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Boss del trafficking macedone, evasione e cattura

Da molti considerato uno dei maggiori criminali macedoni, Dilaver Bojku, ha fatto parlare di sé. Una condanna minima, la fuga dal carcere e la cattura mediante un’azione congiunta delle forze macedoni e montenegrine.

14/07/2003, Redazione -

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Alla fine l’evasione di Dilaver Bojku, il boss regionale del traffico di esseri umani e capo degli sfruttatori della zona, non lo ha portato molto lontano. È stato arrestato lo scorso weekend a Ulcinj in Montenegro, durante un’operazione congiunta delle forze di polizia macedoni e montenegrine, mentre Bojku sedeva bevendo il suo caffè espresso al bar "Capitan uncino" proprio nel centro della città.
Da questo punto in poi, la cosa è stata piuttosto semplice. È stato portato all’aeroporto e un elicottero del ministero dell’interno macedone lo ha ricondotto a Skopje. All’aeroporto di Skopje è stato accolto dai membri delle forze di sicurezza speciali (meglio conosciute come "Tigri") che lo hanno trasportato al carcere di massima sicurezza di "Suto Orizari", dove rimarrà in attesa del nuovo processo.
Come si potrà ricordare, Bojku, soprannominato Leka, era fuggito dal carcere di minima sicurezza di Struga il 20 giugno, dove stava scontando sei mesi di condanna per "incitamento alla prostituzione". Egli possiede, secondo l’accusa, una catena di bar e locali nella Macedonia occidentale, nei quali circa 3.000 ragazze di provenienza dell’Est Europa (ma anche dalla stessa Macedonia) lavorano come intrattenitrici/prostitute. Ovviamente, lavorano tutte sotto coercizione, spesso mediante metodi violenti, tali che pestaggi e violenze sono parte integrante della loro vita quotidiana.
Tenendo presente la cattiva reputazione che lo circonda e il fatto che tutti in Macedonia lo considerano come il maggiore criminale nella storia del paese, poco persone sono rimaste soddisfatte della condanna a soli sei mesi di carcere. Il giudice Klementina Saveska, ha spiegato che la sentenza è stata emessa sulla base delle prove evidenti e sulle testimonianze rilasciate dalle vittime. Ad ogni modo, ci sono state speculazioni sul fatto che i giudici della Corte municipale di Struga fossero stati minacciati prima del processo, mentre una bomba era stata collocata e fatta esplodere nel Palazzo del Tribunale, causando parecchi danni.
Il procuratore comunque non era rimasto per nulla soddisfatto della condanna e ha fatto ricorso alla Corte d’Appello di Bitola. La Corte d’Appello ha abolito la sentenza e ha rinviato il caso ad un nuovo dibattimento processuale. Comunque, ogni decisione differente avrebbe suscitato una maggiore sorpresa, dal momento che l’intero sistema giudiziario è sotto attacco per questa sentenza. Il ministro dell’interno macedone ha accusato i giudici di inficiare la lotta alla criminalità organizzata. Giudici e avvocati, intellettuali e analisti, tutti hanno accusato il sistema giudiziario di corruzione. Anche la comunità internazionale vi ha preso parte, con l’ambasciatore USA che ha pubblicamente rimproverato la corte per la condanna a sei mesi di reclusione ad una persona che "in una prigione degli USA dovrebbe prendere come minimo dieci anni".
Così è stato che Bojku ha deciso di fare la sua mossa, probabilmente consapevole del fatto che Lawrence Butler ha richiesto una condanna più alta e che nessuna corte vorrebbe rifiutare di fare un favore all’ambasciatore USA. Occorre tenere a mente che il penitenziario di Struga è un’istituzione di minima sicurezza e a Bojku era consentito di lasciare la prigione ogni mattina, con il solo obbligo di farvi rientro la notte per dormire. D’altra parte, non c’è stato alcun problema per lui di piazzare la macchina ad un solo isolato di distanza dal cancello della prigione. Quando la notizia della Corte d’Appello lo ha raggiunto, egli ha detto alle guardie "Correrò". E così è corso via, dopo averli spintonati mentre lo stavano portando al Centro detentivo di Ohrid, dove era atteso per il nuovo processo, è salito sulla sua macchina è si è dileguato.
Ora, dopo il suo arresto in Montenegro, il ministro dell’interno ha dichiarato in un comunicato che Bojku aveva trascorso diversi giorni dopo la fuga da Struga, nascondendosi da amici e i suoi spostamenti erano stati costantemente monitorati. Ci si potrebbe chiedere il perché non sia stato arrestato mentre si trovava a Struga. Dopo di che si è spostato nel paese per riemergere infine a Ulcinj, dove stava completando la preparazione del suo piano per raggiungere il Brasile. Una logica destinazione, dal momento che il Brasile non emette estradizione per i criminali, nemmeno per gli USA.
Così, dieci ispettori della polizia macedone sono giunti in Montenegro, dopo essere stati informati dai loro colleghi di Podgorica che Bojku era stato visto a Ulcinj. Quindi, in stretta collaborazione, sono riusciti ad arrestare Bojku su mandato di cattura dell’Interpol emesso dalla Corte di Struga subito dopo la fuga del criminale. Il fatto che non ci fosse bisogno di una procedura di estradizione è dipeso dagli accordi bilaterali, ratificati lo scorso anno dai due paesi, nel quadro della lotta al crimine organizzato.
Adesso, Dilaver Bojku siede nel carcere di massima sicurezza di "Suto Orizari" e attende il nuovo processo. Ad ogni modo, questa volta i Tribunali pare che abbiano una forte intenzione di fare ammenda per quell’erroraccio dei sei mesi di condanna, e Bojku stesso è riuscito a ficcarsi in una situazione molto più seria. La sola fuga dal carcere gli può costare 5 anni di condanna, oltre agli altri capi di imputazione. Inoltre, almeno dieci vittime del traffico hanno annunciato che testimonieranno contro il loro sfruttatore.
Una giustizia lenta, ma che prima o poi fa il suo corso.
– Vai al Dossier sul trafficking nei Balcani

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