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Romania: ritorno a casa

Sembrano ormai esaurite le proteste in Romania contro i provvedimenti – poi ritirati – del governo denominati dalla piazza "salva corrotti". Una rassegna

20/02/2017, Mihaela Iordache -

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Sono sul punto di esaurirsi le proteste in Romania contro le iniziative del governo guidato dal socialdemocratico Sorin Grindeanu. Iniziate all’inizio del mese come proteste spontanee e pacifiche contro un decreto varato dal governo definito dalla piazza “salva corrotti” sono state le più ampie manifestazioni nella capitale dalla caduta del regime di Nicolae Ceaușescu. Si è arrivati, domenica 5 febbraio, a più di mezzo milione di persone in piazza a Bucarest e nelle altre grandi città della Romania.

Nel mirino dei manifestanti soprattutto il leader del Partito socialdemocratico Liviu Dragnea, attualmente sotto processo per abuso d’ufficio e falso. Dragnea è tra l’altro già stato condannato a due anni di reclusione nel cosiddetto dossier “Referendum”, con pena però sospesa. E negli slogan della piazza si leggeva “We don’t BeLiviu”.

Le proteste

Le proteste sono state animate in gran parte da giovani e sono state estremamente moderne con tanto di luci dei cellulari accese e proiezioni di slogan sulle facciate dei palazzi di Piazza Victoriei, sede dell’esecutivo rumeno. Le manifestazioni, risveglio di un nuovo attivismo civico in Romania, hanno raggiunto il loro primo obbiettivo: il ritiro dell’ordinanza che modificava il codice penale e depenalizzava l’abuso d’ufficio e che prevedeva che potesse essere punito solo chi si macchiava di reati di corruzione il cui danno superava i 44.000 euro.

Sono state ottenute, assieme al ritiro dell’ordinanza, anche le dimissioni del ministro della Giustizia, Florin Iordache. Da allora, dalle centinaia di migliaia di persone che protestavano in Piazza Victoriei a Bucarest si è scesi progressivamente sino alle 2500 persone di ieri sera.

Rassicurazioni a Bruxelles

Mentre la piazza progressivamente si svuotava, venerdì e sabato scorsi il primo ministro Grindeanu si è recato a Bruxelles per fornire rassicurazioni sul fatto che l’esecutivo è determinato nel proseguire con la lotta alla corruzione. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha salutato positivamente la decisione del governo di abrogare l’ordinanza 13 che “metteva in pericolo i progressi realizzati negli ultimi anni in questo ambito”. In un suo comunicato il governo della Romania ha poi precisato che "la trasparenza e l’apertura saranno essenziali per ristabilire e mantenere la fiducia e la stabilità”.

La visita a Bruxelles è conseguenza del fatto che mentre la gente protestava per le strade gelide di una Romania innevata, anche l’Unione Europea era intervenuta nella diatriba inviando un messaggio preoccupato a Bucarest affinché si continuasse nella lotta alla corruzione.

I bambini e la piazza

Sabato mentre il primo ministro dava garanzie a Bruxelles, in piazza Victoriei, davanti alla sede del governo, molte famiglie, con i loro bambini, si sono dedicate ad un "esercizio civico di democrazia”. Erano circa in 500: i più piccoli nei passeggini, i più grandicelli con biciclette e pattini a rotelle. Hanno disegnato e giocato a campana, hanno scritto #Rezist e portato vasi di fiori.

Negli scorsi giorni alcuni membri del Partito socialdemocratico avevano accusato i manifestanti di aver portato bambini alle manifestazioni di averli così messi in pericolo. Alcune decine di manifestanti sono stati inoltre denunciati all’Autorità nazionale per i diritti dei bambini. Tra queste, anche Nicuşor Dan, leader del neo-nato partito Unione Salva Romania, recentemente entrato in parlamento. Quest’ultimo ha comunque ribadito che non rinuncerà a portarsi anche la prossima volta la figlia alle proteste.

Nel frattempo alcune organizzazioni come l’Unicef hanno precisato che i genitori possono portare i loro figli alle manifestazioni pacifiche e che questo è tutelato anche nella legislazione specifica dell’Onu.

Ora?

Per il PSD e i suoi alleati al governo, l’Alleanza Liberal Democratica del presidente del Senato Călin Popescu Tăriceanu (anche lui sotto processo), il Dipartimento nazionale anticorruzione guidato da Laura Codruta Kovesi ha commesso e continua a commettere abusi nei confronti dei politici, usando la lotta alla corruzione come pretesto per le vendette politiche.

Inoltre resta la convinzione della necessità di modificare il codice penale, a dire dell’esecutivo, per ovviare al problema delle carceri sovraffollate e per avviare la loro ristrutturazione con fondi europei.

Da parte della maggioranza arrivano però assicurazioni sul fatto che ogni modifica che riguarda la giustizia sarà fatta in parlamento dove vi sarà spazio per dibatterne. 

Intanto il presidente del paese, Klaus Iohannis ha ottenuto dal Parlamento parere favorevole all’organizzazione di un referendum sulla lotta alla corruzione proposto dal capo dello stato stesso nei giorni in cui il PSD non dava nessun segno di fare un passo indietro circa l’ordinanza “salva corrotti”.

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