Bambini di strada
Nella Romania europea c’è una piaga che non si riesce proprio a curare, nonostante il dichiarato impegno delle autorità. È il dramma dei bambini di strada, "copiii strazii", che passano la loro vita soggetti ad abusi di ogni genere, mendicando un pezzo di vita alla giornata
Sono migliaia. Le statistiche dell’Autorità nazionale per la tutela del bambino indicano una diminuzione del fenomeno e riportano il numero di 1395 bambini di strada a ottobre 2007 (dieci mesi dopo l’adesione della Romania all’UE) rispetto ai 2500 rilevati nel 2000.
Tuttavia, secondo un recente studio elaborato dall’organizzazione Save the Children, solo nella capitale Bucarest vivono circa 1270 minori di strada. Lo studio prende in esame anche altre due grandi città come Costanza, con oltre 230 bambini, e Brasov, dove sono tra 97 e 177 i bambini che chiedono l’elemosina.
Queste cifre necessariamente approssimative non riescono a offrire un panorama completo del dramma, difficilmente spiegabile a parole, di migliaia di bambini per i quali la casa è la strada o un posto nelle fogne, quando d’inverno ci si riesce a riscaldare tra i tubi, dimenticando il dolore drogandosi con la colla.
Una giungla che, a parte l’età anagrafica, non ha più niente in comune con l’infanzia. Lo studio conclude che l’età media dei bambini e dei giovani di strada è di 18 anni a Bucarest (con un 48% sotto questa soglia), 15 anni a Brasov (con un 65% di minorenni) e 13 anni a Costanza (85% di minorenni). In tutte e tre le città la maggioranza di questi ragazzi sono i maschi (circa il 70% nella capitale). Ci sono bambini che vivono in strada con la famiglia, minori che vivono senza famiglia e altri mandati precocemente a lavorare. Sono circa 436 nella capitale i bambini per cui la strada è l’unica realtà.
Alcune centinaia hanno ricevuto assistenza nei centri sociali: un pasto caldo, la possibilità di lavarsi o di studiare. Ma poi tornano sempre per strada. Non ci sono ancora ricette vincenti per un loro totale recupero. Ci sono tentativi, in gran parte dovuti alle numerose organizzazioni non governative e alle chiese cattolica e ortodossa, nonostante quest’ultima sia stata spesso criticata per non essere abbastanza coinvolta nel sociale, anche se ultimamente sembra aver indirizzato parte delle sue risorse in questo campo.
Un campo che in realtà è proprio quello che dice di più sulla società, sul modo in cui si riesce a tutelare i bambini. Perché, abbandonati o no, i bambini restano sempre lo specchio di un paese. E che piaccia o no, le autorità di Bucarest che dichiarano sforzi e progressi nella tutela dei bambini, di tutti i bambini, devono comunque ammettere che i bambini di strada esistono ancora, si vedono sulle scale della metropolitana, dappertutto, e spesso finiscono sulla stampa internazionale, cosa che non fa piacere alle autorità locali.
Ma i bambini non hanno colpa nel danneggiare l’immagine del paese, la loro scelta è stata imposta dai familiari o provocata dall’indifferenza delle istituzioni. Non trovano pietà nemmeno da parte dei passanti, infastiditi dalle continue richieste di elemosine che molti pensano finiscano per essere spese in acquisti di droghe.
Spesso i bambini vengono allontanati anche con la forza dai gendarmi. Alcuni raccontano di essere stati brutalmente picchiati. A loro volta rispondono con la violenza attaccando i passanti che non offrono soldi. È un quadro dipinto di violenza. Non è di sicuro facile recuperare questi bambini. Ma un paese dell’Ue e l’Ue stessa dovrebbero poterli salvare. Dopo centinaia di programmi, progetti e fondi europei, si parla ancora di migliaia di bambini che vivono per strada per un periodo medio di 9 anni.
Dopo l’entrata della Romania nell’Ue, due anni, fa in alcuni paesi europei è cresciuto il numero di bambini romeni abbandonati a se stessi che mendicano per strada. Reti criminali li hanno portati in altri paesi, sfruttati e abusati. Sopravvivono mendicando, scippando o prostituendosi in cambio di cibo. È cresciuto anche il numero degli immigrati romeni che a volte lasciano in patria i loro bambini, affidati a parenti che spesso li sfruttano, li costringono a mendicare. Una legge recente obbliga i genitori ad indicare a chi affidano i bambini prima di lasciare il paese: troppo tardi, denunciano le ONG. Il male è stato già fatto e i bambini, nonostante abbiano i genitori, vivono da abbandonati.
Anche oltre confine, il numero dei bambini di strada ha raggiunto quote allarmistiche. Solo in Italia ci sono circa 2500 minori romeni non accompagnati. E c’è anche un accordo tra i due stati, firmato nel giugno del 2008, che ne prevede il rimpatrio. L’Italia si impegna a fornire alle rappresentanze diplomatiche tutte le informazioni sui bambini romeni non accompagnati e a rimpatriarli. Una volta arrivati in Romania, saranno affidati ad istituti oppure alle cosiddette "assistenti maternali" (educatrici pagate dallo stato). O forse ritorneranno nella propria famiglia, come è stato il caso di Grazian Gruia di tre anni, bambino rimpatriato che ora vive con la stessa famiglia che lo aveva sfruttato in Italia, fino a quando, pieno di lividi, le fu sottratto nel maggio del 2007. Dopo la storia di Gratian, l’Italia ha chiesto più garanzie alla Romania circa la sorte dei bambini rimpatriati, minacciando di bloccare l’accordo. Ma un’intesa vera e propria non sembra ci sia, ed è anche difficile avere informazioni sui bimbi rimpatriati.
C’è invece una storia ormai tema di un film (Pa-ra-da diretto da Marco Pontecorvo), premiato al festival di Venezia. La storia del clown francese Miloud Oukili che nel 1993 ha creato una troupe formata da bambini di strada di Bucarest.
Ha salvato bambini che hanno ritrovato il sorriso e hanno fatto sorridere altri bambini. La fondazione Parada è un’organizzazione che ha aiutato finora oltre 1000 bambini, molti hanno trovato lavoro, altri hanno viaggiato nel mondo con i loro spettacoli. Una vita che prima non avrebbero mai immaginato.
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