Bulgaria, febbre dell’oro a Krumovgrad
La canadese “Dundee Precious Metals” riprende l’idea di aprire una miniera d’oro nei pressi di Krumovgrad, in Bulgaria sud-orientale. Il progetto è però avversato dalla popolazione locale e da numerose ong, che temono danni irreversibili all’equilibrio ambientale della regione
La possibilità che diventi operativo il progetto di apertura di una miniera d’oro a cielo aperto nell’area di Ada Tepe, non lontano da Krumovgrad (Bulgaria sud-orinetale), da parte della “Bolkan mineral and mining”, società controllata dalla canadese “Dundee Precious Metals” ha scaldato gli animi nella regione dei Rodopi. Con i prezzi del metallo giallo in rapida ascesa sui mercati internazionali, la febbre dell’oro non ha colpito solo broker e agenti di borsa, ma anche lo stesso governo di Sofia, che ha autorizzato la compagnia canadese a iniziare gli scavi prima che il sistema giudiziario si sia espresso riguardo a varie istanze presentate da cittadini e associazioni ecologiste per bloccare i lavori.
Un miliardo nel sottosuolo di Ada Tepe
A novembre il progetto ha avuto via libera dal ministro per l’Ambiente e le Acque Nona Karadzhova, che ha fornito la concessione alla ditta canadese per la raccolta e la lavorazione della miniera di Ada Tepe, vicino a Krumovgrad dopo il parere positivo del Consiglio superiore per le questioni ecologiche dello stesso ministero. Gli abitanti della regione hanno costituito un comitato contro l’estrazione di oro nell’area. Da alcune settimane a Krumovgrad e in circa 80 villaggi della zona vengono raccolte firme contro il progetto.
L’investimento previsto è di circa 130 milioni di dollari, la vita della miniera dovrebbe essere di nove anni. Nel sottosuolo di Ada Tepe, secondo le aspettative, si nasconderebbe un tesoro di circa due miliardi di leva (1 miliardo di euro). La popolazione, però, è contro l’investimento, e in molti si sono dichiarati pronti a dimostrare contro la miniera, che si trova a solo tre chilometri dal centro di Krumovgrad e ad un chilometro appena dal fiume Krumovitza, da cui attinge acqua potabile e per l’irrigazione dell’intera municipalità.
L’oro luccica, ma non si può bere
Il sindaco di Krumovgrad, la signora Sebihan Mehmed, sostiene che i suoi concittadini sono molto preoccupati sulle ricadute ambientali del progetto. “Il consiglio municipale continua ad essere contrario alla miniera a causa dei rischi che questa attività pone alla salute e alla preservazione dell’ambiente”, ha dichiarato la Mehmed.
Tra i pochi sostenitori a livello locale della miniera ci sono i consiglieri municipali del partito di governo GERB. Secondo chi si oppone alla miniera, il governo sostiene gli investitori della “Dundee Precious Metals”, che nel frattempo è diventata sponsor ufficiale della squadra nazionale bulgara di ginnastica artistica.
Al momento nel Tribunale amministrativo superiore viene preso in considerazione un ricorso contro il progetto della ditta canadese. La prima seduta del tribunale è attesa per il prossimo 1° febbraio 2012. “L’oro luccica, ma non si può bere”, è lo slogan proposto a riguardo dalla ong “Za zemyata” (“Per la terra”), una delle organizzazioni che hanno presentato il ricorso.
“Il ministro Karadzhova, su richiesta dell’investitore ha concesso una via privilegiata al progetto: anche in caso di contestazioni, si potrà cominciare a lavorare prima del pronunciamento delle autorità giudiziarie”, ha dichiarato ad OBC Dragomira Raeva di “Za zemyata”. “Riteniamo che in questo modo siano stati violati diritti umani fondamentali garantiti dalla convenzione di Aarhus sul diritto di accesso al sistema giudiziario, ratificata anche dalla Bulgaria. Nello specifico, la convenzione assicura il diritto di avere un giudizio su questioni legate all’ambiente”.
Secondo le organizzazioni ecologiste, il progetto “Ada Tepe” peggiorerà lo stato dell’ambiente, e priverà l’area della possibilità di ogni sviluppo alternativo. In esclusiva per OBC, Alex Nestor, portavoce della “Dundee Precious Metals” in Bulgaria, ha riportato il punto di vista della compagnia sul progetto. Secondo Nestor, l’affermazione di alcune ong sul fatto che l’acqua della Krumovitza verrà contaminata con l’arsenico è del tutto priva di fondamento. “Il progetto prevedere il 98% delle acque di lavorazione all’interno di un ciclo chiuso. L’acqua utilizzata arriverà alla Krumovitza solo in occasioni straordinarie, in caso di precipitazioni molto intense, ma sarà in ogni caso depurata fino a raggiungere le caratteristiche di acqua potabile. In altri termini, le possibilità di inquinamento delle riserve d’acqua a causa delle attività della miniera è pari a zero”.
Dubbi e timori
Molti ecologisti e abitanti della regione continuano a temere che la miniera e le attività collegate consumeranno un’enorme quantità d’acqua, e che l’affermazione che il 98% di quest’acqua sarà depurato non è realistica. “In nessuna parte del mondo è stato raggiunto un tale livello di depurazione. Il fiume Krumovitza al momento è semi asciutto. Solitamente si riempie d’acqua tra dicembre e marzo. Se la miniera verrà aperta, bisognerà utilizzare questa finestra di opportunità per creare delle riserve di sicurezza”, sostiene Dragomira Raeva.
Maria Damyanova, presidente dell’associazione “Vita per Krumovgrad”, ritiene che gli abitanti della città sono pronti a fermare gli scavi ad Ada Tepe anche con la disobbedienza civile e le catene umane. La Damyanova ha dichiarato ad OBC che esistono dubbi su fatto che nelle operazioni di sondaggio effettuate, molte informazioni riguardanti le falde acquifere non siano state riportate in modo completo. “In questa parte dei Rodopi ci sono molte sorgenti, anche di acqua minerale. Nel villaggio di Zvanarka durante i sondaggi all’improvviso è sgorgata acqua termale, che poi è scomparsa, e una parte del villaggio è poi rimasta senz’acqua. Acqua termale è sgorgata anche a Dazhdovnik, sempre durante i sondaggi. Questo significa che esiste la possibilità di sviluppare turismo termale in quest’area. Tra l’altro, sulla collina di Ada Tepe gli archeologi hanno individuato la più antica miniera d’oro attualmente nota in Europa, che risale al periodo dei traci”.
“Non è affatto vero, come sostiene la ‘Dundee’, che la regione di Krumovgrad non ha alcuna prospettiva senza la miniera”, conclude la Damyanova. “Uno sviluppo sostenibile deve guardare ben oltre i nove anni che rappresentano la concessione mineraria di Ada Tepe”.
Molti degli abitanti di Krumovgrad hanno orti lungo le rive della Krumovitza: per loro il dirottamento di grosse quantità d’acqua verso la miniera potrebbe significare difficoltà nell’irrigazione. Il progetto di Ada Tepe ha innescato anche problemi di carattere sociale, visto che le case delle frazioni di Skalak, Sarnak e Zvanarka dovranno essere evacuate. “Saranno interessate circa 300 famiglie, che oggi vivono di agricoltura, soprattutto tabacco. La ‘Dundee’ ha richiesto alla municipalità un terreno su cui costruire nuove case alle famiglie che rimarranno senza un tetto sulla testa”, racconta la Raeva. “Non è chiaro però che tipo di compensazioni verranno pagate”.
Una parte dei proprietari delle terre interessate dal progetto oggi vivono in Turchia. Alex Nestor, però, nega che siano 300 le famiglie interessate. “Di sicuro si fa riferimento alle frazioni ‘Chobanka 1’ e ‘Chobanka 2’ nel villaggio di Ovchari, del tutto abbandonate. Posso assicurarvi a nome della ‘Dundee’ che i proprietari saranno compensati adeguatamente”.
La maggior parte degli abitanti della regione sono di etnia turca, tradizionalmente impegnati nella cultura del tabacco. In molti temono che nessuno vorrà acquistare tabacco, verdure o animali domestici provenienti dalle vicinanze della miniera. Al momento la zona di Krumovgrad è ecologicamente incontaminata, con pecore al pascolo sulle alture, molti produttori di miele e turismo ecologico e agricoltura biologica in crescita.
Salute e interessi economici
A fine novembre, il quotidiano bulgaro Standart riportava la notizia di decine di lavoratori, impiegati in uno stabilimento della Dundee in Namibia, ammalati di cancro a causa dell’esposizione a arsenico e anidride solforica. Circa sessanta tonnellate del materiale lavorato in Namibia proverrebbero dalla miniera di Chelopech, in Bulgaria, anche questa proprietà della “Dundee”.
Secondo Dragomira Raeva, anche se la “Dundee” ha rinunciato ad estrarre direttamente oro in Bulgaria attraverso l’uso di acidi, e si limiterà ad estrarre concentrato minerale che verrà spedito prima a Chelopech e poi in Namibia, questo significa soltanto spostare il problema piuttosto che risolverlo.
Secondo l’eurodeputato Slavi Binev (eletto con i nazionalisti di Ataka, ma ora indipendente) le condizioni con cui il governo bulgaro ha fornito la concessione per la miniera non sono convenienti per Sofia. “Anche nei paesi più corrotti la tassa di concessione è del 50%. Da noi è tra l’1,44 e il 4%. Un vero furto”, sostiene Binev, che ha presentato due interrogazioni alla Commissione europea contro le attività della “Dundee” a Chelopech e Krumovgrad.
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