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Armenia, il passaggio al digitale oscura il pluralismo

In Armenia il governo, attraverso il controllo delle licenze sul digitale, di fatto ha limitato il pluralismo nel paese. Una rassegna sulla situazione

24/08/2017, Hermine Virabian -

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(Pubblicato originariamente da Chai-Khana )

Narine Avetisyan, direttrice di Lori TV – emittente della città di Vanadzor nel nord dell’Armenia – sapeva che il passaggio al digitale sarebbe stato una minaccia per il suo canale, così come lo sapevano molte altre piccole emittenti regionali in tutto il paese, che si sono opposte in ogni modo possibile a quanto stava avvenendo, senza però successo.

A novembre 2016, con l’interruzione delle trasmissioni analogiche, il canale non ha potuto richiedere il passaggio al digitale: non è stato organizzato infatti nessun bando per le licenze e la politica si è messa in mezzo.

L’origine della situazione odierna

Nel 2010, alcuni emendamenti alla legge che disciplina radio e televisione, stabilirono che ogni marz (regione) e ogni città in Armenia dovevano avere un’unica stazione televisiva privata che operasse "nell’interesse delle popolazioni nazionali e locali". Una condanna a morte per 12 canali televisivi regionali che furono costretti, progressivamente, a chiudere.

Alle emittenti senza una licenza per il digitale venne permesso di operare inizialmente solo fino al 2013 e non tutte, in seguito, ne avrebbero ottenuta una.

In Armenia, 27 emittenti televisive dispongono attualmente di una licenza per la trasmissione digitale: 8 possono trasmettere per tutto il paese, 10 nella capitale Yerevan e 9 nelle regioni.

Lori TV e le altre

Lori TV, in onda dal 1995, e altri 11 canali regionali sono rimasti fuori, in quanto le loro licenze non sono state estese al digitale.

Per giornalisti armeni e attivisti dei diritti umani in gioco vi è il pluralismo dei media di Armenia e la possibilità di offrire una varietà di prospettive sulle regioni del paese: in Armenia non esiste solo Yerevan, e le emittenti regionali sono essenziali.

A seguito delle proteste da parte delle organizzazioni dei media, il termine di deroga rispetto al possesso di una licenza è stato esteso fino al 2015, e poi fino al 2016, consentendo ai canali regionali di continuare a operare con le attuali licenze fino a quando un bando aperto non avesse selezionato un soggetto privato che, a livello nazionale, avrebbe installato torri e stazioni di trasmissione e sviluppato una rete di distribuzione che consentisse la trasmissione dei canali televisivi regionali. Ma il bando è stato sospeso ed ad oggi il Comitato Nazionale per la Televisione e la Radio non ha selezionato il provider privato previsto.

Secondo Ashot Melikyan, responsabile del "Comitato per la difesa della libertà di parola", l’errore è stato procedurale. "I requisiti erano troppo stringenti e per questo il bando è fallito", spiega Melikyan, responsabile di questa Ong di Yerevan che promuove la trasparenza e la libertà di espressione. "Il bando è stato annullato, le condizioni imposte erano scoraggianti e difficili da soddisfare".

L’esempio georgiano

La vicina Georgia, che è passata al digitale nel luglio 2015, ha abilitato per la trasmissione tecnica del segnale diversi operatori di piccole e medie dimensioni anziché uno unico di grandi dimensioni.

"Se avessimo applicato questa esperienza, le emittenti rimaste escluse avrebbero potuto riunirsi e creare piccoli multiplexer [e così] continuare la loro attività professionale", aggiunge Melikyan, che sostiene che una singola società privata per coprire tutta l’Armenia crei problemi di monopolio.

L’idea del piccolo multiplexer creato dai canali regionali riscuote anche il favore delle emittenti televisive, ma richiederebbe un cambiamento nella legislazione in vigore, un’opzione che non è all’orizzonte.

In mancanza di candidature per l’operatore privato, il governo si è appoggiato ad uno pubblico, che ha iniziato a operare dal primo luglio 2015 e permette di trasmettere alle stazioni televisive regionali con licenza.

I 12 senza licenza

L’altra questione è legata ai 12 canali televisivi regionali, di proprietà privata, che nel 2010 si sono visti revocare la licenza.

La regione di Lori aveva 4 stazioni televisive, ma nel 2010 solo Fortuna TV (di proprietà di Karen Karapetyan, parlamentare del Partito Repubblicano al governo) ha ricevuto la licenza: secondo Avetisyan, per motivi politici.

Dal 2011 Fortuna TV è disponibile in tutta la regione, offrendo un mix di propri programmi realizzati in studio, soap opera armene e talk show creati da emittenti nazionali. Karen Arshakyan, direttore di Fortuna, si è rifiutato di rilasciare un’intervista dichiarando che sono ormai passati sette anni dalla concessione della licenza.

La trasmissione analogica rimane a disposizione dei cittadini con TV via cavo, che è un servizio a pagamento, quindi meno diffuso. Due società, Ucom e Rostelecom, forniscono la trasmissione via cavo a Vanadzor e, secondo Avetisyan, hanno escluso Lori TV dai loro pacchetti nonostante un accordo precedente.

Lori TV si è unita ad altre emittenti regionali in posizioni simili per combattere per rimanere in onda, rivolgendosi al Comitato di difesa della libertà di espressione, lo Yerevan Press Club e il Media Initiatives Center. Con il sostegno di Edmon Marukyan, ex deputato indipendente della regione di Lori recentemente eletto nei ranghi della Yelk Alliance, le emittenti hanno proposto di introdurre modifiche alla legge per salvare i canali regionali, ma non hanno ricevuto ad oggi risposta.

A novembre 2013, 6 canali regionali (Lor, MIG e Ankyun+3 dalla regione di Lori, ALT da Armavir, Ijevan da Tavush e Hrazdan da Kotayk) hanno inviato una lettera aperta al presidente, al portavoce del Parlamento e al primo ministro per esprimere le proprie preoccupazioni. "La cessazione delle trasmissioni analogiche ha reso il nostro lavoro inutile, in quanto i programmi non sono accessibili ai consumatori", recitava la lettera, aggiungendo: "E’ chiaro che anche noi abbiamo perso inserzionisti a causa di questa situazione. Poiché il bando di quest’anno è saltato a causa dell’assenza di partecipanti, è più probabile che le nostre aziende chiudano piuttosto che compaia un operatore privato".

La lettera è caduta nel vuoto e non ha ricevuto alcuna risposta.

Secondo Ashot Melikyan, prima di tutto la legge dovrebbe essere rivista, mentre Edmon Marukyan ha definito il processo di concessione delle licenze "ingiusto" e soggetto a connessioni politiche.

"La legge è stata adottata dalla maggioranza politica, ovvero il Partito repubblicano, che obbedisce ai funzionari di alto grado [del governo]", sostiene Marukyan il cui partito detiene 9 seggi in parlamento, non sufficienti ad ottenere un cambiamento nel disegno di legge senza il sostegno del governo.

"Sono sette anni che lottiamo per continuare le nostre trasmissioni", lamenta Avetisyan. Ma la situazione attuale non lascia intravedere una soluzione a breve termine.

 

Per approfondire

Sul Resource Center per la libertà di stampa in Europa sono disponibili:

 

– l’analisi legale che l’OSCE ha pubblicato sulla riforma della radiotelevisione armena:

Reform of the Republic of Armenia Law on Television and Radio
– il report che Freedom House ha dedicato al paese (2015)
Freedom House – Armenia Country report 2015
– il report dell’European Audiovisual Observatory sui paesi transcaucasici (2016)
Public Service Media in Armenia, Georgia and Azerbaijan

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