Albania-Italia: al varo contingente di peacekeeping bilaterale
Ancora un passo avanti verso i rapporti di stretta collaborazione tra Albania e Italia: dopo il dichiarato aiuto italiano nella costruzione della legge antimafia, giunge l’intesa su truppe comuni per missioni all’estero
Un contingente misto di peacekeeping italo-albanese: sarebbe questa l’ultima frontiera di collaborazione tra i due Paesi, che rileva per l’ennesima volta i profondi rapporti tra Roma e Tirana. La conferma è arrivata dal sottosegretario alla Difesa Filippo Berselli in visita mercoledì a Valona dove ha inaugurato la Scuola di volo delle Forze aeree albanesi, ristrutturata completamente con fondi italiani. Nonostante non ci sia ancora nulla di deciso, "Credo che il progetto possa andare a buon fine", ha affermato Berselli.
Insieme in missioni di pace
La proposta di un contingente misto da impiegare nelle operazioni di pace è stata rinnovata dal ministro della Difesa albanese Pandeli Majko presente mercoledì a Valona all’inaugurazione della Scuola di volo. Di fatto, Majko, aveva avanzato per la prima volta l’idea durante la sua ultima visita ufficiale in Italia nell’incontro con il suo omologo italiano Antonio Martino.
Dopo aver ringraziato il Governo italiano per la cooperazione tra i due paesi "ormai consolidata", Majko ha auspicato che presto "i militari albanesi possano partecipare insieme agli italiani alle missioni internazionali" fuori area. Le Forze armate albanesi sono già presenti in diverse attività di questo tipo: 200 uomini delle truppe d’elite chiamate "Komando" stanno dando il loro contributo nel ripristino dell’ordine in Bosnia, Afghanistan e Iraq. Ma Roma e Tirana guardano più lontano per cercare di unire le loro forze nel raggiungere questo traguardo. "Ora stiamo cercando di organizzare delle truppe di peacekeeping bilaterali italo-albanesi", spiega Majko.
Confermando, Berselli aggiunge che le autorità di Roma stanno già lavorando in questa direzione: "Stiamo pensando alla possibilità di condurre operazioni di pace fuori area inserendo, in alcuni casi, i militari albanesi nei nostri contingenti. C’è stato il parere favorevole dell’Esercito ed ora la questione è all’esame dello Stato maggiore della Difesa". Il sottosegretario si dice ottimista e spiega perché questo progetto possa essere importante per l’Italia. "Penso che possa andare a buon fine. Anche perché, considerando l’alto numero di uomini che l’Italia impiega fuori dai confini nazionali, questo contributo potrebbe essere importante".
Ma Berselli ci tiene a sottolineare che l’idea non ha niente a che fare con la cosiddetta "brigata di albanesi" cui si dice "contrarissimo". L’ipotesi di reclutare nell’esercito italiano cittadini extracomunitari creò tante polemiche in passato. "Gli albanesi restano a far parte dell’Esercito albanese – spiega il sottosegretario – solo sarebbero inseriti, in modo organico, in un contingente italiano". Anche se per il momento sembra un po’ difficile capire come sarà questo contingente misto, si potrebbe tentare di definirlo come una vera e propria integrazione di un nucleo di militari – sempre nella salvaguardia dell’appartenenza alle rispettive Forze armate – in un contingente di altra nazionalità. Proprio per risolvere queste difficoltà, i tecnici del Ministero della difesa hanno ormai iniziato il lavoro su alcune questioni specifiche "come la retribuzione e le regole d’ingaggio", afferma Berselli.
"Perché l’Albania ci sta a cuore!"
Per definire le tradizionali relazioni tra l’Italia e l’Albania si possono usare tutti i superlativi, e questo ormai è negli occhi di tutti. Quello che a volte viene chiamato (forse un po’ esageratamente) "il sogno italiano" per gli albanesi che vivono nel loro Paese è gia una realtà: infatti, l’aiuto e il sostegno delle autorità di Roma è incessante dagli inizi degli anni 90, quando con i venti freschi della democrazia arrivarono anche problemi come la stabilità politica, l’emigrazione clandestina e altro ancora… E in questa lotta, l’ultimo aiuto d’oltre Adriatico per le autorità di Tirana si è materializzato nella nuova Scuola di volo delle Forze aree albanesi. Si trova a circa 20 chilometri da Valona ed è stata ristrutturata completamente con fondi italiani dal gruppo autonomo Albit (acronimo di Albania e Italia) dell’Aeronautica militare.
Le forze aeree albanesi attualmente possono contare su 7 elicotteri Agusta Ab206 e si punta ad altri 7 Ab205. Parte di questi velivoli saranno utilizzati nella lotta contro i traffici illeciti e l’emigrazione clandestina, ed è per questo che la Scuola di volo diventa indispensabile. All’istruzione dei nuovi allievi piloti penseranno i 110 militari italiani già presenti in Albania i quali hanno ormai già cominciato il lavoro, nell’ambito del "Progetto 407" della Die (Delegazione italiana esperti in Albania) per il quale sono stati stanziati 1.600.000 Euro.
Durante il proprio intervento nella cerimonia dell’inaugurazione il sottosegretario Berselli ha spiegato il perché di tutto questo darsi da fare dell’Italia: "Al Governo italiano sta particolarmente a cuore la stabilità dell’Albania, porta strategica dei Balcani. Una regione che è stata rifugio di terroristi e criminali, una vera minaccia per l’Europa e per l’Italia, ma dove oggi si respira finalmente un’aria nuova". Ma il sostegno dall’altra parte dell’Adriatico non mancherà nemmeno nel raggiungere una sempre maggiore integrazione dell’Albania in Europa e nella Nato.
Legge antimafia, Tirana chiama e Mandoi risponde
Europa e Nato… sì, sono questi i due maggiori obbiettivi di ogni governo in Albania. Obbiettivi, però, che per essere raggiunti non possono prescindere dal raggiungimento da parte di Tirana della stabilità interna e di un maggiore impulso nella lotta alla criminalità organizzata. Riguardo quest’ultima questione, il Premier Fatos Nano ha annunciato la creazione per la prima volta di una legge antimafia sul modello di quella italiana. E per dare una mano dal punto di vista legislativo le autorità albanesi hanno chiamato il viceprocuratore antimafia Francesco Mandoi.
"Entro 3-4 mesi al massimo il governo albanese sarà nelle condizioni di portare in parlamento la prima legge antimafia", ha detto fiducioso all’Ansa Mandoi, il quale si è precipitato subito nella capitale albanese. E mercoledì, in una conferenza stampa al termine della sua visita di tre giorni a Tirana, lancia un ultimatum: da questo momento, tutte le persone che non possono provare che le loro ricchezze non provengono da attività criminali, devono avere paura. "Siamo pronti a dare al governo albanese tutte le informazioni, non solo italiane" ha promesso di fronte ai giornalisti "perché questi dati possano essere usati subito". "Noi abbiamo proposto la creazione di alcune squadre d’inchiesta che saranno composte da procuratori albanesi e italiani, i quali investigheranno su questioni che hanno a che fare con l’Italia e l’Albania".
All’indomani della tragedia del 9 gennaio dove persero la vita 21 clandestini albanesi e altri 7 risultano ancora dispersi, la polizia ha intrapreso la maxi-operazione "Rete d’acciaio" che punta a sequestrare i patrimoni immobili dei vertici della criminalità. Ma per non rischiare che l’intera operazione fallisca è urgente l’approvazione dell’attesissima legge antimafia.
Vedi anche:
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