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Bulgaria: il clan maledetto degli Zrunkovs

Vagano oramai da settimane nell’intera Bulgaria e dovunque si fermino la popolazione locale insorge. L’esodo di questo clan di rom accusati di furti, usura e violenze; un caso emblematico della mancata integrazione dei rom nella Bulgaria di oggi.

24/07/2002, Redazione -

Alla fine di giugno la famiglia rom degli Zrunkovs ha abbandonato il quartiere "Nov pat" della città di Vidin, nel nord-ovest della Bulgaria. E’ stata costretta in seguito allo scoppio di una violenta faida tra clan che ha visto coinvolti molti suoi membri e che ha lasciato due morti sul terreno.
Il primo era stato il diciannovenne Tsvetelin Petrov ucciso in un vero e proprio linciaggio dopo essere stato scoperto a rubare in un supermercato. Il ragazzo era sparito il 16 giugno scorso ed il suo corpo era stato ritrovato solo qualche giorno dopo. Una settimana più tardi è stato ucciso anche il suo presunto omicida, un uomo di 41 anni, proprietario del supermercato.
E la situazione in questo quartiere-baraccopoli popolato da più di 15.000 rom è degenerata con la polizia che è intervenuta colpevolmente in ritardo per sedare la situazione.
Da allora i 63 membri della famiglia Zrunkovs hanno dovuto abbandonare Vidin ed hanno iniziato a vagare per la Bulgaria fermandosi in vari posti ma costretti immediatamente a spostarsi per evitare le accese proteste dei residenti.
I fatti di Vidin erano già stati attentamente seguiti dalla stampa nazionale ma l’attenzione pubblica si è ancora di più concentrata su questo clan di rom al loro arrivo nel quartiere di Chelopechene, nella periferia di Sofia, dove la popolazione locale si è subito organizzata per cacciarli.
E l’8 luglio scorso gli Zrunkovs hanno dovuto abbandonare anche le baracche di Chelopechene. Dopo lunghe ore di negoziazione con le autorità locali se ne sono andati stipati in quattro furgoncini ed un autobus.
Solo per quattro di loro il ritorno a Vidin: devono infatti sostenervi un processo con l’accusa di omicidio.
I restanti membri del clan verranno invece divisi: due gruppi famigliari verranno trasferiti nella municipalità di Tervel e gli altri si divideranno tra i villaggi di Tsar Assen, Bezmer, e Batak. Lo hanno reso noto le autorità bulgare. Sempre secondo queste ultime le misure di sicurezza adottate per trasportare il clan degli Zrunkovs è costato al Governo più di 30000 leva (1,95 leva=1 euro).

Un passo indietro: quale è stata la situazione a Chelopechene?

Per controllare il clan degli Zrunkovs la polizia aveva circondato l’intera area con il filo spinato. L’assistenza sociale garantiva il cibo e le comunicazioni con i rom erano ridotte al minimo. A partire dai contatti con i giornalisti, vietati dalla polizia anche se quest’ultima non era in possesso di nessun documento specifico che attestasse questo divieto.
Nel quartiere di Chelopechene risiedono 1500 abitanti. Questi ultimi, il 3 luglio 2002, all’arrivo dei rom, sono riusciti a raccogliere in poche ore 800 firme in calce ad una dichiarazione di protesta che ne richiedeva l’immediato allontanamento. Hanno poi bloccato il traffico sulla strada principale che attraversa il quartiere. "Dichiariamo che se i rom non vengono spostati entro l’8 luglio prossimo inizieremo azioni di protesta e di disobbedienza civile" si sanciva nel vero e proprio ultimatum consegnato alle autorità bulgare.
Un comunicato che lasciava poco spazio alla mediazione. E, sondando le opinioni degli abitanti del quartiere, l’eventuale coabitazione sembrava una vera e propria "mission impossible".
Hristo, muratore, abitante del quartiere di Chelopechene, seduto all’interno del "Cherniat kos pub". Gli chiediamo come mai ci si rifiuti di vivere insieme con i rom di Vidin: "Non sono contro i rom, sono anche loro esseri viventi, hanno anche loro bambini. Non siamo razzisti ma noi siamo bulgari e dobbiamo difendere la nostra gente. Ho vissuto con alcuni rom ed erano gente onesta ma questo clan, gli Zrunkovs, sono dei veri e propri assassini ed abbiamo paura inizino a derubarci".
Dancho siede al suo fianco, porta una catenella al collo con una grande croce ortodossa ed è ancor meno conciliante dell’amico: "Non sopporto i rom. Sono dei degenerati e l’unica soluzione sarebbe cancellarli dalla faccia della terra" blatera aggressivo. E certo Irina, proprietaria di un bar del centro, non è meno dura "perché devono girare tutto il Paese queste scimmie?" afferma "non ho nulla contro i rom ma le leggi devono valere anche per loro. Noi bulgari siamo sempre svantaggiati se ci paragoniamo a loro perché siamo gli unici a pagare le tasse. Chi commette crimini deve essere punito!".
Se si chiede agli abitanti di Chellopechene cosa temano esattamente la maggior parte degli intervistati risponde di aver paura dei furti. Ma pochi residenti del quartiere ammettono di aver già avuto contatti con i rom. A Chellopechene vi è qualche rom ma vivono nel quartiere vicino di Botunets. "Perché accettare qui i rom? Perché vengano a rubare e poi le autorità non facciano nulla per impedirlo e punirli?" è l’urlo della gente.
Molti sono pronti a dare una propria soluzione al problema. Un anziano afferma che "i bulgari devono vivere in quartieri bulgari ed i rom in quartieri rom" mentre Rangel, pastore, afferma che "Todos Zhivkol (ex-leader comunista) avrebbe saputo cosa fare: metterli in prigione e farli lavorare".
E’ questo il clima ostile che si respira a Chelopechene che è purtroppo in questo caso specchio dell’intera Bulgaria.

Due passi indietro: le proteste a Vidin

Gli abitanti del quartiere rom "Nov pat" a Vidin hanno più volte in passato protestato presso la polizia e le autorità locali nei confronti di questo clan. Contro di loro si è espressa anche l’ong "Amala" che difende i diritti dei rom.
In una recente petizione sottoscritta da più di 1000 residenti rom del quartiere gli Zrunkovs venivano accusati di usura, tortura, racket, violenze carnali. Ed oramai sono molti quelli disposti a testimoniare contro di loro. Tra questi una ragazza di 22 anni, costretta a prostituirsi: "Sono stata violentata sei anni fa da Boyan Russinov (attualmente in galera accusato di un omicidio perpetrato durante gli scontri a Vidin del mese di giugno) che mi ha poi costretta a prostituirmi.
E sembra anche emergere che questo clan avesse forti relazioni con polizia e magistratura. "Controllavano il quartiere e chi controlla questo quartiere controlla la città di Vidin" afferma il quotidiano Standart vedendo in questo il motivo per il quale le autorità locali chiudevano spesso un occhio su ciò che avveniva a "Novi Pat".

Alcune questioni aperte

Pepa Nikolova è uno dei membri del comitato che sta organizzando e promuovendo la protesta a Chellopechene. E’ disoccupata ed ha 30 anni. In questi giorni si è incontrata anche con il gruppo di lavoro istituito dal Governo bulgaro in modo specifico sulla questione degli Zrunkovs.
La Nikolova ritiene che il problema dei rom sia artificiale: "In questi dieci giorni tutta la Bulgaria ha gli occhi su questo clan di rom. Ma a mio avviso questo è un modo della autorità per farci distogliere lo sguardo da un altissimo tasso di disoccupazione, dalla crescita dei prezzi dell’elettricità e del riscaldamento. Mi sembra ridicolo che lo stato non riesca a risolvere il problema di 63 rom che girano per il Paese".
Altra questione dibattuta è quella riguardante il ritardo con il quale la polizia è intervenuta a sedare i disordini di Vidin nel giugno scorso. I responsabili della polizia locale si giustificano affermando di aver avuto paura a far intervenire poliziotti locali a sedare la faida temendone le conseguenze future. In un’intervista al quotidiano "Novinar" dell’8 luglio scorso il presidente del "Human Rights Project", Emil Cohen, ha affermato che la polizia con tutta probabilità non si aspettava che la situazione potesse degenerare e riteneva fosse destinata ad autoconsumarsi. Certo è che anche questo atteggiamento è esemplificativo del livello di integrazione di questa comunità in Bulgaria.
Altra questione aperta è quella sul destino di questo clan. Il loro esodo sembra destinato a proseguire. Parte di loro si sono stabiliti nello stabile di una scuola nel villaggio di Tsar Assen, nella regione di Silistra. Ma i residenti del villaggio hanno già iniziato a scrivere lettere di protesta lamentando il fatto che la scuola viene ancora utilizzata.
Gli abitanti di un altro villaggio, Batak, scoperto dalla televisione che parte degli Zrunkovs si sarebbero stabiliti lì hanno minacciato blocchi stradali e barricate. "Li fermeremo" hanno affermato minacciosi. "Nessuno ci ha contattati ufficialmente" ha dichiarato il sindaco di Batak. Che ha anche aggiunto che l’arrivo degli zingari apporterebbe un grave danno all’immagine della località dove grossi investimenti si stanno facendo per la costruzione di un comprensorio sciistico.
Altri nove membri del clan degli Zrunkovs si sono stabiliti nella città di Lom e già poche ore dopo il loro arrivo si sono notati i primi segnali di malcontento. E molti degli attuali residenti si affermano convinti del riuscire presto a fare ripartire i nuovi arrivati.
La conclusione evidente a tutta questa storia è che se il Governo e le Istituzioni bulgare falliranno nell’individuare ed implementare una strategia nazionale per quanto riguarda i rom non bisogna illudersi che la situazione, già drammatica, possa migliorare. E ci si possono aspettare nuovi scontri e violenze.

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