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Bulgaria, se la radio resta muta

La Bulgaria conferma suoi i problemi strutturali nel campo della libertà di stampa. Questa volta, a far discutere è il tentato allontanamento dalla radio pubblica (BNR) di una giornalista scomoda, cui ha fatto seguito un misterioso e sospetto oscuramento dei ripetitori

18/09/2019, Francesco Martino - Sofia

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La mattina dello scorso 13 settembre, dalle sei alle undici, i ripetitori del canale “Horizont” della radio nazionale bulgara (BNR) sono rimasti inspiegabilmente muti. Un caso senza precedenti, in un paese dove la radio pubblica rappresenta una delle poche istituzioni capaci di mantenere un alto grado di fiducia da parte di ascoltatori e cittadini e che, nelle parole dello stesso presidente della repubblica Rumen Radev “non ha mai interrotto le proprie trasmissioni neanche durante la Seconda guerra mondiale”.

Ma perché i ripetitori sono stati spenti con un preavviso minimo? La direzione della radio si è giustificata parlando di “gravi problemi tecnici” che rendevano necessari “lavori urgenti di profilassi” dell’infrastruttura tecnica. Una tesi già smentita dalla procura, scesa in campo per accertare i fatti con un’inchiesta che – al momento – non non ha ancora fornito risposte esaurienti e definitive.

Allargando lo sguardo, però, l’interruzione delle trasmissioni assume una dimensione preoccupante per il già disastrato stato della libertà di stampa in Bulgaria, inchiodata al 111simo posto della classifica annuale stilata da Reporter senza frontiere e triste fanalino di coda nell’Unione europea.

Il caso Velikova

Il 12 settembre, giorno precedente all’interruzione delle trasmissioni radio, un piccolo terremoto aveva già scosso la redazione della BNR. In giornata si è infatti velocemente sparsa la voce che Silvia Velikova, conduttrice e redattrice di lungo corso della trasmissione “Predi vsichki” (“Prima di tutti”) del programma “Horizont”, specializzata in temi giudiziari, era stata allontanata dalla programmazione dalla nuova direzione dell’emittente.

La notizia ha subito scaldato gli animi: la Velikova è una delle voci più note della radio, con una lunga esperienza alle spalle (è entrata nella BNR nel 1993) e la fama di reporter decisa e pronta a porre domande scomode senza sconti a nessuno.

In un comunicato uscito a posteriori, la direzione della radio ha sostenuto che, alla base della decisione c’erano presunte violazioni del codice etico commesse dalla giornalista, ma anche un clima di “mancanza di pluralismo” all’interno della sua trasmissione.

Secondo la Velikova, però, i veri motivi vanno cercati in tutt’altra direzione, e cioè nelle forti critiche espresse sul processo di elezione del nuovo procuratore capo, che vede in corsa un solo controverso candidato, l’attuale vice-capo procuratore Ivan Geshev, che ha nelle ultime settimane ha scatenato proteste di piazza per alcune posizioni molto discutibili, come quella che critica il principio della divisione dei poteri dello stato come “teoria di estremisti di destra”.

Alla notizia dell’allontanamento della Velikova molti giornalisti si sono auto-organizzati sui social-media e annunciato una manifestazione di protesta di fronte alla sede della radio pubblica per la mattina successiva. Di fronte al montare del malcontento, nel giro di qualche ora la direzione della BNR ha fatto un passo indietro, annunciando il reintegro della Velikova, anche se accompagnata da un co-conduttore “per assicurare pluralità di vedute nel corso della trasmissione”.

Spegnere i ripetitori per azzittire il dissenso?

L’ondata di protesta non è stata fermata dalla notizia del ritorno in onda della Velikova. Anzi, mentre decine di giornalisti si preparavano a manifestare di fronte alla BNR, la radio interrompeva le trasmissioni, generando uno scandalo ancora più esplosivo. Una semplice coincidenza? Sembra davvero difficile crederlo. Le mosse della dirigenza sembrano piuttosto un tentativo maldestro di mettere a tacere le critiche spegnendo i ripetitori. Anche perché, da fonti interne alla radio, sembra che tutti i colleghi della Velikova si siano rifiutati categoricamente di condurre al posto suo.

Al momento l’unico a pagare è stato il direttore pro-tempore del canale “Horizont”, Nikolay Krastev, appena subentrato al suo predecessore, andato in pensione. Krastev ha presentato immediatamente le proprie dimissioni, prendendosi piena responsabilità e giustificando le proprie azioni con la sua “inesperienza amministrativa”. Nel frattempo la procura – con un’indagine ironicamente affidata proprio al controverso Geshev – ha annunciato che potrebbe portare in aula il direttore tecnico della radio. La BNR fa infatti parte del sistema di sicurezza dello stato, col compito strategico informare la popolazione in caso di emergenze: lo spegnimento improvviso e ingiustificato dell’emittente potrebbe quindi avere importanti conseguenze penali.

Giornalismo di nuovo sotto pressione

In queste settimane il clima politico in Bulgaria è arroventato dall’approssimarsi delle elezioni amministrative, previste ad ottobre, che si preannunciano complicate per il premier Boyko Borisov e il suo movimento GERB (Cittadini per uno Sviluppo Europeo della Bulgaria).

Le polemiche sulle nuove limitazioni alla libertà di stampa, in un quadro già compromesso, hanno quindi assunto una dimensione politica. Borisov ha però respinto ogni critica, sostenendo che l’”affare Velikova” non è altro che “un sabotaggio nei confronti del governo” ed esprimendo “piena solidarietà” alla giornalista.

Nonostante le parole rassicuranti del premier, un nuovo caso ha fatto sussultare il mondo del giornalismo bulgaro. Il noto fotografo Veselin Borishev, della rivista “Klub Z” è stato arrestato la sera del 13 settembre mentre riprendeva i poliziotti schierati durante l’ennesima protesta organizzata a Sofia contro l’elezione di Geshev a capo-procuratore. Borishev, molto conosciuto in Bulgaria, si era legittimato come giornalista, ma questo non gli ha risparmiato una notte in guardina con l’accusa di “atti vandalici”, per essere poi rilasciato solo il giorno dopo.

Secondo il colorito deputato GERB Vezhdi Rashidov, già ministro della Cultura e oggi presidente della commissione parlamentare su media e cultura, il problema non starebbe nella mancanza di libertà di espressione, ma nel suo contrario. “Tutti ci insultano liberamente dalla mattina alla sera. Quale prova migliore del fatto che esiste piena libertà di parola?” ha commentato Rashidov intervistato dalla televisione pubblica.

Con toni meno mordaci e molto più preoccupati, la sezione bulgara dell’Associazione dei giornalisti europei (AEJ) ha pubblicato un secco commento in cui ricorda i mali profondi della libertà di stampa nel paese: “Controllo dei media da parte di circoli politico-economici, censura sui media pubblici, utilizzo di media compiacenti per ricattare e distruggere avversari politici, pressioni sempre più forti sulla professione giornalistica”.

“Purtroppo”, conclude il comunicato, “oggi uno dei pilastri della democrazia, la libertà dei cittadini di esser informati, in Bulgaria è gravemente compromesso”.

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