‘Le mie condizioni di vita sono difficili”, lo dichiara il 66% dei cittadini della Serbia
I cittadini della Serbia riconoscono al nuovo corso i successi in politica estera ma cresce il malcontento per la situazione economica.
Un sondaggio condotto da Mark Plan e pubblicato dal quotidiano Vecernje Novosti mostra come il 66,6% degli intervistati non sia soddisfatto con il proprio standard di vita ed anzi ritenga di condurre una vita "dura". Solo il 7,7% è soddisfatto con il livello di vita garantito dal proprio reddito. Confrontando i dati di questo sondaggio con quelli di sondaggi precedenti si ricava che se all’indomani della caduta di Milosevic il 73% degli intervistati si dichiarava fiducioso nel futuro ora la percentuale si è ridotta al 53%. Ed è cresciuta la percetuale di chi si dichiara insoddisfatto.
Interpellati sui risultati ottenuti dalla nuova coalizione di governo la maggiorparte degli intervistati si è dichiarata pienamente soddisfatta per i risultati ottenuti in politica estera, meno per quanto riguarda quella interna. Un quarto degli interpellati ha risposto che se il governo, per la fine dell’anno, non avrà raggiunto qualche risultato tangibile, dovrà essere cambiato.
Intanto rientra il rischio di sciopero generale, indetto lo scorso 16 ottobre da tre sindacati indipendenti serbi. Questi ultimi, in seguito ad un colloquio con esponenti del Governo, si sono dichiarati soddisfatti delle risposte ottenute ed hanno annunciato che si prospetta un periodo di "dialogo con e tra le parti sociali" (Beta News Agency, 26.10).
I prezzi dei beni di prima necessità comunque, a prescindere da aperture tra sindacati e Governo, continuano a crescere. Il prezzo dell’olio di semi a Nis, ad esempio, è salito del 30% negli ultimi due mesi. I consumatori protestano denuciando l’altalena continua dei prezzi, i produttori , d’altro canto, denunciano la difficoltà a coprire le spese ed annunciano futuri incrementi dei prezzi. Sul banco degli accusati i commercianti che si dice ricavino un 20% di guadagno su ogni bottiglia di olio venduto ed il Governo che ha da quest’anno per la prima volta posto una tassa (20%) sulla vendita di questo bene di prima necessità. Ed i produttori di girasole della Vojvodina minacciano di sospendere la produzione a meno che il Governo non garantisca loro l’inalzamento del prezzo per chilogrammo dai 12 ai 15.75 dinari.
Sembra che i prezzi cresceranno e l’esempio dell’olio è solo una goccia nel mare degli incrementi dei prezzi dei prodotti alimentari.
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