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Albania: scandalo ad alta tensione

Un progetto per diminuire la dipendenza energetica del Kosovo dalla Serbia, con protagonista l’Albania. Sembrerebbe del tutto logico e "geopoliticamente corretto". Ma il progetto è bloccato da più di un anno e non sta andando come ci si potrebbe aspettare

27/04/2012, Giuseppe Lauricella -

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(Pubblicato originariamente su Shekulli, selezionato da Le Courrier des Balkans e pubblicato da quest’ultimo il 21 aprile 2012)

L’azienda croata Dalekovod doveva costruire una linea elettrica ad alta tensione tra l’Albania e il Kosovo, permettendo in questo modo di ridurre la dipendenza energetica di quest’ultimo dalla Serbia. Ora, da più di un anno, il progetto è bloccato: secondo i media locali il tutto dipenderebbe da un accordo segreto tra Shkëlzen Berisha, il figlio del premier albanese e due “baroni” dell’energia nei Balcani: Vuk Hamović e Damir Fazlić. Quest’ultimo sarebbe un “partner” di lunga data della famiglia Berisha.

Il quotidiano kosovaro Zëri è stato il primo a gettare il sasso nello stagno. A fine marzo, in un editoriale titolato “Sali Berisha, con la mafia contro il Kosovo” spiegava come il primo ministro albanese bloccasse da più di un anno la costruzione di un elettrodotto di 400 KW che avrebbe permesso l’interconnessione tra Kosovo e Albania.

Questo blocco assicura di fatto alla Serbia una posizione monopolista per quanto riguarda la fornitura di energia elettrica al Kosovo. Le fonti citate da Zëri precisano che l’appalto per la realizzazione dell’elettrodotto – progetto finanziato dalla banca tedesca KFW – è stato indetto nel marzo 2011. Più aziende rinomate nel campo energetico avrebbero risposto alla gara d’appalto, tra queste la croata Dalekovod e la bosniaca Energoinvest. La prima se lo è aggiudicato.

L’azienda croata ha all’attivo più progetti di questa tipologia portati a termine nel mondo intero. E’ stata lei a realizzare anche la linea elettrica di 400 KW tra Elbasan, in Albania e la capitale montenegrina Podgorica.

Ma, fonti che il quotidiano kosovaro ritiene affidabili, spiegano che uno dei più ricchi uomini d’affari dei Balcani, Vuk Hamović ed un collega d’affari serbo-bosniaco, Damir Fazlić avrebbero avuto un incontro segreto a Vienna con il figlio del premier albanese Sali Berisha, Shkëlzen Berisha. “Questi uomini d’affari avrebbero corrisposto cifre ingenti di denaro alle più alte cariche abanesi affinché il progetto venisse bloccato”, scrive Zëri.

I ritardi del governo albanese avrebbero anche finito con l’irritare il direttore della banca tedesca KFW, sostenitrice finanziaria del progetto, che avrebbe cercato di ottenere spiegazioni in merito dal primo ministro albanese nel dicembre 2011 e nelle settimane successive senza però mai ricevere risposte chiare.

“Questo blocco che dura da più di un anno è criminale, provoca enormi perdite finanziarie all’Albania e la costruzione dell’elettrodotto avrebbe potuto essere già terminata”, stimano le fonti di Zëri. I dirigenti dell’azienda croata Dalekovod sono anch’essi molto delusi: hanno vinto la gara d’appalto ma mai firmato il contratto e le autorità albanesi li lasciano senza informazioni sulla continuazione o meno del progetto.

Nessun funzionario albanese ha mai risposto alle domande e alle sollecitazioni poste da Zëri.

Dopo al pubblicazione dell’editoriale di Zëri, Shkëlzen Berisha, il figlio del premier albanese, ha reagito con una lettera aperta dove smentiva le informazioni relative ad un suo incontro segreto a Vienna con i due uomini d’affari serbi. “E’ una diffamazione vergognosa, perché non ho mai incontrato queste persone, e nemmeno loro rappresentanti o persone a loro vicine, né a Vienna e né in qualsiasi altro luogo sul pianeta terra”. Il figlio di Berisha ha richiesto la pubblicazione da parte di Zëri di una rettifica affinché venisse ristabilito “il suo onore”.

La questione ovviamente ha fatto invece insorgere l’opposizione socialista e il suo capo, Edi Rama, che ha accusato il premier Sali Barisha di agire contro gli interessi nazionali dell’Albania e del Kosovo. “Il premier ha citato l’offerta troppo alta dell’azienda che ha vinto l’appalto per giustificare il ritardo nella realizzazione del progetto sull’elettrodotto” ha dichiarato Edi Rama “nessuno però gli potrà mai credere visto che ha appena scelto l’azienda che offriva il prezzo maggiore per la costruzione del nuovo parlamento dell’Albania”.

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