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Albania, scandalo inquinamento nello Ionio

In piena stagione estiva l’Albania si ritrova con oltre 20 km di costa inquinata da rifiuti di combustibile scaricato in mare da navi di passaggio. Le autorità indagano sull’accaduto, la gente protesta e c’è chi pensa ad un atto terroristico

24/08/2004, Indrit Maraku - Tirana

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La seconda settimana d’agosto una vasta chiazza di greggio ha inquinato le coste del sud d’Albania, mettendo a dura prova il turismo marittimo nel bel mezzo della stagione estiva di quest’anno. Gli inquirenti hanno subito puntato il dito verso alcune navi greche che durante il loro tragitto da e verso l’Italia passano vicino alle coste albanesi, mentre per il momento non si esclude nulla, nemmeno l’ipotesi di un "attentato" al turismo albanese.

"Non è la prima volta"!

A scoprire l’inquinamento delle acque cristalline dello Ionio sono stati gli stessi turisti i quali, mentre uscivano dal mare, hanno trovato sul corpo "delle macchie nere che non andavano via nemmeno con l’acqua calda". Preoccupati, hanno avvisato le autorità locali, le quali, dopo essersi accorte dell’accaduto hanno chiamato d’urgenza Tirana. Si è dovuto aspettare l’arrivo del Ministro dell’ambiente, Ethem Ruka, per scoprire che ad essere contaminate dalla chiazza oleosa erano circa 20 km del litorale fra Valona e Saranda, uno dei tratti più belli delle coste albanesi, dove si trovano alcune delle perle del turismo locale.

Le autorità di Tirana inizialmente hanno cercato invano di minimizzare le conseguenze. Ma dopo alcuni giorni e dopo aver ricevuto i primi dati dai laboratori sul materiale buttato in mare, è stato lo stesso ministro Ruka ad ammettere che la situazione è preoccupante. "Nonostante non sia possibile parlare di una catastrofe ambientale – ha detto – tuttavia la situazione è allarmante poiché 20-30 km della fascia costiera sono difficili da pulire meccanicamente". "Non è la prima volta che accade una cosa del genere " ha aggiunto il ministro, secondo il quale "il problema sta nel fatto che le navi straniere passano molto vicino alle nostre acque e in questi casi qualcuna di esse sfrutta l’occasione per buttare in mare rifiuti di combustibile con l’intenzione di ridurre le spese necessarie per il loro successivo smaltimento".

Interrogato dai giornalisti sulla possibilità di un inquinamento intenzionale, Ruka si è detto "incompetente per affermare una cosa del genere", non risparmiando però qualche battuta nei confronti dei vicini meridionali. "I Paesi comunitari conoscono bene gli accordi marittimi e quelli sull’ambiente, che sono costretti a rispettare anche riguardo ai Paesi extra-comunitari. Prima di chiedere agli altri il raggiungimento degli standard – ha concluso il ministro – devi prima rispettarli da solo".

Un incidente o …?

Dopo le innumerevoli testimonianze che non si "tratti della prima volta", le autorità giudiziarie locali e quelle nazionali hanno aperto alcune indagini. Per il momento gli inquirenti non escludono niente, mentre le piste principali delle indagini sembrano essere tre. La prima è quella di un incidente, oppure come viene chiamata in gergo un "Oilspill", cioè la perdita di carburante in mare a causa di qualche avaria. La seconda è quella lanciata dal ministro Ruka e cioè il tentativo di ridurre le spese per lo smaltimento dei rifiuti del combustibile buttandolo di nascosto in mare. La terza ipotesi, molto più pesante, è quella di un "attentato" al turismo albanese. A lanciarla è stato Hektor Harizaj, ispettore presso l’Agenzia regionale per l’ambiente a Valona. Secondo il funzionario, non solo non si può escludere che si tratti di un inquinamento intenzionale, ma dietro le navi greche si possono nascondere i veri "mandanti", cioè qualche agenzia turistica straniera che non vede di buon occhio lo sviluppo, ancora lento, del turismo locale in Albania.

Un’ipotesi tutta da confermare quella di Harizaj. Ma nonostante ciò, qualche elemento a suo favore non mancherebbe. Prima di tutto, sta di fatto che il turismo albanese, benché lentamente, si sta sviluppando e nell’ultimo periodo ha attirato anche l’attenzione del Governo. Quest’ultimo sta tentando di sostituire gli introiti degli emigranti (considerati finora come "l’ossigeno" per l’economia del Paese) con quelli del turismo. I dati per il momento mancano, visto che la stagione turistica è ancora in corso, ma basti pensare che solo dal Kosovo, dal 1 al 13 agosto più di 22 mila turisti sono entranti in Albania mentre solo durante la notte tra il 14 e il 15 hanno passato la dogana di Morin più 2.800 turisti kosovari.

A favore della tesi dell’ispettore di Valona andrebbero anche le testimonianze di alcuni abitanti di Saranda (a sud ovest dell’Albania) secondo i quali ogni anno, appena si avvicina l’estate, le Tv greche dell’isola di Corfù, alla quale la città è molto vicina, cominciano a mandare in onda le immagini dei disordini e delle rivolte armate che hanno scombussolato l’Albania nel 1997. Mancanza di programma o di aggiornamento?!!!

Le proteste

Spinti anche da titoli a tutta pagina del tipo "Noi li proteggiamo, loro ci sporcano" pubblicati sui giornali dell’opposizione – con riferimento agli sforzi albanesi di garantire la sicurezza nel confine con la Grecia durante i Giochi Olimpici "Atene 2004" che costerà a Tirana circa 3 milioni USD – le prime a protestare, sono state alcune organizzazioni giovanili. Definendo l’inquinamento nello Ionio come "un atto terroristico" decine di manifestanti hanno protestato di fronte all’ambasciata greca a Tirana buttando all’entrata dell’edificio del pesce morto sporco di carburante. "La Grecia deve prendersi la propria responsabilità – hanno detto – perché è da anni che tace su questo fatto".

Alle proteste dell’opinione pubblica si è aggiunto il leader dell’opposizione, Sali Berisha, secondo il quale "l’inquinamento non è stato accidentale, ma un processo iniziato sin dal 15 luglio". Per l’ex presidente questo scandalo "è l’ennesima prova del fallimento dello Stato" poiché la Guardia costiera "ha tutti i mezzi per identificare sin dall’inizio fenomeni del genere".

La prima reazione delle autorità elleniche è arrivata con una settimana di ritardo. Il ministro greco per il turismo, Dimitris Avramopulos, dicendo di "capire la sensibilità delle organizzazioni ecologiche di tutti i Paesi" ha invitato a stare tranquilli "i nostri amici albanesi, dato che siamo interessati nella stessa misura all’ambiente della Grecia e a quello della regione".

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