Tipologia: Notizia

Tag: LGBT

Area: Serbia

Categoria:

Serbia, Europa e LGBT

Quali sono i diritti dei cittadini LGBT(Lesbiche Gay Bisessuali e Transgender), qual è la prassi europea, cosa prevede la legislazione della Serbia e Montenegro su questo argomento? Breve inchiesta del belgradese Vreme. Nostra traduzione

23/03/2006, Redazione -

Serbia-Europa-e-LGBT

Di Jasmina Lazic, 16 marzo 2006, Vreme (tit. orig. Tranzicija: Srbija, Evropa i LBGT)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Ivana Telebak

La Serbia e Montenegro è rimasto l’unico paese nella regione dove ancora non è stata accettata la Legge generale sull’anti-discriminazione. Il Parlamento della Serbia il 27 marzo dovrebbe votare la Proposta di legge per impedire la discriminazione dei portatori di handicap, ma per quanto riguarda la popolazione LGBT (Lesbiche Gay Bisessuali e Transgender), la situazione, almeno ancora per un certo periodo, non cambierà di un millimetro. L’11 ottobre dell’anno scorso tutti i partiti politici in Serbia hanno rifiutato in modo deciso la proposta per legalizzare i matrimoni omosessuali, e anche per dare il permesso alle coppie omosessuali di adottare i bambini. Tutti, a dire il vero, hanno sottolineato di essere contro ogni tipo di discriminazione e di impegnarsi affinché vengano rispettati i diritti umani, ma nessuno crede che la soluzione dello status delle persone di orientamento omosessuale sia una priorità. Nonostante il fatto che i politici locali non considerino la legalizzazione dei matrimoni omosessuali come uno dei "doveri" della transizione, l’Unione europea non la vede così.

Cos’è allora ciò che obbliga la Serbia?

Detto fatto

La Serbia e Montenegro dal 1993 è uno dei membri del Consiglio d’Europa, ed è quindi obbligata a rispettare le decisioni che questo organismo ha adottato. Una di queste decisioni è anche la Direttiva del Consiglio d’Europa, approvata nel 2000, con la quale si vieta ogni discriminazione in base all’orientamento sessuale e allo status extraconiugale sul lavoro e in riferimento al lavoro. I futuri membri sono obbligati a rispettare i criteri per l’ingresso nell’UE. Fra questi c’è anche il rispetto dei diritti umani in modo generale e incondizionato, che agli stati candidati è richiesto in base ai Criteri di Copenaghen, all’Accordo sull’Unione europea e all’Accordo di Amsterdam. Questo ultimo fornisce la base legale per impedire ogni discriminazione basata sull’orientamento sessuale, e richiede la necessità di attenersi a tutte le azioni previste per impedire la discriminazione in base al sesso, all’appartenenza di razza o etnica, alla religione, fede, handicap o all’orientamento sessuale.

In questo momento, la SM è uno dei 22 paesi membri del Consiglio d’Europa che non riconoscono legalmente le coppie dello stesso sesso, e ne testimonia anche il rapporto della Commissione europea di Bruxelles del 7 novembre 2005. Nella parte che si riferisce all’orientamento sessuale, c’è scritto che nella SM non ci sono stati avanzamenti nell’accettazione della legge generale anti discriminazione, nonostante fossero già state approvate o si trovano nell’iter parlamentare leggi particolari che si riferiscono alla parità dei sessi e alla protezione dei gruppi discriminati. Nel rapporto si valuta che la nostra legislazione nomina soltanto in modo sporadico il divieto della discriminazione sessuale come un obbligo particolare e conclude che il grado di protezione contro la discriminazione in SM è ancora lontano dagli standard dell’UE.

Nel documento costituzionale della unione statale SM quando si tratta del rispetto dei diritti umani, l’orientamento sessuale non è stato menzionato, ma si rispettano le persone di "secondo status", il che, se dovessimo giocare la carta dell’associazione di fronte all’UE, potrebbe riferirsi anche alla popolazione LGBT. L’orientamento sessuale è riportato in modo esplicito nei decreti anti discriminazione di quattro leggi. Nella Legge sul lavoro e nella Legge sull’istruzione superiore che sono state approvate l’anno scorso, la discriminazione in base all’orientamento sessuale è resa uguale alla discriminazione su base sessuale, razziale, handicap, linguistica e altre categorie. La legge sulla radio diffusione, adottata nel 2002, vieta di dare informazioni con le quali si incita la discriminazione, l’odio o la violenza contro le persone o i gruppi di persone, fra l’altro, anche per l’orientamento sessuale. La Legge sull’informazione pubblica, in vigore dal 2003, prevede che la persona, come membro di un gruppo, alla quale si riferiscono personalmente le informazioni offensive ha il diritto di esporre denuncia presso il tribunale contro l’autore delle informazioni e contro il redattore responsabile dell’organo pubblico dove l’informazione è stata pubblicata, e con ciò può chiedere di vietare la ripetizione della pubblicazione e addossare le spese della sentenza agli accusati. Se, invece, "il linguaggio dell’odio" fa parte di un testo giornalistico o scientifico, ed è pubblicato/citato con un tono critico, la violazione del divieto del linguaggio dell’odio viene rifiutata. Quanta ripugnanza si ha nella pratica dell’articolo 39, lo dimostra nel modo migliore il quadro dei media in Serbia dove la popolazione LGTB, a dire il vero, scivola dal settore "esotico", ma continua a rimanere marginale, mentre i giornali sono ancora pieni di "succosi" epiteti quando si tratta di questa o dell’altra tematica non pronunciabile con un dizionario dotto.

La prassi europea

Il trend del riconoscimento legale delle coppie omosessuali in Occidente è in crescita. Su questa questione, fino ad ora, si sono spinti più lontano l’Olanda, il Belgio e la Spagna, che hanno legalizzato i matrimoni omosessuali. Altri paesi, ognuno a modo suo e nel dominio delle proprie leggi, accettano l’orientamento sessuale verso lo stesso sesso. Le più frequenti formulazioni legali sono le registrazioni di coabitazione/registrazione della partnership e coabitazione non registrata delle coppie omosessuali. La Gran Bretagna nel dicembre dell’anno scorso ha riconosciuto alle coppie dello stesso sesso i diritti e gli obblighi che valgono anche nel matrimonio eterosessuale. La Svezia già nel 1998 aveva riconosciuto i diritti limitati di proprietà rispetto alle coppie eterosessuali non sposate, e nel 2003 questi diritti sono stati resi uguali ai diritti di cui godono anche le coppie eterosessuali. Alle coppie omosessuali registrate dal 1994 è stato concessa la piena garanzia di protezione, di responsabilità e i vantaggi che valgono anche per il matrimonio, inclusi anche gli accordi nel caso la relazione finisse. E’ interessante che persino chi non è cittadino della Svezia (se hanno la residenza permanente in Svezia per almeno due anni) può registrare la partnership con una persona di qualsiasi cittadinanza sul territorio di questo paese. La Svezia, invece, non ha ancora accettato la legge sui matrimoni dello stesso sesso, ma è stata inviata alla procedura del parlamento svedese. Nonostante l’Olanda nel 2001 abbia accettato la Legge sui matrimoni gay – fra l’altro anche il diritto alla pensione, assicurazione sociale, eredità e ampi diritti di adozione rispetto ai bambini – vieta l’adozione dei bambini dall’estero. Il parlamento tedesco nel 2000 ha accettato il matrimonio gay in forma limitata. Ciò sottintende che i partner possono portare lo stesso cognome; comune tutela nel caso che uno dei partner abbia la tutela sui bambini della relazione precedente, come anche l’adozione del bambino del partner; anche nel caso in cui uno dei partner è cittadino di un altro paese. L’"anzianità" che i partner dello stesso sesso devono dimostrare per essere riconosciuti in Portogallo dura due anni. Dopo di che, grazie alla decisione del 2001, godono la maggior parte dei diritti simili a quelli dei matrimoni eterosessuali. La Spagna che ha accettato la legge sui matrimoni gay l’anno scorso nonostante l’influenza della Chiesa cattolica, a differenza del Belgio che ha accettato questo atto due anni prima, permette alle coppie dello stesso sesso di adottare i bambini.

Quando si tratta degli ex membri della Jugoslavia, le coppie dello stesso sesso non sono riconosciute in Macedonia né in Bosnia ed Erzegovina. La Croazia nel 2003 ha emesso un decreto con il quale le coppie dello stesso sesso con tre anni di vita comune godono degli stessi diritti (nel senso dell’eredità e del sostentamento) come quelli eterosessuali, mentre la Slovenia l’anno scorso ha adottato la Legge sulla registrazione dei partner stranieri. A differenza dalla legge croata, la legge slovena permette solo in parte il diritto all’eredità e non offre alcun diritto nel senso dell’assicurazione sociale e di salute e dei diritti pensionistici.

Quanto lontani sono andati i paesi europei in questa direzione, lo testimoniano anche i dati relativi alle numerose richieste di asilo a questi paesi, proprio a causa dell’orientamento sessuale, cioè a causa della discriminazione che subiscono nel paese di origine, mentre la Svezia, secondo la questione dei richiedenti asilo dai paesi musulmani dove gli omosessuali sono condannati a morte, pare sia diventata "molto aperta". I risultati delle ricerche svolte da Labris, organizzazione per i diritti umani delle lesbiche, mostrano che il 59 per cento dei richiedenti sente il bisogno di emigrare dalla Serbia perché non accettati a causa del loro orientamento sessuale. E’ interessante che quando si fa domanda per il visto all’ambasciata della Gran Bretagna come motivo della visita è possibile anche fare la registrazione della partnership dello stesso sesso. La procedura è uguale come per le coppie eterosessuali, e vale anche per la Svezia e il Belgio. Il permesso di soggiorno, naturalmente non lo si può ricevere solo per quel motivo, ma se si consegnano tutti i documenti necessari e viene determinato che si tratta di una relazione stabile, affermano nelle ambasciate di questi paesi, il permesso può essere rilasciato.

Il numero dei paesi europei che hanno riconosciuto le coppie dello stesso sesso comunque non ha superato quello dei paesi che li ignorano. Che non siamo un caso isolato lo testimonia anche il fatto che le coppie dello stesso sesso non sono accettate nemmeno da alcuni paesi che sono entrati in profondità nella transizione come per esempio la Polonia. Intolleranza/indifferenza fino ad ora l’hanno mostrata anche l’Italia, la Romania, la Grecia, Monaco, Malta, Cipro, l’Albania, la Turchia, la Bulgaria, Lichtenstein e gli ex membri della URSS.

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