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Romania: privatizzare o no la posta?

I precedenti tentativi di privatizzazione sono falliti. Ora però l’operatore belga Bpost sembra determinato a raggiungere il 51% del capitale di Poste rumene. Ma per lo stato è così necessario venderle? Il dibattito nel paese

23/02/2015, Lea Berzuc -

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(Tratto da Radio France Internationale, selezionato da Le Courrier des Balkans e OBC, pubblicato originariamente il 18 febbraio 2015)

Il processo di privatizzazione di Poste rumene sembra essere entrato nella sua fase finale. Il ministero in carico della sua privatizzazione avrebbe accettato l’offerta preliminare di acquisto del 51% delle azioni fatta dall’operatore belga di servizi postali Bpost.

A quest’offerta preliminare seguiranno molteplici incontri operativi tra la dirigenza dell’azienda statale rumena e i belgi e verranno avviate negoziazioni per definire i dettagli del contratto di privatizzazione. Secondo il ministero per la Società dell’informazione, se tutto procederà come previsto, entro l’estate verrà avanzata l’offerta definitiva per l’acquisto di Poste rumene. “L’operatore nazionale ha concluso il 2014 con un utile, dopo sei anni successivi in perdita ed ha così provato di poter avere potenzialità per un investitore strategico”, ha sottolineato il ministro Sorin Grindeanu.

Più precisamente, nel dicembre 2014, le autorità hanno annunciato un attivo operativo di 74,3 milioni di lei [16,346 milioni di euro, NdT], contro una perdita di 35 milioni di lei nel 2013 e di perdite di circa 550 milioni cumulate nel corso degli ultimi anni. Secondo la dirigenza dell’azienda sono proprio le perdite ad aver portato al fallimento del primo tentativo di privatizzazione, nel 2013.

A fine settembre dell’anno scorso Bpost ha depositato l’unica offerta per l’acquisto del 51% delle azioni di Poste rumene. La privatizzazione avverrà attraverso un aumento di capitale con capitali privati. Questo implica che l’ipotetico acquirente debba acquisire un pacchetto d’azioni corrispondenti al 51% del capitale sociale dell’azienda, compresa la conversione in azioni del debito che Poste rumene ha nei confronti dello Stato. Ma è davvero conveniente che lo stato rinunci ad un settore così strategico e perlopiù quando Poste rumene iniziano a fare utili?

Perché privatizzare?

Le opinioni in merito sono divise. I sindacati non vedono la privatizzazione di buon grado, dato che nessuna di quelle fatte dopo la rivoluzione del 1989 ha portato a loro avviso a qualcosa di buono. E’ vero in ogni caso che di licenziamenti ve ne saranno sia che le Poste rimangano di proprietà dello stato sia che vengano privatizzate. Lo ammette a RFI il segretario generale del Sindacato delle poste di Romania, Ionel Oţelea: “In un’economia di mercato la performance aziendale deve essere regolata dal mercato stesso, indipendentemente da chi la diriga. Se, in un certo momento, va male è possibile avvenga una ristrutturazione aziendale e una riorganizzazione. La gestione statale di questi anni può certo essere criticata, ma abbiamo visto che un’azienda statale può fare utili. Ed è il caso delle Poste rumene che, amministrate in modo corretto, possono portare a benefici. Per il momento non siamo ancora convinti della privatizzazione”.

Non si deve lasciarsi ingannare, replica Valentin Ionescu, esperto di processi di privatizzazione. L’avanzo operativo del 2014 è in particolare legato a congiunture e, prima o dopo, Poste rumene dovrà subire una ristrutturazione aziendale per essere in grado di far fronte ad una concorrenza feroce, che arriva da Internet ma anche un mercato dei servizi di corrieri in piena espansione.

A suo avviso Poste rumene – con la sua struttura mastodontica, i suoi migliaia di dipendenti e centinaia di uffici dai costi di gestione elevati, i suoi debiti e i suoi contratti svantaggiosi – è tenuta in vita artificialmente e non si sa per quanto. Secondo Valentin Ionescu l’unica soluzione realistica è quindi la privatizzazione: “Poste rumene doveva essere privatizzata molto prima. Penso sia necessario privatizzare in un settore le cui condizioni di mercato sono mutate notevolmente negli ultimi 25 anni. La tecnologia ha riconfigurato il mercato dei servizi postali e solo un operatore in grado di fornire servizi universali può reggere la concorrenza di operatori dai costi di gestione più bassi e che operano in modo più efficiente. E’ per questo che per mantenere la propria fetta di mercato, Poste rumene deve essere privatizzata”.

Tentativi precedenti falliti

Le poste sono il principale operatore locale del settore e dispongono di una rete territoriale di 5600 uffici postali ed edifici, che rappresentano un boccone appetitoso per molti. La finta guerra che si sono fatti tra loro due dei candidati alle presidenziali del 2009, Mircea Geoană e Traian Băsescu, è rimasta celebre: entrambi si accusavano di aver aiutato Sorin Ovidiu Vântu e Dorin Cocoş a mettere le mani su Poste rumene. A questi ultimi non è però mai riuscita la scalata. Nel 2013 poi la Corte dei conti e il Dipartimento di controllo del Primo ministro avevano informato i pubblici ministeri su contratti sospetti conclusi tra alcuni uomini d’affari e le Poste, a svantaggio di queste ultime.

In questi ultimi anni, questi contratti, alcuni dei quali sono nel frattempo stati annullati, hanno portato a debiti e perdite per centinaia di milioni di lei. Col via libera della Commissione europea, una parte di questi debiti saranno convertiti in azioni.

Nel 2012 le Poste rumene avevano 32.887 dipendenti, dei quali 3.560 sono stati licenziati l’anno dopo. La maggior parte di questi ha accettato di dimettersi in cambio di contropartite finanziarie.

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