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Romania: l’ambiguità delle adozioni

Dal 2001 Bucarest ha introdotto una moratoria sulle adozioni internazionali. Bloccate sino a quando non verranno approvate normative che tutelino i diritti dei minori. Ma l’iter parlamentare delle nuove leggi procede lentamente.

15/12/2003, Mihaela Iordache - Bucarest

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Le adozioni internazionali sono un argomento del tutto particolare in Romania. Lo sono diventate in seguito a casi di corruzione, decine di dossier smarriti negli anni immediatamente successivi alla rivoluzione dell’89 e di conseguenza bambini dei quali si è persa ogni traccia. Solo quindi parlare di adozioni internazionali provoca sospetto, evoca una correlazione diretta tra bambini e merce.

Decine di migliaia di bambini romeni sono stati adottati negli ultimi 14 anni. La maggior parte di questi prima del 2001. Solo dal 1997 fino al 2000, secondo quanto riportato dalle statistiche ufficiali, ne sono stati adottati 10.000. Dal 2001 invece le cose sono cambiate. Il Governo di Bucarest ha adottato una moratoria sulle adozioni internazionali sino a quando non saranno varate leggi per la salvaguardia dei diritti dei minori. Le misure sono state prese in conformità con le raccomandazioni espresse da Bruxelles nel contesto dell’integrazione europea. Perché la futura adesione della Romania all’UE, prevista per il 2007, a detta della Commissione UE deve anche implicare effettive tutele per i bambini rumeni.
Secondo l’Autorità nazionale per la protezione del bambino e l’adozione, al 31 luglio 2003, i bambini affidati ad istituti statali o privati erano 37.491 mentre quelli affidati a famiglie sostitutive (assistenti materne o parenti) erano 45.425. Quindi si parla di un totale di 82.916 bambini senza famiglia. I dati sono però relativi. La stessa stampa romena spesso si riferisce a loro definendoli "bambini istituzionalizzati", di più sarebbero i bambini senza famiglia che però non rientrano sotto ‘l’ombrello’ statale. Per centinaia di questi bambini si sarebbe già avviato il percorso per l’adozione internazionale. Molti conoscono i genitori adottivi che vengono a visitarli da più di due anni negli istituti in Romania. Non possono però vivere con loro proprio perché tutto è bloccato dalla moratoria del 2001.

E’ il caso delle 100 famiglie italiane alle quali si è interessata recentemente anche la stampa italiana. I genitori adottivi affermano di provare un senso di colpa nei confronti di questi bambini che non riescono a comprendere come mai debbano vivere ancora negli orfanotrofi. Le autorità italiane sono a più riprese intervenute per migliorare la situazione. Una delegazione della Commissione bicamerale per l’infanzia ha avuto un incontro a Bucarest con i senatori romeni che stanno esaminando le leggi per la protezione del bambino mentre il premier Berlusconi ha inviato una richiesta ufficiale al governo di Bucarest per sbloccare la situazione nei casi in cui le procedure di adozione dei bambini siano già state avviate.

La moratoria del 2001 blocca le adozioni, ma ciò non significa che in questi ultimi tre anni non vi siano state adozioni internazionali. Sono infatti stati adottati più di 500 bambini da parte di famiglie della Grecia, Spagna, Israele, Italia e Stati Uniti. La stessa moratoria infatti consente di risolvere i cosiddetti "casi speciali". In particolare casi in cui le pratiche di adozione erano già state avviate prima del 2001, oppure casi di minori che stavano per compiere 18 anni. I casi speciali vengono definiti di volta in volta da Governo.
5000 famiglie sono attualmente in attesa di adottare un minore romeno. Non sarà facile almeno sino a quando non saranno approvate leggi specifiche in materia. Disegni di legge hanno già iniziato il loro iter parlamentare ma quest’utlimo sarà lungo. Potranno passare ancora dei mesi. Inoltre i nuovi disegni di legge danno priorità alle adozioni nazionali, quelle internazionali vengono invece considerate "l’ultima soluzione". In realtà le adozioni in ambito nazionale non costituiscono ancora una vera soluzione perché i bambini richiesti da coppie romene rappresentano ancora un numero esiguo rispetto a quelli richiesti da coppie straniere. Con la nuova legislazione si vorrebbe comunque andare nella direzione di ridurre al minimo i bambini negli istituti e nei centri per minori.

Altro elemento innovativo previsto dalle nuove proposte di legge la centralizzazione della concessione delle adozioni internazionali presso l’Ufficio romeno per le adozioni, organismo governativo. Vengono invece tagliate fuori le varie fondazioni che sino ad ora se ne sono occupate. Ma sono nate già le prime polemiche per l’assenza di un organismo di supervisione dell’attività dell’Ufficio. Si temono infatti possibili casi di corruzione. La futura normativa definisce inoltre i casi di abusi di minori e indica le misure che devono essere adottate per prevenire questi fenomeni. Resta ancora irrisolta invece la creazione, in Romania, di un Tribunale per i minori, istituzione sino ad ora mai esistita.

Al di là degli aspetti legislativi che hanno senza dubbio un loro valore essenziale per la protezione dei minori, rimane sempre aperto il discorso che riguarda il diritto del bambino ad una vita migliore in tempi rapidi. E’ triste e paradossale che attualmente l’adozione sia ancora percepita come una cosa negativa. D’altra parte non mancano purtroppo esempi di bambini che sono stati addottati e poi hanno subito un trattamento in violazione dei loro diritti fondamentali. Sulla stampa internazionale si parla ancora spesso di traffico di minori romeni. Su quanto sia facile comprare un bambino romeno è stato pubblicato recentemente un articolo sul britannico "The Telegraph". Il giornalista dimostrava come si poteva comprare un bambino romeno per 70 sterline. Descriveva inoltre una realtà incontrata in Romania dove le famiglie con 7-8 bambini, vivendo in una povertà disperata, erano disposte a vendere uno dei piccoli per poter crescere gli altri.
Una situazione non solo triste e drammatica ma anche inammissibile per la Romania che nel 2007 si prepara ad entrare nell’UE. Le autorità romene hanno sempre dichiarato che la condizione dell’infanzia rappresenta una priorità e che stanno lavorando per una migliore salvaguardia dei diritti del bambino. Ma di strada da percorrere ve ne è ancora molta.

Con questo articolo si avvia la collaborazione dell’Osservatorio sui Balcani con Mihaela Iordache, giornalista rumena che si divide fra il suo Paese e l’Italia. Riusciremo così a seguire con più attenzione anche quest’altro Paese della penisola balcanica.

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