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Bulgaria: Petrolgate

Saddam avrebbe scambiato appoggio e benevolenza politiche a favore del proprio regime in cambio di milioni di barili di greggio. Sott’accusa il Partito socialista bulgaro dopo un articolo pubblicato su un quotidiano iracheno.

16/02/2004, Redazione -

Bulgaria-Petrolgate

 

Da Sofia scrive Tanya Mangalakova

Il Partito socialista bulgaro (BSP) è stato finanziato dal Partito Bath iracheno con 12 milioni di barili di greggio per un controvalore di 250 milioni di dollari. Sarebbe avvenuto, secondo il quotidiano iracheno "Al-Mada", nel 1998. A godere delle attenzioni del regime iracheno anche l’azienda "IraqBulOil" che ha ricevuto ‘in dote’ 2 milioni di barili.

Secondo la stampa bulgara il BSP avrebbe tratto vantaggi dall’embrago ONU all’Iraq e dal programma "Oil for Food". Assieme al partito bulgaro vi sarebbe stata una lista di persone ed organizzazioni, in tutto 200, che Saddam avrebbe foraggiato in cambio di sostegno politico.
Lo scandalo arriva inaspettato e coinvolge in particolare l’attuale Presidente bulgaro Georgi Parvanov, leader del Partito socialista nel periodo incriminato.
Il Parlamento bulgaro per fare chiarezza su quello che oramai è conosciuto come ‘Petrolgate’ ha creato una commissione parlamentare d’inchiesta.
Nell’occhio del ciclone in particolare un attuale membro della dirigenza del partito socialista, Zahari Zakhariev. Sarebbe stato l’intestatario della donazione di Saddam Hussein. Zakhariev si sarebbe recato anche a Baghdad, nell’aprile del 1998, per festeggiare il compleanno del rais. "Zakhariev ha condotto affari con l’Iraq ma non certo nel ruolo di membro del Partito socialista", si è affrettato a dichiarare Sergey Stanichev, attuale segretario del partito. Quest’ultimo ha poi ricordato che già nel luglio del 2002 il Partito socialista aveva inviato una lettera all’ambasciata irachena a Sofia nella quale si specificava che le attività di Zakhariev non erano in alcun modo legate a quelle del partito.
La conferma del dono di Saddam arriverebbe anche da alcune dichiarazioni di Mohamed Amin, ambasciatore iracheno in Bulgaria dal 1994 al 1999. "Il dono era stato dato in cambio di politiche di lobbying a favore del regime di Saddam", ha chiarito quest’ultimo. Smentita immediata è arrivata da Zakhariev: "Sono solo fantasie. E’ vero, mi sono recato più volte in Iraq ma solo nella convinzione del diritto alla sovranità di quel Paese, non mi sono mai battuto per la causa di Saddam".
Zakhariev ha dichiarato di essere stato consulente per la "Machinoexoprt" azienda bulgara con licenza ONU per acquistare greggio dall’Iraq. Il suo passato non è però così limpido. In passato ha fatto aprte del consiglio d’amministrazione della banca Slavyany, finita in bancarotta nel 1997 a seguito della concessione di crediti per dieci milioni di dollari poi divenuti inesigibili. E’ inoltre ben conosciuto per le sue posizioni nazionaliste. E’ stato su un suo invito che Mira Markovic, consorte di Milosevic, ha visitato la Bulgaria durante gli anni nei quali la Federazione jugoslava era sotto embargo internazionale.
Sono 8 le aziende bulgare che commerciavano sotto embargo con l’Iraq, tutte con una licenza rilasciata dalle Nazioni Unite. Tra queste anche la "Machinoexport". "Tutte raggiunsero il livello maggiore di attività con il Paese medio-orientale sotto il governo guidato da Ivan Kostov, tra il 1999 ed il 2000" ha ricordato Stanishev, tirando in ballo nello scandalo del greggio anche l’UDF, attuale opposizione di destra al governo guidato da Simeone di Sassonia Coburgo Ghota.
"In quel periodo Alexander Bozhkov, vice Premier targato UDF, guidava la commissione mista bulgaro-irachena ed una delle compagnie implicate nello scandalo, la "IraqBulOil" ha ottenuto la licenza ONU proprio quando Nadezhda Mihailova, attuale leader dell’UDF, era Ministro degli esteri" ha ricordato Stanichev.
Peter Mandjoukov, proprietario della "Machinoexport" ha affermato che non è solito dare mance ai politici. "Non una sola moneta è arrivata nelle casse del Partito socialista bulgaro. I nostri rapporti con l’Iraq erano limpidi, fatti alla luce del sole e le stesse Nazioni Unite riconobbero che vi era vantaggio reciproco".
Mandjoukov è considerato un "aristocratico rosso". La maggior parte dei suoi affari li ha condotti con gli Stati sorti dalle ceneri dell’URSS. Nonostante abbia affermato la sua distanza rispetto al Partito socialista bulgaro è in realtà l’editore di Douma, il quotidiano di sinistra vicino alle posizioni del BPS.
Sulla questione è sceso in campo anche il Presidente bulgaro Parvanov. "Ho strappato tutte le proposte che arrivavano da Saddam", ha dichiarato l’ex segretario del Partito socialista ammettendo che effettivamente la proposta di finanziamenti in greggio in cambio di appoggio politico al suo regime erano arrivate dal dittatore iracheno.
C’è chi ritiene invece che la lista di organizzazioni e persone sostenute dal rais sia una montatura della CIA. Lo afferma il quotidiano di sinistra "Zemya" secondo i cui giornalisti non sarebbe un caso che in quest’ultima non appare alcuna istituzione o gruppo statunitense o canadese. "L’obiettivo è quello di colpire stati, gruppi, persone che si sono dichiarati contro l’aggressione americana". Il quotidiano poi aggiunge che vi sarebbero anche obiettivi limitati ai Balcani. "E’ ridicolo affermare che il partito di Vojslav Kostunica sarebbe stato supportato da Saddam Hussein. E’ noto a tutti che quest’ultimo era un buon amico di Slobodan Milosevic".
Lo scandalo si è poi allargato sino a coinvolgere alcune banche bulgare accusate di aver "ripulito" petroldollari provenienti dall’Iraq. La Banca Credito Agricolo e la Banca Cooperativa avrebbero – secondo quanto riporta il quotidiano Standard rifacendosi a quanto affermato da Gordon Thomas giornalista britannico, esperto di questioni di intelligence – riciclato circa 40 milioni di dollari. Le due banche, secondo le parole di Thomas, facevano parte della rete intessuta dal finanziere Robert Maxwell.

Entrarono in operazioni di riciclaggio gestite da Maxwell per conto del rais. "Erano luoghi dove i capitali transitavano temporaneamente, magari restandovi solo qualche ora", chiarisce Thomas "dalla Bulgaria i capitali venivano direzionati verso la Svizzera e da lì verso paradisi fiscali quali Gibilterra o le Isole Caiman.
L’8 febbraio scorso la rete televisiva nazionale bulgara ha intervistato Thomas che ha in parte rettificato. Solo una parte dei 40 milioni di dollari riciclati dalla rete di Maxwell sarebbero passati attraverso le due banche bulgare. Smentite arrivano però da Yanko Yankov, ex Presidente della Banca Credito Agricolo. "Non abbiamo mai riciclato capitali di Saddam" ha affermato "dopo il 1990 sarebbe stato impossibile perché la Bulgaria era sottoposta a forti controlli internazionali a causa di una moratoria sul debito estero. Maxwell era solo uno tra glia zionisti di minoranza e non aveva alcuna influenza sul consiglio di amministrazione".

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