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Albania: corruzione in diretta

La manifestazione del 21 gennaio scorso è avvenuta a pochi giorni dalla trasmissione di un video che inchioda l’ormai ex vice-premier Ilir Meta su un caso di corruzione. Media, politica e malversazioni in questo nostro approfondimento

04/02/2011, Marjola Rukaj -

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Poco meno di 10 minuti di filmato, due ministri del governo Berisha, una decina di nomi tra giudici e uomini d’affari, lo stesso premier e un giro di appalti, favori, e affari poco chiari. Se non fosse per la scarsa qualità filmica potrebbe essere uno spezzone ritagliato da una fiction televisiva sui legami tra la malavita e il potere.

Il filmato è stato ripreso di nascosto da uno dei protagonisti, Dritan Prifti, che copriva in quel momento la carica di ministro dell’Economia e dell’Energia, mentre Ilir Meta, l’altro protagonista, era ministro degli Esteri e vice-premier. Tra i due si erano verificati diversi conflitti, per motivi non resi pubblici, ma anche perché Meta aveva deciso di rimuovere Prifti dalla sua carica per poi diventare egli stesso ministro dell’Economia e dell’Energia. Esattamente come in un’organizzazione a delinquere, l’insoddisfatto decide di tradire e prepara la denuncia alle autorità. Il video era stato ripreso con l’intento di smantellare una parte degli affari poco chiari di Meta ed è stato reso pubblico dopo qualche mese nell’ambito di una serie di accuse che Prifti, ormai rimasto fuori dal governo, sta lanciando contro l’ormai ex vice premier, Meta infatti a seguito dell’uscita del video si è dimesso.

Nel video i due ministri trattano tra le altre cose questioni molto sospette riguardo le grandi privatizzazioni in Albania, come quella dell’ARMO, azienda nazionale di lavorazione e distribuzione del petrolio. Da esso traspare che su quest’ultima sarebbero stati compiuti atti illeciti con il consenso del premier Berisha e di un giudice messo a tacere in seguito all’assunzione della figlia presso un’ambasciata all’estero. In quei dieci minuti non manca neppure la nomina di amici e conoscenti in cariche dell’amministrazione pubblica nelle province più sperdute del paese. Dai toni con cui i due si parlano appare chiaro che la conversazione non è stato un caso isolato, ma una routine tra i due ministri, con corruzione e nepotismo che appaiono essere una consuetudine del loro modo di governare.

Il video, messo in onda dalla trasmissione Fiks Fare su Top Channel, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Ilir Meta è stato costretto a dimettersi dalla carica di ministro dell’Economia e dell’Energia – poltrona nella quale era poi effettivamente succeduto a Prifti – compiendo l’unica mossa più o meno democratica in questa vicenda.

Il premier Berisha ha provveduto subito a sostituire Meta con un altro deputato proveniente dalle fila dello stesso partito LSI che, pur essendo un partito di sinistra, si è alleato con Berisha in seguito alle elezioni del giugno 2009, assicurandogli la risicata maggioranza attuale. Dopo una vicenda così grave sarebbe stato opportuno richiedere la fiducia al parlamento, ma il premier ha sorvolato, smentendo persino quanto è stato trasmesso sugli schermi di tutti gli albanesi. “Quel video è falsato, è un montaggio, e noi chiameremo esperti dall’estero che lo esamineranno e dimostreranno la sua falsità” è stato il suo commento. Nel frattempo l’ex ministro Dritan Prifti ha ricevuto numerose minacce di morte e vive sotto scorta.

Il Quarto Potere

Il video, ripreso con l’intento di denunciare Ilir Meta, ormai rivale e nemico di Dritan Prifti, è stato trasmesso da Top Channel, prima di essere consegnato alla procura. Prifti ha dichiarato di averlo mandato anche al premier, probabilmente come ricatto con la speranza di ottenere il proprio ritorno alla carica di ministro dell’Economia e dell’Energia, ma Berisha, noncurante, gli avrebbe risposto tra l’ambiguo e il volgare: “Portalo nel posto in cui va portato”.

E il video è finito sotto gli occhi di tutti a Fiks Fare, una trasmissione satirica, e solo in un secondo momento il filmato e le prove sono passate alla magistratura. Non è la prima volta che in Albania Fiks Fare assume le sembianze di un quarto potere, sfidando esecutivo, legislativo e giudiziario. Il caso Meta-Prifti e un altro video sugli abusi del ministro della Cultura Ylli Pango sono solo due tra i numerosi casi denunciati dalla trasmissione. Gli albanesi fanno prima a denunciare tutto negli studi di una TV privata, piuttosto che recarsi presso le istituzioni preposte. Ciò è direttamente connesso alla scarsa fiducia che i cittadini hanno nella magistratura, poco efficiente e molto legata al potere, come dimostra il fatto che nel paese, in particolar modo negli ultimi mesi, sono scoppiati numerosi scandali con protagonisti politici e ministri dell’attuale governo, che però sono svaniti nel nulla dopo la ribalta giornalistica. La procura albanese non ha condannato nessun politico nell’ambito della campagna “Mani Pulite” o “Tolleranza 0” tanto decantata dall’attuale governo. Ciò che rimane è, a quanto pare, un linciaggio pubblico, molto efficace in una società fortemente mediatica come quella albanese.

Inoltre il fatto che nei media venga reso pubblico un video del genere non è affatto un indizio positivo della libertà dei mezzi d’informazione in Albania. Secondo Freedom House il giornalismo è sempre meno libero nel paese balcanico. Ciò che traspare da tutto questo è l’importanza che i media hanno acquisito come mezzo politico in mano alla maggioranza o all’opposizione. L’obiettivo di Prifti nel rendere pubblico un video del genere non era denunciare la corruzione e il nepotismo di cui si parla nel filmato, ma mettere sotto cattiva luce Ilir Meta. Tutto ciò sfruttando le lacune della legislazione riguardo la privacy o le intercettazioni non autorizzate da parte della magistratura.

Nuova vecchia classe politica

Come sottolinea nel suo blog il noto intellettuale Ardian Vehbiu, la messa in onda di questo video porterà poco di buono agli albanesi. Vehbiu si chiede anche come mai tale video venga trasmesso proprio ora, a diversi mesi dal momento in cui è stato ripreso. Probabilmente proprio per fungere da scintilla all’escalation della crisi politica che ha avuto luogo nelle ultime settimane: per alimentare la rabbia della popolazione nei confronti di un governo fortemente delegittimato in seguito a numerose vicende simili, e sfruttarla nell’ambito delle manifestazioni anti-governo altrettanto delegittimate negli ultimi mesi, a causa delle numerose incoerenze e della stanchezza sopraggiunta dopo più di un anno di crisi post-elettorale. Si tratterebbe in questo caso di un politico che trovatosi tradito, sceglie di denunciare se stesso e gli altri pubblicamente, non per far giustizia, ma per nuocere agli ex partner e stringere nuove alleanze con il nemico del suo nemico.

Nelle ultime legislature sono numerosi i trentenni e i quarantenni che sono approdati in politica. Su di loro ricadevano molte aspettative ma non pochi sono già incappati in scandali di corruzione e nepotismo. Dopo la morte delle ideologie e il logoramento persino dell’anticomunismo come anti-ideologia che ha motivato la generazione di Berisha, ciò che caratterizza la nuova classe politica albanese sembra solo la sete di potere e di denaro.

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