Sarajevo: faccia a faccia
Nel maggio scorso inaugurata a Sarajevo una nuova tappa del progetto artistico Imago Mundi. Una rassegna
Nel cuore di Sarajevo, a pochi passi dal Narodno Pozorište Sarajevo (Teatro Nazionale) e dalla Umjetnička galerija Bosne i Hercegovine (Galleria Nazionale di Bosnia Erzegovina), in quella che un tempo era una sinagoga, ora Bosanski Kulturni Centar, il 9 maggio, giornata dell’Europa, si è inaugurata la mostra Face to Face, la nuova tappa del progetto Imago Mundi sotto l’egida della Fondazione Benetton Studi Ricerche.
Imago Mundi è un progetto non profit di arte contemporanea promosso da Luciano Benetton: artisti di tutto il mondo, affermati ed emergenti, si stanno confrontando con lo stesso supporto, una tela 10×12 cm; fino ad ora sono stati coinvolti 20.000 artisti da 130 paesi, regioni e popoli, che diventeranno 26.000 entro la fine del 2017. Gli artisti sono promossi internazionalmente attraverso i cataloghi, la piattaforma imagomundiart.com, Google Arts & Culture e la partecipazione a rassegne ed esposizioni.
Face to Face, il titolo dato all’esposizione di Sarajevo, è la condizione in cui Imago Mundi pone gli artisti, le loro opere e, per estensione, anche le realtà di appartenenza: un faccia a faccia in cui gli artisti che provengono da paesi lacerati da un doloroso conflitto possono trovarsi a dialogare in nome dell’arte.
Ho personalmente assistito, con emozione, all’arrivo delle grandi casse di legno contenenti le opere. Grazie ad un sistema ingegnoso messo a punto dall’architetto Tobia Scarpa, le collezioni Imago Mundi viaggiano attraverso il mondo in strutture disegnate e realizzate per agevolare la trasportabilità e l’esposizione delle opere.
Mani sapienti e capacità organizzative hanno poi provveduto a collocarle nella sala al pianoterra del Bosanski Kulturni Centar. Al centro dello spazio espositivo, le opere disposte nelle apposite strutture, in un autonomo e muto dialogo e, nella parte retrostante, una speciale libreria per ospitare i 130 cataloghi delle collezioni Imago Mundi, messi così a disposizione di tutti i visitatori della mostra.
L’inaugurazione è stata preceduta da una tavola rotonda organizzata da Claudio Scorretti e Irina Ungureanu che, insieme, hanno anche curato vari progetti artistici internazionali per Imago Mundi. L’incontro di Sarajevo, strutturato in tre momenti, ha avuto il merito di generare una riflessione e un confronto sulle prospettive e sulle problematiche dell’arte contemporanea nella regione.
Il primo panel, ha fornito una mappatura sullo stato dell’arte contemporanea nelle repubbliche della ex Iugoslavia mettendo in luce le varie realtà locali. Vi hanno partecipato i curatori delle collezioni esposte: Mara Rondi (Curatrice indipendente della collezione Croazia), Ana Frangovska (Curatrice della National Gallery of Macedonia), Mirjana Dabović Pejović (Curatrice e direttrice del Museo Nazionale di Cetinje, Montenegro), Saša Janjić (Curatore della Remont Gallery, Serbia), Igor Španjol (Slovenia) e la sottoscritta, Manuela Da Cortà (Curatrice indipendente della collezione Bosnia Erzegovina). Purtroppo, per motivi legati al rilascio del visto, non è potuto intervenire il professor Mehmet Behluli (Curatore della collezione Kosovo).
Il secondo segmento di conferenza, moderato da Ana Frangovska, ha visto la partecipazione di alcuni artisti provenienti dai paesi protagonisti della mostra: Rok Bogotaj (Slovenia), Dorina Vlakančić (Croazia), Renata Papišta (Bosnia Erzegovina), Petar Mirković (Serbia), Mihaela Jovanovska (Macedonia), Milijana Istijanović (Montenegro), Adis Lukač (Bosnia Erzegovina). Supportati dalle immagini delle loro opere, gli artisti hanno illustrato e contestualizzato il loro lavoro, i percorsi di formazione, le sfide creative quotidiane. È stato davvero un momento dialogico e di condivisione fra i veri protagonisti della scena artistica. (Purtroppo anche qui era assente la rappresentanza kosovara).
La parte conclusiva del convegno ha visto come moderatore Massimo Moratti, corrispondente dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa presente nei Balcani, quasi ininterrottamente, dalla fine del 1997. La sua introduzione storica ha avviato la discussione su come l’arte possa contribuire al superamento delle difficoltà transitorie e postbelliche della regione. Si sono espressi su questo tema Claudio Scorretti, Strajo Krsmanović, direttore della National Gallery of Bosnia and Herzegovina, Amra Zulfiarpašić, artista e insegnante dell’Accademia di Belle Arti di Sarajevo, Lazar Pejović, professore di Fotografia all’Università di Cetinje, Silvija Dervisefendić, storica dell’arte e curatrice indipendente, Gorancho Gjorgjievski, curatore della National Gallery of Macedonia a Skopje.
Al termine della tavola rotonda, alla presenza del Ministro della Cultura, di alcuni rappresentanti della autorità bosniache e dell’Ambasciatore Italiano a Sarajevo, Nicola Minasi, la mostra è stata aperta al pubblico che finalmente ha potuto ammirare le opere di 900 autori, giovani ed emergenti insieme a maestri affermati, riuniti in un villaggio globale dell’arte a Sarajevo anche per contribuire al cambiamento dell’immagine stereotipata di questa città: da luogo del conflitto a luogo della pace.
Credo infine di poter affermare che questa mostra potrebbe costituire il fulcro di un itinerario culturale, artistico e umano nel cuore di un paese ancora sofferente che cerca di superare le barriere e i traumi della guerra con momenti di condivisione collettiva.
* Curatrice indipendente della collezione Imago Mundi Bosnia Erzegovina
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