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Azerbaijan: finanze a rischio per i Giochi Europei

A meno di un mese da Giochi europei di Baku, dopo la drastica svalutazione  della moneta locale, il "manat",  e il prezzo dimezzato del petrolio al barile ci si chiede come farà l’Azerbaijan a pagare tutto quanto. Un’analisi di Eurasianet

18/05/2015, Eurasianet -

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(Originariamente pubblicato da Eurasianet.org , il 28 aprile 2015. Titolo originale: Azerbaijan Could Take Financial Bath Over European Games )

 

La torcia olimpica è stata accesa in Azerbaijan; a Baku è stato aperto lo stadio olimpico. Tutto sembra pronto per il 12 giugno, giorno della cerimonia di apertura dei primi Giochi Europei, un’Olimpiade in piccolo per gli stati europei. Rimane soltanto una grande domanda che ancora aleggia intorno all’evento: come farà l’Azerbaijan a pagare tutto quanto?

La più florida nazione del Caucaso meridionale, ricca di risorse energetiche, infatti, non aveva di che preoccuparsi nel saldare i conti – fino a poco fa. Il crollo mondiale dei prezzi del petrolio ha messo però alle strette il budget dello Stato. In febbraio le autorità hanno dovuto svalutare la moneta locale, il manat, di un’enorme percentuale rispetto al dollaro (33,5%) e all’euro (30%).

Ciò significa meno liquidità a disposizione per realizzare quanto voluto, ad esempio i Giochi Europei. L’Azerbaijan ricava dal petrolio e dal gas più della metà del suo patrimonio di 19,4 miliardi di manat (24,7 miliardi di dollari). Nel momento in cui sono stati fatti i bilanci di previsione per i Giochi, il prezzo del petrolio si avvicinava ai 110 dollari; attualmente il petrolio greggio Brent, punto di riferimento per il mercato del petrolio, è venduto a 65 dollari al barile.

Il prezzo finale dei Giochi rimane un’ipotesi: le cifre ufficiali sono poche.

Il ministro della Gioventù e dello Sport Azad Rahimov ha affermato che sono stati spesi all’incirca 962 milioni di dollari nella costruzione di cinque nuove complessi sportivi: uno per la ginnastica, uno per gli sport acquatici, una struttura per il ciclismo e un poligono di tiro, più uno stadio olimpico con 68.195 posti a sedere. Circa la metà della somma totale (482 milioni di dollari) è stata spesa per lo stadio.

Baku ha inoltre promesso di coprire tutti costi di viaggio e di sistemazione per gli “oltre 6.000 atleti” provenienti dalle 50 nazioni che prenderanno parte all’evento che si svolgerà tra il 12 e il 28 giugno. Non sono state rese pubbliche né queste stime, né le altre spese. Un portavoce del Comitato Organizzativo per i Giochi Europei, Colin Gibson, non si è sprecato in commenti e si è limitato ad affermare: “L’ammontare complessivo è difficile da quantificare, ma sicuramente non raggiunge il livello che è stato preventivato da alcuni media”.

Alcuni osservatori esterni stimano dei costi che vanno ben oltre quelli dichiarati dal governo.

L’economista Royshan Agayev del Centro di Supporto per Iniziative Economiche, un gruppo di esperti non governativo con sede a Baku, basandosi su stime di spesa a partire dal 2013, crede che per i Giochi Europei siano stati prelevati dalle casse dello stato all’incirca 3,55 miliardi di dollari (3,7 miliardi di manat). E afferma anche che ulteriori fondi potrebbero derivare dai portafogli dei singoli ministeri o dipartimenti.

Paragonate a quelle delle Olimpiadi standard, queste cifre potrebbero apparire relativamente basse. I Giochi di Londra 2012, le ultime Olimpiadi estive, sono costati 14,6 miliardi di dollari – più del triplo delle stime iniziali.

Alcuni economisti, che si sono espressi in forma anonima, sostengono che il governo stia forzando i dipendenti di alcune agenzie di stato, quali ad esempio il ministero delle Finanze e l’Agenzia delle dogane statali, a tagli delle spese per far quadrare i conti. Un ex-dipendente dell’Agenzia delle dogane ha dichiarato a EurasiaNet.org che il personale ha già perso il bonus mensile, un pagamento non ufficiale che rimpolpava il salario del funzionario medio di 670 manat (637 dollari) al mese. Da quanto affermato, la motivazione addotta sarebbero stati i Giochi europei. I pagamenti, presumibilmente, riprenderanno dopo la fine dei Giochi.

“La perdita ammonta al 70% del normale stipendio dei funzionari dell’Agenzia delle dogane”, dichiara un altro dipendente a EurasiaNet.org.

I rappresentanti dell’Agenzia delle dogane non sono stati disponibili a rilasciare dichiarazioni pubbliche. Un portavoce del ministero delle Finanze ha negato però che ci sia stato un taglio dei salari per poter sostenere i costi dei Giochi.

I segni di debolezza finanziaria in Azerbaijan sono evidenti. Il 24 aprile la Banca Centrale ha annunciato che nel primo trimestre del 2015 le riserve di moneta straniera sono calate a 9,47 miliardi di dollari ( – 31,2%). Secondo quanto riportato da AzerNews, i funzionari della Banca hanno escluso la possibilità di un’altra svalutazione, ma hanno rilevato una spesa di più di un miliardo di dollari al mese a partire da dicembre, come conseguenza alla continua crescita della domanda di dollari.

Secondo alcuni analisti ciò significa che, con il prezzo del petrolio ancora basso, per coprire i costi dei Giochi, affiancati ad altre spese statali, il governo potrebbe trovarsi obbligato ad entrare nel Fondo per il petrolio, un salvadanaio accreditato per le entrate provenienti da petrolio e gas.

Una cosa sembra certa: difficilmente i sedici giorni dei Giochi Europei riusciranno a coprire i loro costi.

Per la cerimonia di apertura saranno emessi seicentomila biglietti ma, a un massimo di 200 manat (190 dollari), porteranno scarsi profitti. La partecipazione ai vari eventi costerà agli spettatori non più di cinque manat, vale a dire 4,75 dollari – una strategia dei prezzi che sembra avere come obiettivo quello di riempire i posti a sedere.

Non si sa quanto gli sponsor consentiranno alle finanze uno spazio di ammortizzazione. Le cifre messe a disposizione dagli 8 “partner ufficiali” e dagli 11 “sostenitori/fornitori” non sono state rilasciate. Gibson ha affermato: “Non rendiamo pubblici gli accordi commerciali di cui siamo a capo”.

Uno sponsor di spicco è l’UNICEF, un accordo che sembra radicato più nel desiderio dei funzionari di promuovere un’immagine positiva dell’Azerbaijan che non in quello di ricavarne un vantaggio finanziario. “Attraverso questa collaborazione, verrà lanciato ai giovani il messaggio di come lo sport sia il modo migliore per promuovere l’inclusione e lo sviluppo sociale”.

Alcuni azeri mettono in discussione la logica che sta dietro alla spesa di centinaia di migliaia di dollari per il miglioramento della reputazione della nazione a livello internazionale.

L’economista Agayev osserva che, all’incirca per la stessa somma di denaro, il governo avrebbe potuto investire sulla sanità per cinque anni, sull’educazione per due anni e mezzo, o sulla sistemazione delle “strade di tutti i villaggi”.

Un’insegnante trentasettenne di Baku, che guadagna 190 manat (180,73 dollari) al mese, condivide questo scetticismo. “Abbiamo perso il 33% dei nostri risparmi in una notte [dopo la svalutazione]. Ora i prezzi degli alimenti stanno salendo”, ha dichiarato la donna, che ha accettato di essere identificata soltanto con il primo nome, Samira. “Perché abbiamo bisogno di questi Giochi? Non riesco davvero a capirlo.”

Il governo ha affermato che i Giochi aiuteranno ad attirare investimenti stranieri, particolarmente come ospite di eventi sportivi internazionali. Questo mese [aprile], il presidente Ilham Aliyev ha concluso un accordo per ospitare gli Islamic Solidarity Games del 2017, un evento sportivo per i 57 stati membri dell’Organizzazione della Conferenza Islamica. E il prossimo anno Baku accoglierà una gara di Formula 1.

Uno dei membri dell’opposizione non ci crede più di tanto. E l’economista Natig Jafarli, segretario esecutivo del gruppo di opposizione ReAL, ha inoltre affermato che voli più economici, requisiti meno selettivi per ottenere i visti e meno corruzione farebbero di più nell’attirare investimenti.

“L’Azerbaijan è una piccola nazione: chi userà questo stadio [olimpico] dopo i Giochi? Le partite di calcio sono soltanto quattro o cinque volte all’anno e lo stadio si riempirà solo a metà”, ha commentato Jafarli. “Dopo la fine dei Giochi Europei, quindi, queste strutture rimarranno inutilizzate.”

Nota di Eurasianet: Emanuele Giulianelli ha fornito dati per questo servizio

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