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Rotta balcanica: migranti vittime di respingimenti e violenze

Un recente report denuncia casi ricorrenti di abusi e violenze nei confronti dei migranti e il mancato rispetto delle norme internazionali ed europee in materia di asilo

20/04/2017, Cecilia Borrini -

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Violenze e abusi sono diventati una costante nella vita dei migranti in viaggio lungo la rotta balcanica. Violazioni dei diritti umani perpetrate proprio da agenti di polizia e autorità giudiziarie le quali si pongono arbitrariamente ad ostacolo all’accesso ai processi di domanda di asilo politico.

Lo denunciano Oxfam assieme al Belgrade Centre for Human Rights (BCHR) e alla Macedonia Young Lawyers Association (MYLA) che, tra gennaio e febbraio di quest’anno, hanno documentato storie di discriminazioni e violenze attraverso interviste a migranti in Croazia, Serbia, Macedonia, Ungheria e Bulgaria.

A dangerous ‘game’. The pushbacks of migrants, including refugees, at Europe’s borders ” è il risultato dal lavoro dei ricercatori, un report che denuncia le brutalità di cui sono direttamente responsabili i rappresentanti istituzionali di questi stati.

Il ‘gioco’ menzionato nel titolo si riferisce al termine più volte utilizzato dai migranti intervistati per definire con humour cinico quella che è la loro esperienza di attraversamento dei confini dell’Europa centro-orientale, ossia un continuo muoversi lungo un percorso ad ostacoli fatto di tentativi e rischi.

Lungo questo percorso, il respingimento dei migranti è diventata una preoccupante pratica comune. Le testimonianze raccolte mettono in luce infatti ricorrenti e gravi abusi di potere contro i migranti, spesso aggravati dall’uso della violenza, con il chiaro intento di demotivarli dal proseguire il loro viaggio. Nello specifico viene riportato di persone aggredite da cani sguinzagliati contro di loro, picchiate con bastoni, obbligate a svestirsi nelle fredde temperature invernali, nonché a lasciare i loro averi agli agenti di polizia. Vengono inoltre riportati frequenti casi di espulsioni collettive. Un ulteriore smacco al rispetto dei diritti umani viene messo in atto dalle autorità quando queste non offrono ai migranti un’informazione adeguata dei propri diritti e negano arbitrariamente l’accesso all’iter di domanda di asilo politico.

Come accusano gli stessi autori, tutto questo avviene nel totale mancato rispetto della CEDU, di cui tutti i paesi di riferimento sono firmatari. L’articolo 3 e l’articolo 4 del Protocollo n.4 infatti proibiscono rispettivamente l’uso della tortura e di trattamenti e punizioni disumane e degradanti, e le espulsioni collettive di stranieri.

Infine, le organizzazioni si rivolgono ai governi dei paesi coinvolti e alle istituzioni dell’Unione Europea e ai suoi stati membri affinché vengano affrontate queste violazioni e di conseguenza vengano adottate misure necessarie per combatterle e prevenirle. Ai primi, viene richiesto di allineare le politiche di controllo dei confini ai principi della CEDU, di investigare sui responsabili di violenze e brutalità, introducendo misure preventive contro possibili futuri abusi e di garantire la presa in considerazione di ogni caso singolo di richiesta di asilo. Ai secondi, invece, viene fatta raccomandazione di aprire canali sicuri per i migranti, non solo rifugiati ma anche migranti economici, assicurandosi che siano garantiti i diritti di cui i migranti sono legittimi titolari, un sistema di accoglienza funzionante e l’accesso ai processi di richiesta di asilo.

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