Sarajevo stregata da “Mustang”
Si è chiusa sabato la 21ma edizione del Film festival di Sarajevo. Fa il pieno di premi il film della regista esordiente Deniz Gamze Ergüven
Il film turco “Mustang” dominatore al 21° Festival di Sarajevo conclusosi sabato sera al Teatro nazionale della capitale bosniaca. La pellicola diretta dall’esordiente Deniz Gamze Ergüven, che già aveva ricevuto un premio a Cannes, ha vinto il Cuore di Sarajevo come miglior film, il Cuore per le migliori interpreti alle cinque scatenate interpreti Güneş Şensoy, Doga Doğuşlu, Tuğba Sunguroğlu, Elit İşcan e Ilayda Akdoğan, nonché il premio del pubblico con una media voto altissima.
Una produzione Turchia, Francia, Germania e Qatar per un film venduto in molti paesi del mondo e che uscirà presto anche in Italia: una storia travolgente che inizia come commedia e svolta verso il dramma simil carcerario con protagoniste indimenticabili. Cinque adolescenti in un villaggio vicino Trebisonda, cresciute da nonna e zio perché i genitori sono morti. Per il loro comportamento troppo libero (giocano con i ragazzi, si interessano di calcio) sono rinchiuse in casa e costrette a sposarsi una dopo l’altra, ma non si arrenderanno nonostante la tragedia le tocchi.
Un film di lingue appuntite e corpi ribelli, di ragazze piene di vita, di sfida alla tradizione più bigotta. La debuttante Ergüven tocca temi ricorrenti del cinema turco contemporaneo ma lo fa in maniera originale, quasi con lo stile del cinema occidentale (“ho pensato a “Fuga da Alcatraz” ha detto la regista, ma si vede anche un’influenza di Sofia Coppola) per un’opera che non potrà non fare innamorare il pubblico.
Altri premi
Premio speciale della giuria all’ungherese “Son of Saul – Saul Fia” di László Nemes, già Gran Prix al Festival di Cannes. Anche qui, tema più che noto, lo sterminio degli ebrei ad Auschwitz, ma raccontato in modo nuovo, pedinando Saul, un prigioniero membro del Sonderkommand e costretto ad aiutare i nazisti: gli sembra di riconoscere suo figlio tra i cadaveri da bruciare e questo cambia tutto. Un film di grande potenza visiva, che trasporta dentro l’inferno del campo di concentramento.
Una menzione speciale è stato assegnata al greco “Chevalier” di Athina Rachel Tsangari, che ha avuto il Cuore di Sarajevo per gli attori Yorgos Kéntros, Vangelis Mouríkis, Panos Kóronis, Makis Papadimitríou, Yorgos Pyrpassópoulos e Sakis Rouvás. Le giurie non ufficiali Cineuropa e Cicae hanno premiato altre due delle dieci pellicole in gara, rispettivamente l’austriaco “Superwelt” di Karl Markovics e il croato “Zvizdan – Sole alto” di Dalibor Matanić, anche quest’ultimo già premiato a Cannes in Un certain regard.
Se “Mustang” è stato un po’ il film del festival, “Son of Saul” non poteva essere ignorato dalla giuria, mentre “Chevalier” è stato un po’ sopravvalutato, a scapito di “Zvizdan” e di due opere presentate in prima mondiale al festival. Si tratta del bosniaco “Our Everyday life – Naša svakodnevna priča” di Ines Tanović e del romeno “Back Home – Acasă la tata” di Andrei Cohn, che avrebbero meritato almeno i riconoscimenti per i protagonisti Uliks Fehmiu e Alexandru Papadopol.
Nell’insieme un concorso di buon livello, con molti film (7 su 10) già presentati in altre rassegne, da Cannes a Locarno: insieme un segno di valore (i film dell’area sono sempre più presenti sulla scena internazionale) e un limite (Sff è sempre meno un’occasione di scoperta).
Cortometraggi
Tra i cortometraggi, Cuore al montenegrino “Obala” di Dušan Kasalica: in qualche modo è l’anno dei corti del Montenegro, che all’imminente Mostra di Venezia debutterà con “Dvorišta – Backyards” di Ivan Salatić nel concorso Orizzonti. Menzioni speciali al bosniaco “Kalo” di Nermin Hamzagić e al turco “Sali – Tuesday” di Ziya Demirel, la giornata di una studentessa che in diversi modi si ribella a tre uomini che incontra.
La giuria documentari ha premiato “Toto şi surorile lui – Toto and his Sisters” del romeno Alexander Nanau, nome già noto nel circuito dei festival, con la storia di ragazzi che crescono quasi da soli mentre la madre è in carcere per droga. Nanau riesce a filmare la quotidianità, a cogliere le piccole grandi cose, a stabilire un rapporto di grande fiducia con la famiglia, a coinvolgere lo spettatore nel percorso di crescita, conoscenza e in parte emancipazione. Premio speciale all’ungherese “Titita” di Tamás Almási. E mezione speciale al bel “Flotel Europa” di Vladimir Tomić, coproduzione Danimarca – Serbia già presentata al Forum della Berlinale: la storia del regista stesso, ragazzo profugo da Sarajevo durante la guerra e ospitato sulla nave del titolo a Copenhagen, che diventò una comunità balcanica nel nord.
Premio Human Rights a “Jedan dan u Sarajevu – Un giorno a Sarajevo” di Jasmila Žbanić, ovvero il giorno del centenario dell’attentato a Francesco Ferdinando raccontato con immagini realizzate da tante persone con videocamere e telefoni e con materiale d’archivio.
I Cuori di Sarajevo alla carriera sono stati consegnati al regista Atom Egoyan e all’attore Benicio Del Toro, che sono stati gli ospiti di grande nome del festival, insieme a Danny Huston che ha presenziato alla proiezione di “Tigers” di Danis Tanović che lo vede tra gli interpreti.
I premi Cinelink, iniziativa molto importante che coinvolge professionisti da tutta Europa, a progetti produttivi sono stati assegnati alle bosniache Aida Begić per “A Ballad” e Ines Tanović per “The Son” e al turco Huseyin Karabey per “Hamarat Apartment”. Infine il premio Work in progress a progetti non ancora completati ad Adrian Sitaru e Anamaria Antoci per “The Fixer” e Ralitza Petrova e Rossitsa Valkanova per “Godless”.
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