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Armenia: Pashinyan si candida al parlamento

Pashinyan guidò la rivolta di Yerevan del marzo 2008. Oggi si è costituito rischiando una condanna da quattro a dieci anni di prigione e a sorpresa si candida alle elezioni indette per il 10 gennaio 2010

04/12/2009, Onnik James Krikorian - Yerevan

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Il primo marzo 2008, nelle prime ore del mattino, a Yerevan, la polizia armena aveva disperso un sit-in in piazza della Libertà. Era trascorsa poco più di una settimana

dalle elezioni presidenziali, aspramente combattute, e i sostenitori del presidente uscente Levon Ter-Petrosyan si erano radunati più tardi nel corso della giornata, nelle vicinanze dell’ambasciata francese, nel centro della capitale. Ma con Ter-Petrosyan agli arresti domiciliari, guidare la protesta spettava ad altri esponenti dell’opposizione. Una delle figure di primo piano di quella giornata fu Nikol Pashinyan, trentaquattrenne giornalista di opposizione, noto soprattutto per la sua inconfondibile e caustica retorica politica antigovernativa.

Prima che la giornata si concludesse in sanguinosi scontri con la polizia e con gli altri servizi di sicurezza interni che causarono 10 vittime, Pashinyan era chiaramente visibile, armato di un megafono, mentre dirigeva l’organizzazione delle barricate fatte con autobus sequestrati per bloccare

Nikol Pashinyan (foto Onnik Krikorian)

le strade, in quella che per l’opposizione si sarebbe rivelata essere l’ultima protesta dopo più di una settimana di manifestazioni di piazza che chiedevano la ripetizione delle elezioni. Stando ai risultati ufficiali diffusi dalla Commissione elettorale centrale (CEC), al primo turno delle elezioni di febbraio Ter-Petrosyan si era piazzato secondo dopo l’attuale presidente Serge Sargsyan. Molti osservatori indipendenti, ritengono comunque che si sarebbe dovuto all’epoca indire un secondo turno.

In seguito al caos che ne seguì Pashinyan, come molte altre figure di spicco dell’opposizione, si nascose e non comparì in pubblico fino al luglio di quest’anno. La polizia lo inserì nella lista dei principali ricercati di Armenia, ma non riuscì a rintracciarlo, né tanto meno ad arrestarlo. Nel frattempo Pashinyan continuava a pubblicare articoli ed editoriali antigovernativi, sui giornali d’opposizione o distribuiti online tramite i blog, in autentico spirito samizdat. Benché l’attivista radicale, che ha apertamente sposato la rivoluzione come il solo modo per rimuovere il presidente dal potere, avesse in precedenza promesso di apparire in pubblico, pochi si aspettavano che lo facesse davvero.

E invece il 1 luglio 2009 Pashinyan ha sorpreso molti presentandosi all’ufficio del Procuratore generale a Yerevan. Una dichiarazione postata sul suo sito web una settimana prima, affermava che egli avrebbe fatto questo per diventare "prigioniero politico", in seguito all’annuncio, fatto dalle autorità lo stesso mese, di una amnistia generale relativa ai disordini del 1 marzo 2008. "Mi arresteranno e io sarò tenuto in custodia in attesa di processo", ha detto ciò nonostante ai giornalisti che si occupavano del suo inaspettato ritorno. "Mi condanneranno a molti anni di prigione, quanti più potranno, e io continuerò la mia lotta in prigione".

Pashinyan è stato infine processato il 20 ottobre, con l’imputazione di aver organizzato i disordini, di aver provocato una rivolta di massa e di aver resistito ai rappresentanti dell’autorità dello Stato. Decine di sostenitori dell’opposizione si sono radunati al di fuori del tribunale, circondati da cordoni di polizia antisommossa. Le accuse prevedono da quattro a dieci anni di prigione, se Pashinyan fosse giudicato colpevole. Il suo avvocato, Lusine Sahakyan, ha richiesto che il giudice Mnatsakan Martirosian venga sostituito, data la sua controversa gestione di altri precedenti casi contro sostenitori ed attivisti dell’opposizione. L’accusa si è opposta mentre ai giornalisti è stato permesso di seguire il procedimento solo attraverso monitor televisivi collocati in un’altra stanza.

Il 30 ottobre, comunque, Pashinyan ha nuovamente sorpreso gli osservatori con l’annuncio a sorpresa che si sarebbe candidato per il seggio in parlamento lasciato vacante da un altro collega dell’opposizione, il deuputato e uomo d’affari Khachatur Sukiasyan, in protesta per la revoca dell’immunità parlamentare degli altri deputati che sostengono Ter-Petrosyan. Il Congresso nazionale armeno (ANC, principale partito di opposizione) ha espresso il suo sostegno alla candidatura, pur avendo in precedenza annunciato che avrebbe boicottato i tre seggi parlamentari lasciati vacanti dai suoi membri, privati dei propri mandati. "Troviamo priva di significato qualsiasi presenza nell’assemblea nazionale", aveva affermato all’epoca Levon Zurabyan, coordinatore dell’ufficio centrale dell’ANC.

"Se si fosse trattato solo di lottare per avere un seggio, non ci saremmo impegnati", ha in seguito dichiarato Zurabyan ai media, per giustificare il supporto dell’ANC per Pashinyan. "Noi consideriamo questo come un modo per ripristinare i diritti dei nostri compagni che sono ora prigionieri politici. Lo consideriamo un modo per riattirare l’attenzione della nostra società sui problemi dei prigionieri politici".

Ma all’inizio di novembre, in un annuncio a sorpresa, la candidatura di Pashinyan è stata inizialmente respinta. Secondo la legge armena, solo i cittadini che risiedono permanentemente nel Paese per almeno cinque anni possono candidarsi al parlamento. Eppure, nonostante la sua ovvia presenza a Yerevan durante le elezioni presidenziali del febbraio 2008, e specialmente il 1 marzo, il Dipartimeno armeno per i passaporti e i visti (OVIR) ha dichiarato che Pashinyan è stato assente dal Paese dal febbraio dello scorso anno fino a luglio 2009. L’avvocato di Pashinyan, Sahakyan, ha definito "illegale e illogica" questa dichiarazione, e lo stesso OVIR ha poco dopo ammesso il proprio errore.

Presentando appello contro la decisione, Sahakyan ha sostenuto che, dato che il suo cliente non è mai stato accusato di avere illegalmente attraversato il confine armeno, la polizia non può provare che Pashinyan sia stato assente. Innumerevoli fotografie del giornalista a manifestazioni e cortei dell’opposizione precedenti al 1 marzo hanno accompagnato gli articoli dei giornali sulla decisione dell’OVIR. La polizia, comunque, ha sostenuto che durante la sua latitanza Pashinyan scriveva nei suoi articoli di girare per il mondo con un falso passaporto serbo. La sua replica è stata che tali racconti erano "pezzi di fantasia", intesi a celare i luoghi in cui egli si trovava veramente.

Pochi si aspettavano, comunque, che la prima decisione dell’OVIR venisse ribaltata, ma con un nuovo sorprendente colpo di scena il tribunale si è espresso a favore di Pashinyan. "Ad essere sincero, io ho da tempo smesso di attendermi dei verdetti onesti nella Repubblica armena", questa la dichiarazione di Sahakyan riportata dai media armeni. Ciò nonostante, Pashinyan parteciperà alle elezioni parlamentari indette per il 10 gennaio 2010, in quello che potrebbe diventare un altro tentativo dell’opposizione extra-parlamentare del Paese di inaugurarae una nuova fase di attivismo.

Paradossalmente, comunque, l’ANC aveva dichiarato nei giorni precedenti la sua volontà di cooperare con le autorità se fossero state ripristinate "le libertà democratiche nel Paese".
In una dichiarazione rilasciata dall’ANC l’11 novembre, Ter-Petrosyan ha attaccato le forze nazionaliste del Paese per la loro posizione sul riavvicinamento tra Armenia e Turchia. "Noi dunque non ci uniremo all’ "isteria nazionalista" che è scaturita dalla firma del 10 ottobre dei due protocolli turco-armeni che prevedono lo stabilirsi di normali relazioni diplomatiche e la riapertura del confine tra i due Stati", ha dichiarato l’ex presidente. Comunque, ha aggiunto, l’attuale presidente dovrebbe cercare di trovare una legittimazione interna, piuttosto che da parte dei governi stranieri e degli organismi internazionali esteri.

È probabile che l’opposizione extraparlamentare guarderà alle prossime elezioni parlamentari come a un primo test, per verificare se esista realmente una tale intenzione da parte delle autorità.

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