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Bulgaria e migranti: Dinko, il vergognoso “super-eroe”

In Bulgaria bTV, tra le principali emittenti televisive del paese, esalta la figura di un uomo che dà la caccia ai migranti e auspica la loro morte. Il racconto

26/02/2016, Francesco Martino - Sofia

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18 febbraio 2016. Anton Hekimyan, conduttore del “blocco informativo mattutino” di bTV, il canale più seguito della tv bulgara, lancia un nuovo, appassionante (a suo dire) reportage. “Ora parleremo di Dinko”, illustra il giornalista, “un vero super-eroe”. Cosa rende Dinko così speciale? Il conduttore si affretta a spiegarlo ai telespettatori incuriositi: “Dinko combina la guida estrema di quad con la caccia ai rifugiati” e nel giro di qualche mese ha catturato “almeno venti persone, e a mani nude”.

Le immagini raccolte dall’emittente ci portano nelle campagne spoglie intorno al villaggio di Dolno Yabalkovo, a pochi metri dal confine turco-bulgaro. Qui il nostro Dinko, dopo aver dato breve dimostrazione delle sue eccezionali capacità di guida fuoristrada, racconta alla reporter di bTV l’ultima delle sue “eroiche” battute di caccia.

“Eravamo con un amico, quando improvvisamente un uomo è uscito dai rovi. Quando mi ha visto ha provato a spingermi, a colpirmi per scappare”, spiega Dinko. Per fortuna, però, il nostro “super-eroe” riesce a reagire e a mettere a terra l’uomo – che presto si scoprirà essere un rifugiato siriano “con addosso scarpe sfondate, jeans, una giacca e uno zaino sulle spalle” – con “due o tre cazzotti”.

Dinko scopre di avere a che fare con un gruppo di persone che hanno appena attraversato la frontiera: undici uomini, tre donne e un bambino. Un video – da lui stesso girato col cellulare – li dipinge come stanchi e remissivi. In realtà però, ci dice Dinko “gli uomini del gruppo erano aggressivi. Ma quando hanno visto due o tre di loro a terra, sanguinanti, sono venuti a più miti consigli”, confessa il “super-eroe” di fronte alle telecamere, con fare evidentemente compiaciuto.

Nessuna domanda interrompe il racconto, nessuno mette in discussione l’eroicità, la legalità o almeno l’umanità delle sue azioni.

Oltre alla conoscenza delle arti marziali, Dinko racconta senza falsa modestia di “sapere a perfezione l’inglese”. E proprio grazie alle sue capacità linguistiche riesce ad intimare ad un membro del gruppo: “Se non vi mettete tutti subito faccia a terra, ucciderò uno di voi”.

La giornalista, impassibile, si limita a chiedere se la minaccia abbia sortito gli effetti sperati. “Certo”, risponde Dinko, quasi stupito. “Se sai che morirai, non ti butteresti a terra anche tu?”

Il giorno seguente bTV torna a parlare di Dinko. Al contrario dei giornalisti dell’emittente – che non sembrano mostrare alcun dubbio – qualcuno tra i telespettatori ha alzato le sopracciglia sulla natura delle sue azioni. C’è addirittura chi vede come problematica l’etichetta di “super-eroe” affibbiata con tanta facilità dalla tv al cacciatore d’uomini “a mani nude”. (Alcuni giorni più tardi, la sezione bulgara dell’Associazione dei Giornalisti Europei ha inviato una lettera aperta alla direzione di bTV, chiedendo “come mai i giornalisti dell’emittente esaltino l’uso di violenza fisica, minacce di morte, arresti illegali e linguaggio offensivo”.)

Il nuovo servizio proposto ai telespettatori permette a Dinko di approfondire il suo pensiero. “Dovrebbero permetterci – a me e agli amici del club fuoristrada dei “Bricconcelli” – di pattugliare la frontiera il sabato e la domenica, col principio del ‘chi prendiamo, resta a noi’”.

Alla timida richiesta di maggiori spiegazioni, Dinko non si fa pregare. “Se spariscono nel nulla venti o trenta persone, credo che i migranti rinunceranno ad attraversare il confine. Certo che l’intenzione è ucciderli: che faccio, aspetto che siano loro a fare la pelle a me?”

La caccia al migrante, secondo Dinko, dovrebbe essere incoraggiata e regolamentata, e portare “un premio in denaro, che so, 50 leva (25 euro), per ogni ‘capo’ catturato”. Da vero “super-eroe”, però, Dinko naturalmente non pensa a sé. “I soldi li donerei subito alla chiesa”, rassicura sorridente di fronte allo sguardo amico delle telecamere. “Oppure all’orfanotrofio”.

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