le passività del partito.
Bilanci ritoccati per Alleanza dei socialdemocratici indipendenti-Milorad Dodik (SNSD)
Formazione nata nel 1996, a lungo nella Republika Srpska ha rappresentato l’opposizione al Partito democratico serbo al governo. A partire dalle elezioni del 2006, rappresenta la maggioranza al governo nell’entità serba, con posizioni anche più radicali dei partiti nazionalisti.
Nel 2008 il budget del partito era di circa 3,5 milioni di marchi convertibili (1,80 milioni di euro), di cui 3 provenienti dal bilancio statale. Per la campagna elettorale, l’SNSD ha investito circa 1,5 milioni di KM violando il tetto previsto dalla legge sul finanziamento ai partiti per mezzo milione di marchi convertibili.
Norme infrante anche per contributi indebiti, bilanci manipolati e gestione delle entrate-uscite ritoccata.
Finanziamento da fonti illegali per l’Unione democratica croata (HDZ)
Nato nel 1990, anche questo partito è uno dei più vecchi dello scenario politico bosniaco. Nel 2008 il suo budget era di 2,5 milioni di marchi convertibili (1,3 milioni di euro) di cui 1,7 provenienti dal bilancio statale. Per la campagna elettorale di quell’anno, l’HDZ spese mezzo milione di marchi (circa 255.000 euro).
L’HDZ, come la gran parte delle forze politiche, ha violato la Legge sul finanziamento ai partiti in molte delle sue voci. Nel 2008 non ha rispettato la norma sulla proprietà di società non legate esclusivamente ad attività culturali o editoriali, quella sul finanziamento da fonti illegali, oltre alla manipolazione dei libri contabili.
La passione immobiliare del Partito socialdemocratico della Bosnia Erzegovina (SDP)
Secondo i rapporti della Commissione elettorale centrale, nemmeno i partiti di opposizione sono un esempio di legalità. L’SDP, nato nel 1999, ha un budget annuale di 4,2 milioni di marchi convertibili (2,15 milioni di euro), di cui circa 3 di provenienza pubblica. Il partito ha raccolto i maggiori profitti per 1,2 milioni di marchi al di fuori dei fondi del bilancio: oltre mezzo milione (255 mila euro) dalle sue proprietà immobiliari, e circa 200 mila marchi (102 mila euro) dalle quote sociali.
Dal rapporto contabile si evince che il partito dà in affitto un immobile per il quale non sono chiare le relazioni di diritto patrimoniale: su gran parte delle strutture lo Stato è registrato come titolare e l’SDP, in quanto successore dell’allora partito comunista, ha diritto all’uso e in alcuni casi alla disposizione della proprietà.
Per la campagna elettorale, l’SDP ha speso circa 900 mila marchi convertibili (460 mila euro). Ma spesso ha violato la legge affittando locali che non sono di sua proprietà. Oltre che per fondi provenienti da fonti illegali e per la presentazione incompleta delle spese per la campagna elettorale.
Falso in bilancio per il Partito democratico serbo (SDS)
E’ forza d’opposizione presente per lo più nella Republika Srpska, ed è comparso sulla scena politica bosniaca dalle prime elezioni democratiche del 1990. Nel 2008 il budget del partito ammontava a 2,1 milioni di marchi convertibili (1 milione di euro) di cui 1,7 milioni provenienti dal bilancio dello Stato.
I partiti politici in Bosnia Erzegovina
non sono ancora pronti
a mostrare ai cittadini
i conti delle loro attività
Transparency International Bosnia, giugno 2010
Per la campagna elettorale sono stati spesi circa 600 mila marchi (307 mila euro).
Ma è risultato aver violato la legge sul finanziamento ai partiti in più punti: dalla consegna di immobili di cui il partito non è proprietario, all’uso di denaro proveniente da fonti illecite, fino al falso in bilancio.
Fondi di provenienza impropria per l’Unione democratica croata 1990 (HDZ 1990)
Partito croato all’opposizione fondato nel 2006. Nel 2008 il suo budget ammontava a circa 750 mila marchi (383 mila euro), di cui oltre mezzo milione (255 mila euro) proveniente dal bilancio statale.
Per la campagna elettorale alle comunali 2008, il partito ha speso circa 288 mila marchi convertibili (147 mila euro). Nemmeno questo partito ha osservato la Legge sul finanziamento e ha ricevuto fondi vietati.
"Manca la trasparenza nei bilanci di maggioranza e opposizione"
A giugno 2010 Transparency International in Bosnia Erzegovina (TI BiH) ha dedicato un’indagine al grado di trasparenza dei partiti politici nazionali. Per questo ha presentato richiesta di accesso ai bilanci dei 10 principali partiti, ma solo 3 hanno risposto in prima battuta.
TI BiH, nella sua indagine, ha coinvolto anche i cittadini, gli studenti e i giornalisti. Circa 30 persone hanno presentato individualmente richiesta per l’accesso alle informazioni di bilancio. E in questo caso, nemmeno uno dei quattro maggiori partiti bosniaci ha risposto alla richiesta benché, secondo la Legge sulla libertà di accesso alle informazioni, siano obbligati a farlo.
“Ciò indica che i partiti politici in Bosnia Erzegovina non sono ancora pronti a mostrare ai cittadini i conti delle loro attività – ha commentato TI BiH – sebbene siano responsabili non solo verso i propri elettori, ma anche verso tutti i cittadini, visto che il grosso delle loro entrate proviene dal bilancio dello Stato”.
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