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“Ne damo naše Laure!”: proteste contro la corruzione in Serbia

Due sostitute procuratrici vengono trasferite perché hanno ordinato degli arresti nelle indagini sulla corruzione all’interno della compagnia elettrica della Serbia (EPS). La piazza protesta allo slogan “Non rinunciamo alle nostre Laure!”, in riferimento a Laura Kövesi, la procuratrice romena divenuta capo della procura europea

14/03/2023, Massimo Moratti - Belgrado

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Quella appena conclusasi è stata la terza settimana di proteste a Belgrado in sostegno a Jasmina Paunović e Bojana Savanović sostitute procuratrici dell’ufficio della procura superiore di Belgrado. A fine febbraio le due procuratrici avevano ordinato i primi arresti nelle indagini sulla corruzione all’interno della Elektroprivreda Srbije (EPS), la compagnia elettrica della Serbia. Il giorno dopo gli arresti le due sostitute procuratrici erano state immediatamente trasferite ad altri incarichi.

Il fatto è stato denunciato da una parlamentare dell’opposizione . Dopo un’iniziale protesta di alcuni operatori di giustizia il 25 febbraio, le proteste hanno iniziato ad esser organizzate su più larga scala. La seconda protesta si è tenuta il 2 marzo di fronte al palazzo del governo e si è poi trasferita di fronte al palazzo del procuratore della repubblica. Alla protesta, che si è svolta senza incidenti, hanno partecipato circa un migliaio di persone che, oltre a dimostrare il sostegno alle due procuratrici, hanno avanzato delle precise richieste, tra le quali l’annullamento del trasferimento delle due procuratrici, le dimissioni di Nenad Stefanović il procuratore capo responsabile del trasferimento e Brankica Marić, la vice di Stefanović che da fine febbraio si occupa del caso EPS, e infine le dimissioni della procuratrice della repubblica stessa, Jagorka Dolovac.

La terza protesta, complice la giornata di pioggia e una minore copertura mediatica, si è svolta venerdì 10 marzo e ha visto una partecipazione più ridotta, qualche centinaio di persone. Sono state reiterate le richieste di dimissioni già annunciate in precedenza. In contemporanea un’altra manifestazione a sostegno delle sostitute procuratrici si è svolta anche a Niš.

Lo slogan della protesta è “Ne damo naše Laure!” (“Non rinunciamo alle nostre Laure!”), le due sostitute procuratrici sono state simbolicamente ribattezzate le “nostre Laure”, richiamandosi direttamente a Laura Kövesi, la procuratrice romena simbolo della lotta alla corruzione in Romania e poi divenuta capo della procura europea .

Le indagini

Alla base delle proteste, ci sono le indagini sulla corruzione all’interno della EPS stessa.

Le indagini sono partite in merito ad un appalto per la costruzione della ferrovia di collegamento per la centrale elettrica di Kostolac, vicino a Požarevac. A Kostolac nel 2017, un consorzio guidato dalla filiale serba di “Italiana Costruzioni” assieme ad un gruppo di imprese locali con a capo la “Bauwesen” di Lazarevac si era aggiudicato l’appalto per la costruzione di una tratta ferroviaria che collegasse la centrale termoelettrica con la vicina stazione ferroviaria di Stig. Particolarmente problematica era la presenza della “Bauwesen” una ditta che negli ultimi tempi aveva ricevuto numerosi contratti per lavori pubblici, nonostante in precedenza la ditta stessa fosse stata a lungo inserita nella “lista nera” dell’Ufficio per gli Appalti Pubblici della Serbia.

I lavori per la costruzione della tratta ferroviaria però non furono mai realizzati, o furono realizzati solo in parte, ma si sospetta che siano stati regolarmente pagati dalla EPS. Le indagini hanno portato all’arresto di sei persone il 22 febbraio scorso. Tra le sei persone arrestate sia funzionari pubblici e dell’EPS che dovevano supervisionare i lavori, sia gli allora dirigenti delle ditte che erano incaricate di svolgere i lavori. I lavori prevedevano la costruzione di circa 20 chilometri di tratta ferrovia, ma quando si scoprì che di fatto mancavano alcuni chilometri di ferrovia, immediatamente era stata sporta denuncia ed erano scattate le indagini. Si calcola che la potenziale frode abbia causato un danno al bilancio EPS di circa 7,5 milioni di dollari. L’indagine è in corso e dopo gli arresti, questa settimana, la procura di Belgrado sentirà i primi cinque testimoni.

La EPS è una compagnia di importanza strategica per la Serbia e secondo quanto riportato, le indagini iniziate sarebbero solo la punta dell’iceberg di fenomeni legati alla corruzione ben più ampi. La EPS è da tempo nell’occhio del ciclone a causa del suo cattivo management , che ha causato notevoli problemi ai cittadini serbi.

"Lo stato è ostaggio dei ladri al potere!", Belgrado, marzo 2023 (foto M. Moratti)

"Lo stato è ostaggio dei ladri al potere!", Belgrado, marzo 2023 (foto M. Moratti)

I trasferimenti

Il giorno dopo gli arresti si è venuti a sapere che le due sostitute procuratrici che lavoravano sul caso EPS e che avevano ordinato gli arresti erano state trasferite dal dipartimento anti-corruzione all’unità che segue il crimine comune. Il trasferimento era stato ordinato dal procuratore capo di Belgrado, Nenad Stefanović, che ha disposto che il caso fosse assegnato alla sua vice, Brankica Marić. Secondo Stefanović, il trasferimento è dovuto ad un normale avvicendamento annuale e al fatto che la stessa Savanović aveva fatto richiesta di trasferimento tempo addietro, cosa che la Savanović ha smentito decisamente. Per quanto riguarda Jasmina Paunović, apparentemente il trasferimento è stato a conseguenza di un messaggio Viber nel quale contestava l’approccio di Stefanović.

Il trasferimento delle due sostitute procuratrici è avvenuto ancor prima che le due procuratrici potessero interrogare gli arrestati, che sono stati a loro volta interrogati da Brankica Marić. La decisione di Stefanović ha suscitato numerose critiche e contestazioni. Stefanović stesso, la cui carriera è stata sorprendentemente rapida, è stato definito dalla stampa come “commissario politico all’interno della procura”. Stefanović ha reagito alle critiche e agli attacchi e si è dichiarato vittima di una campagna mediatica contro di lui richiedendo l’intervento delle autorità competenti. A favore di Stefanović si è pronunciato il presidente Vučić in persona sostenendo che si era scatenata una sorta di persecuzione nei suoi confronti. Il ministero della Giustizia, in un comunicato alquanto convoluto ha spiegato che decisioni come quella presa da Stefanović fanno parte delle mansioni dei procuratori capo e che gli attacchi mediatici alla procura superiore di Belgrado sono stati usati per screditare il lavoro di riforma del sistema giudiziario.

Nel frattempo, nei confronti di Stefanović è stata inoltrata al Consiglio Nazionale della Procura una richiesta di procedimenti disciplinari per aver minato la credibilità dell’ufficio della procura e per aver rilasciato dichiarazioni non corrispondenti alla verità. La richiesta è stata inviata pochi giorni fa ed il caso è ancora pendente.

 

I prossimi sviluppi

Al momento la situazione appare incerta. Venerdì 10, gli organizzatori della protesta hanno indicato che le proteste continueranno, ma hanno anche invitato la gente a protestare in modo molto più diffuso con delle astensioni giornaliere dal lavoro, ogni giorno dalle 10 alle 10.30. È stata anche menzionata la possibilità di bloccare il ponte di Gazela a Belgrado se le richieste dei manifestanti non verranno ascoltate. Per il momento una nuova protesta è stata annunciata per giovedì 16 a Novi Sad.

Dopo la protesta di venerdì 10 bisognerà capire se la protesta prenderà nuovo slancio oppure se, come in molti altri casi, si affievolirà fino a scomparire. Il governo serbo in situazioni come queste ha spesso fatto resistenza passiva ad ogni cambiamento ed atteso che passasse l’onda. Bisognerà vedere se questa tattica avrà successo anche per quanto riguarda l’EPS e i possibili casi di corruzione su larga scala all’interno della più grande impresa pubblica serba, con conseguenze che toccano direttamente le tasche dei cittadini.

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