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Atene: Airbnb infiamma i prezzi dell’immobiliare

Trovare un appartamento in affitto a prezzi ragionevoli in centro ad Atene è diventato difficile. Come conseguenza del fenomeno Airbnb

04/05/2018, Marina Rafenberg -

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(Pubblicato originariamente da Le Courrier des Balkans il 25 aprile 2018)

Da tre mesi Giorgia cerca disperatamente un due stanze ad Atene. Questa giovane trentenne era da sette anni in affitto nel quartiere centrale di Exarchia. Di professione segretaria ha visto però il contratto interrompersi bruscamente: il proprietario le ha detto di aver deciso di affittare tramite Airbnb.

“Ho contattato le agenzie immobiliari, controllo gli annunci ma trovo solo appartamenti troppo cari. Prima pagavo 280 euro al mese e ora nella stessa zona non trovo niente al di sotto dei 450 euro”, racconta Giorgia.

Nell’attesa è ospitata dalla sorella da più di un mese. Con un salario mensile di circa 600 euro Giorgia non può permettersi quegli affitti, tra l’altro non inclusivi di tutte le spese. Inizia quindi a pensare di trasferirsi dal suo quartiere preferito. Anche il centro della capitale greca rischia di svuotarsi dai suoi abitanti – come sta avvenendo a Barcellona, Lisbona e Amsterdam – a causa degli affitti temporanei messi a disposizione sul portale web americano? Lo temono in molti.

Quartieri turistici inaccessibili agli ateniesi

Di fatto, dopo una decina di anni di continua crisi dei prezzi dell’immobiliare a causa della terribile crisi attraversata dal paese Airbnb sta favorendo un’inversione di tendenza. “Negli ultimi due o tre anni vi è stato un vero e proprio boom, tutti i proprietari immobiliari di Atene hanno pubblicato un loro messaggio su Airbnb”, spiega Panagiotis Agapitis, agente immobiliare.

“In alcuni quartieri di Atene gli affitti sono aumentati proprio per questo anche se restano ancora relativamente bassi. In alcune zone vicine all’Acropoli non esiste più un singolo appartamento da poter affittare…”.

Un dei motivi: la possibilità di ottenere un visto Schengen per tutti gli stranieri extra Ue che risultino proprietari di un bene immobiliare in Grecia dal valore superiore ai 250.000 euro. Poi tutti questi appartamenti vengono messi in affitto su Airbnb.

Secondo la Banca centrale greca i capitali stranieri per l’acquisto di beni immobiliari in Grecia sono aumentati del 61,7% nel primo trimestre del 2017, mentre nel 2016 erano aumentati del 45%. Nel 2015, prima dell’adozione della misura sui visti erano diminuiti del 36%.

“La maggior parte degli acquirenti cinesi acquistano nei quartieri di Exarchia, Koukaki e Kolonaki, vicini alle principali attrazioni turistiche di Atene. Nonostante i vincoli burocratici, che rimangono numerosi, investono nel turismo, settore in continuo miglioramento”, spiega il presidente dell’Associazione degli agenti immobiliari dell’Attica, Lefteris Patamianos.

Secondo Impresa Grecia nel 2017 sono stati emessi 4962 permessi di soggiorno ad acquirenti di beni immobili, dei quali 2091 a cittadini cinesi, primi secondo la lista di nazionalità degli acquirenti stranieri di beni immobili in Grecia.

Il quartiere di Koukaki, nei pressi del museo dell’Acropoli, è quello più richiesto ad Atene su Airbnb, seguono quelli attorno all’acropoli stessa come Thisseio e Petralona, e gli appartamenti preso la collina di Lycabète. A partire dal 2015 a Koukaki il numero di appartamenti messi in affitto temporaneamente sul web è aumentato dell’800%.

Concorrenza sleale o modo per arrivare a fine mese?

“Con Airbnb i proprietari pensano di guadagnare di più perché gli affitti dopo la crisi sono molto bassi nel centro di Atene – continua Panagiotis Agapitis – ma non è sempre così perché occorre calcolare il margine del portale web, i costi delle utenze, il tempo dedicato all’ospitalità e a volte la necessità di avere una donna delle pulizie”.

Questo non impedisce che l’affitto di appartamenti Airbnb sia divenuto un vero e proprio business per alcune agenzie immobiliari. Dal 2015 sono nate nuove realtà ad Atene. Forniscono di mobilio gli appartamenti e poi si occupano di gestirli su Airbnb. Nick lavora per un’agenzia di questo tipo, che ha in gestione una ventina di appartamenti nel centro di Atene. “È il mio impiego a tempo pieno mi occupo della gestione di appartamenti e visitatori”, spiega.

Tutto questo è comunque, a livello teorico, illegale. Una legge promulgata in Grecia nel 2016 vieta a chiunque di affittare più di due appartamenti e di percepire più di 12.000 euro all’anno di affitti stagionali. Ma la legge è poco applicata e di fatto non esistono controlli. Molti appartamenti non sono nemmeno dichiarati al fisco, economia grigia che rappresenta un rilevante mancato guadagno per le casse statali.

Per chi opera nel settore alberghiero la non applicazione di questa legge rappresenta una grande ingiustizia. Si trovano infatti ad affrontare una concorrenza feroce e i prezzi su Airbnb sono mediamente un 40% inferiori rispetto a quelli degli hotel della capitale, senza contare poi le tasse pagate. “Sono a conoscenza di un’agenzia che ad Atene gestisce su Airbnb 200 appartamenti. Dovrebbe essere trattata come un albergo della stessa capacità ricettiva, non vedo perché dovrebbe essere privilegiata”, ha dichiarato qualche mese fa Alexandros Vassilikos, presidente degli albergatori dell’Attica, all’agenzia di stampa greca ANA.

Nonostante le critiche Airbnb ha anche elementi positivi: secondo molte analisi i visitatori rimangono più giorni ad Atene affittando su Aibnb, una piattaforma che ha, secondo gli stessi studi, creato circa 1000 posti di lavoro. Altra cifra di rilievo: il 68% dei proprietari dichiara di aver bisogno del denaro guadagnato affittando su Airbnb per non essere obbligati a vendere il proprio appartamento e per arrivare alla fine del mese. Theodoris è un attore. A volte affitta su Airbnb e va a dormire qualche notte da partenti e amici. “Riesco a guadagnare 200 o 300 euro al mese affittando il mio appartamento che è vicino alla fermata metro di Monastiraki. È un’integrazione che mi salva. Ci pago la benzina, l’elettricità e il telefono”.

 

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