Aggressione neonazista all’Università di Novi Sad
L’organizzazione neonazista Nacionalni stroj (Fronte nazionale) ha attaccato un convegno antifascista alla Facoltà di Filosofia di Novi Sad. Incidenti simili si moltiplicano in Vojvodina. Il presidente del Parlamento regionale mette in guardia contro questa «epidemia di primitivismo», che riporta il Paese ai peggiori momenti degli anni ’90
Di S. Stefanovic e R. Balac, Danas, 11 novembre 2005; traduzione di Jasna Andjelic (Le Courrier des Balkans) e Carlo Dall’Asta per Osservatorio sui Balcani
La polizia municipale ha arrestato venerdì pomeriggio uno dei membri dell’organizzazione neonazista Nacionalni stroj che l’altro ieri hanno attaccato i partecipanti e i visitatori di un dibattito antifascista alla Facoltà di Novi Sad.
«L’impunito ripetersi di questi esempi di violenza a Novi Sad è vergognoso. Si riabilita l’ideologia nazista, si minacciano di sterminio non solo i membri delle altre etnìe, ma anche tutti coloro che condannano questa ideologia dal passato», denuncia Bojan Kostres, presidente del Parlamento della regione autonoma di Vojvodina, riferendosi all’incidente.
Una ventina di membri dell’organizzazione neonazista Nacionalni stroj hanno fatto irruzione la sera di mercoledì 9 novembre al convegno intitolato «La minaccia fascista», organizzato in occasione della Giornata mondiale di lotta contro il fascismo. I giovani dai capelli corti e in abiti neri hanno schiaffeggiato diversi dei presenti e minacciato gli organizzatori, in particolare il direttore del Dipartimento di filosofia Milenko Perovic. Dandogli del «maiale ustascia», i neonazisti hanno promesso al professore che lo avrebbero «aspettato di notte in qualche angolo», e hanno minacciato di aggredirne il figlio, che non era presente in sala.
«La Serbia ai Serbi »
I volantini lanciati tra il pubblico definivano i partecipanti e gli spettatori del dibattito come «veterocomunisti», che avrebbero dovuto «nascondersi nei buchi insieme ai topi» e contenevano l’esplicito messaggio «la Serbia ai Serbi». Gli aggressori se ne sono andati dopo una decina di minuti. La polizia è arrivata alla Facoltà di filosofia dopo la loro partenza per interrogare gli organizzatori del convegno.
Un po’ più tardi, nel corso di una rissa durante un concerto rock antifascista nel club Gradilište, un giovane ha ricevuto una coltellata al cuore. Quattro persone sono state ferite leggermente dallo stesso aggressore ma, secondo le fonti ufficiali, questo incidente non sarebbe imputabile a Nacionalni stroj.
Il professor Perovic dice di provare «una profonda indignazione» dopo questo attacco, e che la sua famiglia e lui stesso si sentono insicuri «in questa società e in questa città a cui mi sono interamente consacrato in questi ultimi 30 anni». Secondo lui, Nacionalni stroj è un gruppo ben organizzato e pronto a tutto.
«Noi abbiamo dato alla polizia tutte le informazioni e abbiamo il diritto di aspettarci protezione in quanto cittadini e membri della comunità accademica. Se la reazione dello Stato, della magistratura e della polizia non sarà adeguata e tempestiva è facile immaginarsi che incidenti simili potranno ripetersi», spiega Milenko Perovic.
Il professor Perovic spiega che i membri di Nacionalni stroj hanno dapprima preso a schiaffi uno degli organizzatori, e poi hanno cercato di regolare i conti con il cameraman. Quando Milenko Perovic gli ha personalmente chiesto di cessare questi attacchi e di assistere al dibattito in modo decente «essi sono diventati aggressivi, come se avessero ricevuto un ordine».
«Hanno incominciato a minacciare me, come anche mio figlio che non era neppure presente, hanno lanciato il loro materiale propagandistico tra il pubblico e alcuni hanno alzato le braccia facendo il saluto fascista. Hanno poi detto che io avvelenavo la gioventù, che avrebbero regolato i conti con tutti noi, che dovevamo andarcene in America, ecc.», racconta Milenko Perovic.
Secondo lui è stata una coincidenza incredibile, fare un’esposizione teorica e filosofica sulla minaccia e sul pericolo che il fascismo rappresenta per qualsiasi società moderna, e subito dopo assistere alla dimostrazione pratica di questo comportamento.
Fascistizzazione della società
«L’obiettivo del convegno era mettere in guardia contro il pericolo latente della fascistizzazione della nostra società, il che è stato ben provato da quanto è successo in seguito. Nella mia esperienza gli incidenti sono sempre possibili, perché il dibattito sui problemi acuti della società attuale comporta sempre il confronto con una delle fonti del male», dice Milenko Perovic, sottolineando che il dibattito è proseguito normalmente.
L’attacco dei neonazisti è stato condannato dai più alti funzionari della regione e della città di Novi Sad, come pure dalla maggior parte dei partiti politici.
«La Vojvodina è una regione in cui coabitano diversi popoli, con sei lingue ufficiali, ma la destra radicale è al potere nel capoluogo, il che rende questi incidenti meno sorprendenti di quanto potevano sembrare a prima vista. Questa è l’ultima possibilità per tutte le persone di buona volontà, coscienti dell’importanza dello sviluppo della tolleranza nella regione, di prendere l’iniziativa per respingere questo estremismo», afferma il presidente della Giunta della Regione autonoma di Vojvodina, Bojan Pajtic.
Pajtic ricorda che l’idea principale dei nazisti era quella di fare sparire gli Ebrei e gli Slavi dal suolo europeo, e che avevano iniziato un programma di sterminio.
«Il comportamento di questa gente dimostra che non solo siamo contaminati dal virus dell’odio, in conseguenza delle guerre condotte alla fine del ventesimo secolo, ma anche che lo Stato non fa sufficienti sforzi per educare i giovani e punire quelli che non sono disposti ad accettare le differenze», continua Bojan Pajtic.
«Epidemia di primitivismo» a Novi Sad
Il sindaco di Novi Sad, Maja Gojkovic (del Partito radicale serbo, SRS), che è «in costante contatto con la polizia e insiste su un rapido arresto dei responsabili dell’incidente», condanna l’irruzione al convegno «La minaccia fascista». Ricorda che episodi simili non si erano mai verificati a Novi Sad e che bisogna renderli impossibili in futuro.
Essa esige inoltre che la polizia comunichi i risultati dell’inchiesta con la massima urgenza, dato che i funzionari di polizia di Novi Sad l’hanno informata telefonicamente di conoscere l’identità degli aggressori.
Secondo la valutazione di Bojan Kostres, «non è un caso che questo atto di violenza abbia avuto luogo in occasione della giornata internazionale di lotta contro il fascismo: questo rappresenta un messaggio chiaro e preciso che dimostra che lo sciovinismo non è ancora sparito dalla nostra regione».
«Il potere serbo ha dimostrato un eccessivo lassismo e la mancanza di una reale intenzione di intraprendere un’azione decisiva per mettere fine alla violenza. Noi siamo testimoni della quotidiana comparsa sui muri di scritte che incitano al crimine e al genocidio. I convegni e le riunioni neonaziste tenutesi a Novi Sad suscitano l’inquietudine e la paura dei cittadini. Si chiudono coscientemente gli occhi di fronte a un ritorno sempre più evidente delle tenebre degli anni ’90, il periodo più vergognoso della storia serba, e tutto questo con l’obiettivo di guadagnare politicamente dei punti», sottolinea Bojan Kostres. Egli conclude che «la coalizione al potere nella municipalità di Novi Sad fa apposta ad ignorare questa epidemia di bestiale primitivismo, e questo per ragioni che restano ignote».
«Purtroppo, in attesa che il potere prenda delle misure concrete, tutti quelli che optano per una via normale, per la tolleranza interetnica, la democrazia e la libertà, la Serbia e l’Europa, sono in pericolo», conclude Bojan Kostres.
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