Balcani: innovazione, ambiente e opportunità europee mancate
Non si richiede la grande invenzione. Ma la capacità di utilizzare tecnologie esistenti in modo innovativo. E a tutela dell’ambiente. Un programma di finanziamenti Ue è ora aperto anche alle piccole e medie imprese dei Balcani, che però non inviano ancora progetti
L’8 settembre scadrà il termine ultimo 2011 per presentare progetti al programma CIP Eco-Innovation programme dell’Unione europea che mira a promuovere – lo suggerisce la sua denominazione – innovazione, sviluppo economico e tutela ambientale.
Da alcuni anni il programma è aperto anche a piccole e medie imprese dei Balcani occidentali. Ma come avvenuto per le scadenze passate, anche quest’anno saranno poche le aziende a presentare progetti.
Il cosiddetto CIP (Competitività ed Innovazione) fa parte di un più ampio programma (EIP – Entrepreneurship and Innovation Programme) che si pone l’obiettivo di “sostenere la competitività e l’innovazione delle piccole e medie imprese europee”.
Nei documenti, per formulare le proposte di quest’anno si afferma che il programma CIP “sostiene progetti legati a prodotti eco-innovativi, tecnologie, servizi o processi volti a prevenire o ridurre gli impatti ambientali e che contribuiscano all’ottimizzazione dell’uso delle risorse”. Il budget messo a disposizione per il 2011 è di 36 milioni di euro.
Pochi progetti dai Balcani
Sino a ora la partecipazione al programma da parte di aziende o altri soggetti dei Balcani è stata molto bassa. Alcuni Paesi, come ad esempio la Macedonia, non hanno mai inviato alcun progetto. Per altri Paesi si può parlare di partecipazioni quasi “simboliche”.
La lista di chi non solo ha inviato un proprio progetto ma lo ha visto approvato nel ruolo di leader è naturalmente ancora più ridotta. E’ avvenuto per due aziende slovene, nel 2009, con progetti per un valore tra i 450.000 e i 650.000 euro e, nel 2010, per un’altra azienda slovena e per un progetto presentato dalla Facoltà di ingegneria civile dell’Università di Zagabria.
Una delle principali spiegazioni alla base di questa debacle è probabilmente che l’apertura del programma CIP ai Balcani occidentali è molto recente. Non è un caso che nella regione siano state proprio le aziende slovene, che da più anni possono accedervi, a goderne di più. In generale per gli altri Paesi dei Balcani il CIP rimane territorio inesplorato.
Altra ragione alla base di questa scarsa presenza è senza dubbio l’alta competizione in seno al programma stesso. Nel 2010, su 287 progetti ricevuti, solo 63 hanno superato una prima selezione e solo parte di essi hanno poi ricevuto effettivo finanziamento. Nel 2009 i progetti inviati furono 614, dei quali solo 56 vennero selezionati per poi avviare le effettive negoziazioni per la distribuzione dei 32 milioni di euro a disposizione. In testa alla lista dei progetti selezionati in quell’anno furono Spagna e Italia, seguite poi da Germania, Gran Bretagna e Francia.
Cosa finanzia il CIP?
Il CIP non finanzia ricerca ma bensì l’applicazione o la distribuzione sul mercato di innovazioni che sono già state provate tecnicamente e che hanno necessità di incentivi per entrare sul mercato. L’idea è quella di dare finanziamenti per riuscire a creare economie di scala, promuovere la loro penetrazione nel mercato e facilitare la diffusione più ampia possibile delle innovazioni.
Per esempio, nel 2010, è stata sostenuta, tra gli altri, la produzione di pannelli fatti di materiali riciclabili per la realizzazione di interni negli aeroplani; è stata favorita la produzione industriale di bottiglie di carta per prodotti secchi quali farmaceutici e vitamine; e finanziata la produzione di pannelli isolanti derivanti da scarti tessili.
Non c’è però sempre bisogno di un’invenzione, spiegano gli esperti. La maggior parte di questi progetti utilizzano infatti tecnologie esistenti ma in modo del tutto innovativo.
E queste tecnologie, anche se non molto diffuse, sono presenti nei Balcani. In questo senso le aziende dei Balcani Occidentali sono nelle effettive condizioni di utilizzare il programma CIP per promuovere una crescita che parta dalle capacità d’innovazione. Può sembrare una sfida difficile da affrontare per il manager dei Balcani ma, se può consolare, altri Paesi, come la Slovacchia o il Lichtenstein non hanno mai partecipato al bando.
Non solo innovazione
Non si tratta comunque solo di capacità di innovazione, ma anche di consapevolezza sul programma dell’Ue e prontezza nel prenderne parte. Le aziende dei Balcani Occidentali sono generalmente poco informate. Passa quindi sempre molto tempo da quando vengono a sapere dell’opportunità a quando decidono di proporre un proprio progetto. A questo scopo sono stati recentemente promossi ad esempio in Macedonia dei workshop da parte del ministero dell’Economia – e finanziati dall’Ue – per informare gli imprenditori locali delle opportunità del programma CIP.
Anche la parte amministrativa e burocratica della preparazione di un progetto da sottoporre all’Ue non è semplice. E spesso l’imprenditoria locale è impreparata a questo e il primo approccio con la burocrazia di Bruxelles è traumatico.
Ciononostante le opportunità esistono. E le aziende sembra abbiano bisogno di una spinta per andare a coglierle, non si deve però cadere nell’errore di imboccarle. Del resto la capacità di ottenere un finanziamento è spesso un buon indicatore sulla capacità di utilizzarlo al meglio.
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