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Romania: le rivoluzioni di primavera

Acerrimi nemici prima, alleati ora. E’ possibile? In Romania il premier Victor Ponta nomina a sorpresa a capo dell’Agenzia anticorruzione un procuratore vicino al presidente Băsescu. I lavori in corso della politica romena

15/04/2013, Mihaela Iordache -

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La situazione politica in Romania è sempre più instabile dopo le decisioni unilaterali prese dal primo ministro social-democratico Victor Ponta che ha nominato – senza consultare i partner di governo liberali – i nuovi capi della Procura generale e della Direzione nazionale anticorruzione (DNA).

A scatenare le polemiche maggiori è stata la scelta di Ponta di nominare, a capo della DNA, l’ex procuratore generale Laura Codruța Kövesi. Secondo i liberali e una parte della stampa, Laura Codruța Kövesi sarebbe stata nominata per difendere gli interessi dell’attuale presidente Traian Băsescu.

Perché?

Dati i rapporti sempre molto tesi tra premier e presidente in molti si sono chiesti se il premier sia in qualche modo “ricattabile” dato che difficilmente si poteva immaginare “un patto col nemico”, boicottando addirittura i propri partner di governo, gli stessi con i quali, sotto l’ombrello dell’USL (l’Unione Social Liberale) aveva trionfato alle elezioni con un forte messaggio politico anti-Băsescu.

Inoltre sia tra social-democratici che tra i liberali la volontà di sospendere il capo dello stato è sempre stata una priorità, nonostante Băsescu sia riuscito a salvarsi per due volte grazie ai referendum popolari.

Il primo ministro si è difeso dalle accuse richiamando le “raccomandazioni” ricevute dalla Commissione europea, aggiungendo inoltre che Bruxelles ha sollecitato la nomina di procuratori con una buona reputazione professionale e che non siano sostenuti da un partito politico.

Reazioni

Se le ambasciate di USA e Gran Bretagna a Bucarest si sono affrettate a salutare con favore le nomine del premier Ponta, il portavoce della Commissione europea, Mark Gray, citato da HotNews.ro ha dichiarato che “la procedura raccomandata dalla Commissione europea non è stata seguita. Questo deve essere detto chiaramente”, aggiungendo poi che in ogni caso “non occorre piangere sul latte versato ma concentrarsi sui prossimi passi da fare”.

Le nomine in discussione sono state fatte dopo alcuni “cambiamenti politici” nella vita del presidente Băsescu, il cui mandato finirà l’anno prossimo. Sostenuto da sempre dal Partito Democratico Liberale, di cui è stato mentore in tutti questi anni, Băsescu ha però deciso di cambiare aria dopo che alla sua guida è stato nominato Vasile Blaga e non Elena Udrea, la sua favorita.

Băsescu ha già annunciato che la sua attività in politica non terminerà con la fine del mandato presidenziale. Ma rimasto senza un partito di riferimento, Băsescu ha provveduto creandone subito un altro. E’ stata infatti lanciata ufficialmente la fondazione “Il Movimento Popolare”, destinato a trasformarsi per le elezioni presidenziali ed europarlamentari dell’anno prossimo in un vero partito politico.

Cosa fanno i liberali?

Intanto i liberali hanno deciso di restare comunque al governo nonostante il primo ministro non li abbia consultati nelle recenti nomine. Hanno anche rinunciato al ministero della Giustizia, che spettava loro per accordi di governo, in modo da costringere Ponta ad assumersi tutte le responsabilità in merito ai temi della giustizia di cui si è parlato molto dentro e fuori dai confini nazionali.

Intanto il co-presidente dell’Unione Social Liberale, il liberale Crin Antonescu, sta studiando da presidente della Romania. Ma c’è ancora del tempo prima delle elezioni presidenziali dell’anno prossimo e i socialdemocratici guidati da Ponta potrebbero nel frattempo decidere di non appoggiarlo più.

Proprio per questo Antonescu, recentemente, ha dichiarato che dei tre presidenti che la Romania ha avuto dopo la caduta del regime comunista, due non hanno goduto dell’appoggio dei socialdemocratici. Come a voler dire: si può anche farne a meno. Ma forse anche lo stesso Antonescu non ne è proprio convinto.

Cosa fa Ponta?

In queste settimane sta cambiando anche l’approccio politico del giovane premier Victor Ponta, che all’improvviso sembra scoprire che lo slogan “Abbasso Băsescu!” è solo adatto per la campagna elettorale e non costituisce un programma politico per il futuro del paese. “Già l’anno prossimo Băsescu non sarà più in carica, per fortuna. Ma che faremo il giorno dopo che Basescu non ci sarà più?”, ha dichiarato il premier. Il cambio di rotta di Ponta ha sorpreso molti.

E ritorniamo alla domanda iniziale. Cosa può aver spinto Ponta a fare un “patto con il Diavolo”. Si attende ancora una risposta. I sostenitori di Băsescu hanno parlato di normali dinamiche democratiche di collaborazione tra governo e presidente, i partner di governo di Ponta hanno urlato al tradimento, la gente comune è rimasta perplessa, i media si chiedono se Ponta sia ricattabile. Per ora solo supposizioni.

Quella che invece non è supposizione ma realtà è che il potere d’acquisto dei romeni è diminuito rispetto all’anno scorso. Inoltre nel secondo paese più povero dell’Unione Europea il divario tra i ricchi e poveri è sempre più profondo.

Secondo dati ufficiali del governo nel 2012 il Pil romeno è cresciuto solo dello 0,2% mentre quest’anno ci si attende una crescita dell’1,6%. Intanto migliaia di lavoratori della Oltchim, a Bradu, la maggiore azienda petrolchimica del paese, protestano per non aver ricevuto le paghe da mesi. Ma protestano anche gli operai della Dacia Pitesti, principale produttore di automobili rumeno, che l’anno scorso ha venduto oltre 360.000 vetture all’estero, una crescita del 4,8% rispetto al 2011. Qui i sindacati hanno chiesto aumenti salariali del 40%, mentre il patronato ha offerto loro una crescita del 9% sotto minaccia di spostare la produzione in Marocco. Alla Dacia lo stipendio medio mensile lordo è di circa 900 euro, mentre la media nazionale e di circa 470 euro.

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