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Sarajevo, il restauro dell’archivio

Tecnici italiani sono intervenuti per sostenere il ripristino dell’archivio danneggiato durante le proteste del 7 febbraio scorso a Sarajevo. Intervista a Eugenio Veca, esperto di conservazione

03/03/2014, Andrea Oskari Rossini -

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Il danneggiamento dell’Archivio di Stato presso la sede della Presidenza della Repubblica, nel corso delle manifestazioni del 7 febbraio scorso a Sarajevo, aveva suscitato un grande choc nella capitale bosniaca. Le immagini delle fiamme nel centro cittadino avevano riportato a galla cattive memorie, mentre una parte dei media e del mondo politico paragonava i dimostranti agli aggressori della città nell’assedio degli anni ’90. Diversi intellettuali e rappresentanti della società civile sarajevese, però, avevano sostenuto che si trattava di un’operazione mediatica, diretta a screditare i dimostranti e le manifestazioni, e che in realtà l’Archivio di Stato non era stato danneggiato se non in minima parte.

La settimana scorsa, alcuni esperti italiani dell’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario di Roma (ICRCPAL), su iniziativa dell’Unesco, si sono recati a Sarajevo per una valutazione dei danni, e per collaborare con i colleghi bosniaci nella definizione di un programma di restauro. Abbiamo parlato con il dott. Eugenio Veca, responsabile del laboratorio per la conservazione preventiva dell’ICRCPAL, che ha partecipato alla missione.

Come è nata l’iniziativa di coinvolgere l’ICRCPAL in questo intervento?

L’iniziativa è partita dall’Unesco, che ha contattato il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali (MIBAC). Il Ministero ha inoltrato la richiesta al nostro Istituto, che ha risposto positivamente organizzando la missione nel giro di 24 ore.

Quando siete arrivati a Sarajevo?

Il 19 febbraio.

Cosa avete trovato?

Vari problemi. Il più eclatante nel locale di deposito posto al primo piano, il deposito numero uno, dove c’è stato un incendio che ha distrutto una parte importante di fondi. La temperatura che si è sviluppata era evidentemente molto elevata, e ha deformato anche le scaffalature metalliche. Le forze di pronto intervento si sono subito attivate per spegnere l’incendio, quindi il danno è stato contenuto. Purtroppo però, nonostante l’intervento sia stato lodevole, l’utilizzo di acqua ha avuto come effetto collaterale di impregnare anche materiale che non era stato interessato dal fuoco. Tramite l’igrometro di contatto, uno strumento apposito, abbiamo quindi riscontrato un contenuto d’acqua molto elevato in parte del materiale. Era dunque prioritario intervenire con un’operazione di asciugatura, altrimenti si sarebbe presentato un altro problema oltre al danno subito dal fuoco, cioè lo sviluppo di muffe. Nel corso della nostra missione abbiamo quindi consigliato come realizzare il trattamento di asciugatura. Sento il dovere di sottolineare che il personale dell’archivio di Sarajevo si è fatto subito carico di dare una risposta molto concreta, già nelle prime ore seguenti alle nostre indicazioni, attivando la predisposizione di ambienti appositi con adeguata ventilazione.

E il materiale bruciato?

Quello ormai è carbone, è andato perduto, nessun intervento di recupero è possibile. C’è però materiale che è stato solo lambito dal fuoco, quindi il messaggio contenuto in quei testi è ancora fruibile. In quei casi si tratta di intervenire con pennellesse e aspiratori, provvedendo alla re-inventariazione.

Il vostro intervento continuerà anche in futuro?

Sarebbe auspicabile poter prevedere un prosieguo di collaborazione. Da parte nostra, la direttrice del nostro Istituto, dr.ssa Misiti, ha già esternato la massima disponibilità per un monitoraggio e anche ulteriore supporto, ad esempio nella riorganizzazione dei locali. Gli arredi e le scaffalature sono tutte da eliminare, troppo danneggiate o deformate dal calore.

Avete potuto fare una stima dei danni?

L’abbiamo chiesta al padrone di casa. I fatti sono avvenuti il 7 febbraio, noi siamo arrivati 12 giorni dopo. Posso dire quello che ho potuto vedere io, cioè molto materiale totalmente compromesso. In termini percentuali però non mi posso esprimere. Noi facciamo valutazioni in termini di chilometri lineari di documenti, non abbiamo questa informazione. Certamente si è trattato di una parte non trascurabile, danni importanti. Un intero locale è stato interessato, anche se la percentuale di materiale danneggiata è minoritaria rispetto alla totalità del materiale che era conservato in quel locale. I locali al piano seminterrato invece, quelli sotto a dove si è sviluppato l’incendio, non sono stati toccati.

Si tratta di un archivio esclusivamente cartaceo?

Prevalentemente. Abbiamo visto anche qualche rocchetto di pellicola, piccoli campioni purtroppo compromessi dalla temperatura perché conservati in custodie metalliche.

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