Bosnia Erzegovina: le prime nozze gay
Sarajevo, notte di Capodanno, all’Associazione Q è tutto pronto per celebrare la cerimonia di nozze. Davanti ai testimoni due ragazze si tengono per mano, Vesna, abito e cravatta e Azra, vestito da nozze nero e fiori
Di Belma Becirbasic, DANI, 13 gennaio 2006 (tit. orig. Ja, Vesna, uzimam Azru za svoju životnu saputnicu
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak
Sabato, 31 dicembre. Era di sicuro una notte folle, la città festeggiava l’arrivo dell’anno nuovo, il 2006, e tutto era possibile: noi, oltre a questo, festeggiavamo un’altra cosa – il primo matrimonio gay in Bosnia ed Erzegovina.
"Come è possibile? Ma, da noi non è vietata una cosa del genere?", ha chiesto mia mamma prima che mi dirigessi verso la sede dell’Associazione Q, dove si teneva la cerimonia. Guardo la sua faccia confusa e cerco di scoprire se si tratta di un’incomprensione per i matrimoni dello stesso sesso. Non entro nelle finezze della legge e non offro una spiegazione sul perché la nostra legge famigliare ignori completamente questo tipo di comunità, ma le rispondo: non è l’atto di matrimonio prima di tutto un rituale d’amore, e solo dopo una licenza di un’unione socialmente legittima?
Naturalmente, questo matrimonio non avrà né dei privilegi economici né delle convenienze del matrimonio come istituzione, ma… Perciò, forse, si trattava di nozze diverse da tutte le altre: c’era qualcosa di infinitamente mistico nell’andare ad un matrimonio al di fuori della benedizione del comune e del timbro che vi permettono di contrarre il matrimonio solo dopo che vi siete impegnati a rispettare questo e quell’articolo della legge.
Fra l’altro loro, Vesna e Azra, avevano un proprio ufficiale di stato civile. Cioè una ufficiale. Poco prima di mezzanotte, Slobodanka Dekic davanti a una ventina di persone del corteo nuziale, per lo più i membri della locale comunità queer, ha detto: "Care amiche e cari amici, sono contenta che questa sera vi siate uniti/e per partecipare a questo momento così importante della vita comune di Vesna e Azra. Oggi siamo testimoni del loro amore e dell’inizio di un comune futuro felice".
Davanti a lei, tenendosi per mano, stavano in piedi due spose: una, Vesna, che portava la cravatta e l’abito, e l’altra, Azra, che portava un abito da sposa nero e dei fiori.
Solo un anno fa ciascuna di loro aveva la propria vita. In quel periodo Vesna, trentun anni, ormai stanca di relazioni finite male, se la godeva in solitudine. Le ragazze la lasciavano spesso, generalmente perché insicure del proprio orientamento sessuale, e sentiva il bisogno di fare una pausa. Un giorno, con dei conoscenti, decide di sabotare un girl party per fare un dispetto ad un altro gruppo di ragazze.
Azra, dieci anni più giovane di lei, era un’ottima esca: Vesna aveva deciso di prenderla per far ingelosire le "avversarie". Aveva cercato di baciarla, ma Azra si era scostata. "Mi disse di avere qualcuno… Mi piacque subito, la sua fedeltà… Le sussurrai all’orecchio che avrei pianto… Allora lei si intenerì. Comunque il mio motto era ‘non mostrare mai a una ragazza di essere interessata’, così non volevo farle vedere di essere attirata da lei. Invece, ci vedemmo poco dopo, di nuovo a un party. La sera stessa, venne da me. Continuavo a fingere di non essere interessata e cercavo di dormire… Durò per un po’, finché i nostri corpi non si avvicinarono l’uno all’altro. Tre giorni dopo, Azra venne a vivere con me", ci racconta Vesna.
Hanno pensato a lungo se, pur non dicendo i veri nomi, avrebbero permesso a Dani di scrivere del loro matrimonio. E quando hanno accettato, appena prima del matrimonio, ci sono state delle complicazioni: qualcuno del loro ambiente ha messo in giro la voce, e al telegiornale NTV 99 è stata data notizia del "primo matrimonio gay non ufficiale… che probabilmente susciterà degli incidenti".
"Allora abbiamo temuto che i nostri nomi potessero uscire in pubblico. Per le persone che amo, per il lavoro… Non voglio che la mia vita privata possa compromettere qualcuno. La mia famiglia ha sofferto molto dopo che gli ho detto di amare Vesna. Adesso si sono abituati in qualche modo, ma non devono sapere del matrimonio", dice Azra.
A differenza di Azra, Vesna ha detto alla madre di voler sposare Azra. "Ha sopportato la mia identità, ma questa storia l’ha messa da parte. Mi ha solo chiesto: ‘A cosa ti serve questo, figlia mia?’. Credo che lei intimamente possa comprenderlo, ma non voglio imporle la responsabilità sociale e la pressione per come sono io. Per questo mi sono spaventata quando hanno iniziato a parlare del matrimonio", dice Vesna.
Azra e Vesna alla fine hanno accettato un compromesso: la nostra équipe va alla cerimonia di nozze, un po’ più come ospiti e meno come giornalisti.
"Non mi interessa che questa cosa venga seguita. Perché devo dire chi sono? Perché interessa alla gente chi bacio, con chi mi sveglio… Non mi interessa di espormi. Il mio cuore l’ha voluto, nonostante non fosse riconosciuto davanti alla legge. Non ha importanza la carta, ma quello che è nei nostri cuori. Non mi interessa che qualcun altro non lo consideri legale. Avevamo bisogno di unirci in questo modo. Questo matrimonio era solo il coronamento dei nostri sentimenti", dice Vesna.
Azra la pensa diversamente: si aprirebbe completamente verso l’opinione pubblica se riuscisse a risolvere i problemi dell’esistenza. Lei desidera che la gente sappia del loro patto d’amore. È stata sua l’idea di collegare questo con il capodanno: "Perché questo è un nuovo inizio. Lasciamo le vecchie cose dietro di noi, troviamo quelle nuove… Tra l’altro, entrambe amiamo l’insolito… Ho voluto io che Vesna si mettesse l’abito, e io il vestito. Ciò non c’entra nulla con le divisioni sessuali, quanto con il modo in cui amiamo comunque vestirci".
"Vi prego, giratevi l’una verso l’altra e prendetevi per mano. Le parole che oggi direte l’una all’altra rappresentano la base per una vita comune di fortuna e d’amore", ha detto Slobodanka entrando così nella storia come primo ufficiale di stato civile ad aver unito in matrimonio due persone dello stesso sesso in BiH.
"Vesna, prendi tu Azra come tua partner e tua compagna di vita, per amarla e rispettarla?"
"Sì! Io, Vesna, prendo Azra come mio angelo, mia ombra, come mio senso della vita".
"Io, Azra, prendo Vesna come mia stella che splende solo per me".
"L’anello è il simbolo e sigillo dell’amore che state dando l’una all’altra e che vi unisce", ha continuato Slobodanka, mentre Vesna metteva l’anello sulla mano della sua sposa.
"Azra, ti do questo anello come simbolo del mio amore e della mia attenzione".
Si sono scambiate gli anelli e poi i testimoni, Svetlana Djurkovic, presidentessa dell’Associazione Q, e un amico di Azra, hanno fatto le congratulazioni: "Vesna e Azra, che la vostra unione si basi sull’amore che state dando l’una all’altra. Che la vostra vita sia piena di gioia, di serenità e di amore. Che davanti a voi ci sia un futuro sano e felice. Adesso potete baciarvi".
Poi Azra ha buttato il bouquet fra i convitati. L’ha preso Sasa, un bellissimo ventiduenne di Mostar. A dire il vero… una ragazza che si esprime nel sesso maschile. Poi è andato/a verso la sua ragazza… Quella sera, tutti si sentivano liberi. Quella che per il pubblico era una notte segreta, per gli invitati era una notte pubblica, nell’Associazione potevano essere ciò che sono, potevano tenersi per mano, potevano ballare, potevano baciarsi… Una copia di omosessuali quella sera ha deciso di fidanzarsi. C’era anche Minja, una prostituta travestita che recentemente, dopo essere tornata dalla Germania, ha saputo dell’Associazione Q…
Tutti però guardavano Vesna e Azra… Per loro due questo era solo uno dei simboli della loro relazione, di un percorso che va lontano: Azra un giorno partorirà un bambino.
"Non so come, ma tutto è possibile. Forse prenderò il mio ovulo – zigota, forse si tratterà di inseminazione artificiale grazie a degli spermatozoi prestati… chi lo sa. Io la amo così tanto da non dover avere per forza una partecipazione biologica, voglio solo che sia del suo sangue… che abbia i suoi occhi, che sia sano…", ha detto Vesna.
Slobodanka Deklic e Svetlana Djurkovic
Il primo matrimonio queer in BiH è stato organizzato dall’Associazione Q, l’unica organizzazione locale che raduna le persone LGBTIQ (lesbiche, gay, bisessuali, transessuali, intersessuali e queer) del nostro paese.
"Loro hanno voluto sposarsi e sono venute da noi, perché volevano che Q fosse inclusa e che in qualche modo lo organizzasse. Io ero molto felice per questo, non pensavo alle conseguenze, l’unica cosa che avevo per la testa era che bisognava sostenerlo. Naturalmente ci sono state delle pressioni e teorie di cospirazione, e non c’è niente di strano, spesso fra le persone si scatena il panico per queste cose, ma non c’è stato alcun problema", dice Svetlana Djurkovic, presidentessa dell’Associazione Q.
Lei e Slobodanka Dekic, che ha anche sposato Vesna e Azra, sono quasi le uniche persone dell’Associazione che si esibiscono pubblicamente. Per Slobodanka è stata la prima volta che sposava una copia dello stesso sesso.
"Loro mi hanno chiesto di sposarle e io naturalmente ho accettato. All’inizio ero stupita, ho chiesto come si fa, cosa devo dire, avevo la tremarella, ma tutto è andato in modo fantastico", dice Slobadanka, aggiungendo scherzando che "pensa di continuare con la carriera".
"Credo che questa sarà una forma di diversità per molte altre persone, probabilmente molti hanno il desiderio di contrarre in modo simbolico il matrimonio e questo è anche un modo per far uscire dall’oscurità molte persone. Allo stesso tempo, benché sia ancora presto parlare di questo, anche nel nostro paese credo che si parlerà sempre di più della legislazione sui matrimoni dello stesso sesso. Non dobbiamo farlo solo perché questa questione viene imposta impone dall’avvicinarsi agli standard europei, ma perché la gente ne ha bisogno. E questo matrimonio ha dimostrato che fra la popolazione queer esiste questo bisogno", dice Slobodanka.
L’Associazione Q non ha ancora avviato pubblicamente una campagna per la modifica della Legge di famiglia riguardo i matrimoni gay: "Per noi la cosa più importante era offire un sostegno, non abbiamo guardato ad altri interessi e a fare lobbying. Ma credo che in futuro ci lavoreremo. Nonostante si sia trattato di una cosa simbolica, si tratta comunque di un grande passo, dimostra un grande coraggio, nonostante il fatto che non ci siano dei privilegi dati dalla legge, dei vantaggi per le tasse, l’assicurazione sulla salute ed altro. Riguardo la comunità queer, tutto questo mostra che è viva, sana e allegra e mostra a tutte le persone che hanno difficoltà ad essere quello che sono di non essere da sole. Allo stesso tempo sono contenta, perché credo che da quando l’Associazione Q è stata fondata l’anno scorso sia stato fatto un grande passo in avanti, e che la comunità sia diventata più forte. L’effetto del lavoro della nostra associazione è che la gente fa delle amicizie e si sostiene a vicenda", conclude Svetlana.
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