Bucarest-Bruxelles e ritorno: storia di un Commissario mancato
Parte in modo maldestro e tra le polemiche l’avventura europea della Romania, con una difficile nomina del proprio rappresentante in seno alla Commissione europea. La storia sembra scritta su un copione che l’Italia ha già conosciuto…
Per una settimana a Bucarest è andata in scena la (tragi-)commedia: "Il commissario europeo". All’inizio si è pensato che lo spettacolo fosse quasi interessante ma man mano che gli atti si susseguivano il carattere balcanico-latino (ed europeo) è emerso ritornando su vecchie litanie.
Conseguenze sugli spettatori? Noia e un bel po’ di disperazione. C’era del marcio in mezzo: tanta manipolazione, servizi segreti, comunismo, informatori, passato, presente e futuro mescolati assieme. Ma perché la Romania doveva iniziare questa sua avventura europea in modo così autolesionista? In realtà doveva solo proporre un commissario che fosse accettato a Bruxelles.
Ma il primo candidato proposto dal governo rumeno partito baldanzoso in aereo da Bucarest, direzione Bruxelles, è rientrato poco dopo, tenendo intanto con fiato sospeso un popolo intero. Perché il ritorno è stato rapido, ma per un po’ ha tenuto la bocca chiusa.
Il tutto è cominciato il 25 ottobre, giorno in cui il primo ministro liberale Calin Popescu Tariceanu ha reso noto di aver indicato il nome del commissario europeo che spetterà alla Romania. Ogni paese dell’Ue infatti designa un commissario. E siccome dal primo gennaio la Romania entrerà a far parte dell’Unione Europea, deve indicare un futuro commissario. Il premier ha proposto Varujan Vosganian (48 anni), senatore liberale, dottore in economia e presidente dell’Unione degli armeni in Romania. Il primo ministro aveva dichiarato: "Varujan Vosganian, con la sua esperienza politica e il suo profilo professionale potrà coprire questa carica", aggiungendo "il futuro commissario non sarà un ambasciatore della Romania, ma un ministro europeo, che dovrà promuovere gli interessi dell’Unione Europea".
Ma Varujan Vosganian non sarebbe divenuto parte della Commissione europea. Lui ha solo vinto uno sgradevole viaggio-premio di andata e ritorno Bucarest-Bruxelles. Nel giro di poche ore Vosganian è passato dall’estasi alla delusione. E con lui tutti i politici che l’hanno sostenuto. Con stupore si è appreso da un ex agente segreto del regime comunista, intervistato da un giornale, che Vosganian non sarebbe proprio "pulito" dal punto di vista del collaborazionismo con il regime comunista. Anzi sarebbe stato un informatore della Securitate, l’ex polizia politica del regime comunista. Accuse respinte con veemenza da Vosganian. Non solo, ma Bruxelles era al corrente anche dei suoi legami con il mondo degli affari, avendo ricevuto finanziamenti da un controverso uomo d’affari per anni quando era leader dell’Unione delle Forze di destra .
Dall’altra parte, il gruppo socialista – il secondo in base ai numeri nel Parlamento Europeo – ha rilasciato un comunicato in cui apprezzava l’atteggiamento europeo e il coinvolgimento politico della candidata bulgara, Meglena Kuneva (disegnata commissario per la tutela dei consumatori), avvertendo al tempo stesso che il candidato romeno si sarebbe dovuto attendere dure interrogazioni parlamentari.
I socialisti non mettevano in discussione tanto la preparazione professionale del candidato romeno, quanto gli rimproveravano di non essere conosciuto sulla scena europea e di trovarsi molto a destra nello schieramento politico europeo. Un avvertimento preso in considerazione anche dal presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso che dopo l’esperienza del 2004 quando i parlamentari socialisti minacciarono di non dargli il voto di fiducia, ora "soffia anche nello yogurt".
Vosganian ha quindi capito che era meglio ritirare la propria candidatura e Bucarest prepara una nuova candidatura. L’ex candidato non si è ritirato in silenzio e ha dichiarato che a Barroso era stato detto che lui era un irredentista, che non rispettava i confini con la Repubblica Moldova e desiderava ad ogni costo l’unione con la Romania. "Credo che l’idea della riunificazione deve restare un’aspirazione per l’intera classe politica romena. Ci sono dei trattati, c’è uno stato – la Repubblica Moldova – della quale rispettiamo l’indipendenza, la costituzione e la sovranità". E’ questa la dichiarazione che secondo Vosganian sarebbe stata contestata da Barroso e male interpretata.
Intanto dopo polemiche di ogni genere, Bucarest ha nominato il secondo candidato. E anche l’ultimo. Perché è stato accettato a Bruxelles. Dovrà ora passare le audizioni nel Parlamento. Si tratta di Leonard Orban (45 anni), ex segretario nel ministero dell’Integrazione europea di Bucarest, ex capo negoziatore. Orban sarà il vice ministro per l’integrazione europea, il futuro commissario della Romania con incarico al multilinguismo. La nomina di Orban probabilmente inizialmente ha fatto comodo a Bucarest. Con una coalizione fragile formata da quattro partiti, una persona con basso profilo politico ha risolto eventuali lotte intestine. Da questo punto di vista può fare comodo anche negli ambienti europei, non infastidendo né socialisti, né popolari o liberali. Per Orban stesso invece potrebbe essere un problema non godere di appoggi politici particolari.
Ma non è finita, manca ancora la seconda parte dello spettacolo. La scena è ancora ambientata nella capitale rumena. Ora infatti è scoppiata la polemica per il fatto che Leonard Orban abbia ricevuto solo l’incarico al multilinguismo. Un incarico meno importante di quello della candidata bulgara, dicono i giornali romeni. Anzi, per la precisione un noto commentatore paragona sul Jurnalul National del 2 novembre l’importanza dell’incarico di Orban con quello di un amministratore di condominio. Al contrario del commissario disegnato della Bulgaria che si occuperà della tutela del consumatore, "il commissario della Romania risponderà di traduttori, interpretariato, box di carta per le stampanti xerox".
Quindi alla Romania sarebbe stato assegnato "Mr. Xerox." Ma non è così. Da Bruxelles i funzionari Ue spiegano quanto sia importante per la Commissione il multilinguismo. "Sono certo che Orban, con la sua esperienza, le sue qualità e il suo impegno personale, politico e professionale, gestirà con successo le responsabilità che voglio assegnargli", dice Barroso. Inutile. Nella capitale romena, si scatenano le energie polemiche e l’opposizione si fa sentire. Il portavoce del Partito Social Democratico – il principale partito dell’opposizione – Cristian Diaconescu è del parere che le autorità di Bucarest devono rinunciare alla nomina di Leonard Orban e devono negoziare un portafoglio europeo più consistente.
"In base a questo mandato la Romania (sarà il settimo paese dell’Ue in base alla popolazione) non occupa il posto che merita nelle strutture europee". Diaconescu avverte che in futuro questa carica potrebbe addirittura scomparire. Per i social-democratici l’incarico al muntilinguismo rappresenta "un’umiliazione per il nostro paese". Dall’altra parte dello scacchiere, il ministro dell’Integrazione europea, Anca Boagiu, accoglie positivamente la nomina di Orban alla carica di commissario europeo perché "è uno specialista e un tecnocrata, conosce le istituzioni europee ed è indipendente dal punto di vista politico". Per il primo ministro liberale Calin Popescu Tariceanu Leonard Orban è un europeista convinto, "essendo uno dei funzionari romeni che ha più contribuito al processo d’adesione della Romania all’UE".
Il portafoglio del nuovo commissario europeo sarà costituito da tre direzioni nell’ambito della Commissione europea: la Direzione generale per la Traduzioni, la Direzione Generale per l’Interpretariato e l’Ufficio delle Pubblicazioni. Le traduzioni, l’interpretariato e l’Ufficio delle Pubblicazioni ufficiali sono state distaccate dalle attribuzioni del Commissario all’Educazione, Formazione, Cultura e Multilinguismo, finora responsabilità del commissario slovacco. Quasi 2000 funzionari e un budget annuale di 1 miliardo di euro. Attualmente sono 20 le lingue ufficiali dell’Unione europea. Dal primo gennaio si aggiungeranno il romeno, il bulgaro e l’irlandese (Irish Gaelic).
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