Romania: i villaggi senza elettricità
In Romania, oltre 200.000 abitanti vivono senza elettricità. Di fronte all’inazione delle autorità, l’attivista Iulian Angheluta ha deciso di rimboccarsi le maniche per aiutarli: con la sua associazione Free Miorița viaggia per il paese per installare pannelli solari
(Pubblicato originariamente da Courrier des Balkans il 9 marzo 2020)
Seduto in una delle pizzerie al taglio di Bucarest, Iulian Angheluta sfoglia le foto della sua ultima missione. Nel mezzo di un bosco due cavalli trainano un carretto ricolmo di pannelli solari. Nella nebbia, Iulian spinge da dietro. Iulian è appena stato nel villaggio di Moldovița, nell’estremo nord della Romania, nei pressi della frontiera con l’Ucraina, dove sei nuclei familiari sono senza elettricità.
Da sette anni Iulian gira la Romania per illuminare queste zone tutt’ora immerse nel buio ed abbandonate dalle autorità. Il lavoro della sua associazione, Free Miorița, ha già permesso di illuminare quattro scuole, due chiese e quasi 200 case private. Nel 2018 in Romania più di 52.000 abitazioni non erano collegate secondo il ministero dell’Energia, alla rete elettrica. Detto in altri termini, più di 200.000 abitanti senza internet, telefono o frigorifero.
Capelli un po’ lunghi, felpa col cappuccio, t-shirt e scarpe da ginnastica, questo quarantenne sembra aver conservato l’energia di un adolescente. Sulla sua T-shirt la scritta: "Noaptea ca hoţii" (I ladri agiscono la notte), allusione al governo che ha fatto passare un decreto di notte per proteggere politici corrotti. Disgustato dalla classe politica, Iulian ha deciso di agire: si reca una o due volte al mese in uno di questi villaggi isolati, concentrati nel nord del paese, a 10 ore dalla capitale Bucarest. Isolati tra le montagne, lontani dall’asfalto e dai cavi dell’elettricità. "La rete elettrica pubblica risale agli anni ’70. Da allora, nessun investimento. Le autorità non vogliono capirla, dicono che costerebbe troppo caro".
Case in argilla e lampade a petrolio
Al di là delle infrastrutture si pone un altro problema: quello della povertà. "Le persone vivono in piccole case in argilla, con bagni all’esterno. Non possono permettersi una bolletta elettrica, che costa circa 45 lei al mese (9 €). Alcuni non possono nemmeno permettersi l’acquisto di una lampada a petrolio a 6 lei…". In un giorno Iulian riesce ad installare in una casa un pannello solare collegato ad un contatore elettrico.
Dipendendo dalla luce della giornata queste persone hanno mantenuto modalità di vita molto vicine ai ritmi della natura, ritmi che alcuni qualificherebbero come "ancestrali". "Si alzano presto la mattina, verso le 5 e le 6. Illuminano grazie alle candele o a lanterne. I bambini rientrano da scuola verso mezzogiorno per aiutare i genitori nelle incombenze domestiche e per star dietro nelle stalle agli animali. Poi devono finire i compiti prima che scenda il buio. Verso le 18.00 vanno poi a dormire". Vivere senza elettricità pone problemi in altri luoghi ormai dimenticati.
Cinismo politico
Senza tener conto dei problemi legati alla salute ed al futuro dei figli: "Alcuni hanno modo di illuminare la casa con lampade a petrolio e quindi i loro figli possono fare i compiti al sera. Ma inalano fumi tossici che provocano malattie respiratorie"; spiega Iulian. Questa situazione favorisce la marginalità sociale. Difficile trovare le giuste motivazioni quando i compiti devono essere fatti al lume di candela. I libri, troppo costosi, sono quasi inesistenti in queste case. Con poco accesso alle informazioni ed alla conoscenza, l’integrazione nell’ ‘altra società’ è quasi impossibile". Difficile, nei fatti, uscire da questa condizione.
Condannate a vivere isolate, queste popolazioni rurali rimangono distanti dalla politica. Con la conseguenza immediata del disinteresse dei politici. "Queste persone non hanno alcun valore elettorale per i politici. Questa logica cinica è la triste verità”, ammette Virgil Mușatescu, ingegnere e dottore in economia, specialista in politica energetica. "Se non riescono a pagare la bolletta della luce, dovrebbero essere in assistenza sociale. Ma è più conveniente per il governo non spendere nulla”.
Lottare contro il fatalismo
Miorița, nome dell’associazione di Iulian (Free Miorița) è il nome di un’agnellina, protagonista di un poema popolare rumeno sull’inevitabilità del destino. Fatalismo che Iulian rifiuta di accettare. "Non posso semplicemente sedermi lì e non fare nulla. Quando lo stato non può, possiamo noi come cittadini", afferma. “Una pecora trascorre il suo tempo in attesa e al pascolo. Come logo dell’associazione, ho deliberatamente scelto una pecora con una postura combattiva per illustrare il nostro potere nel cambiare le cose”.
Iulian riesce a finanziarsi attraverso partnership con grandi aziende e donazioni da parte di privati. Ogni viaggio costa a Free Miorița circa 6000 lei (1250 euro). Per svolgere le sue missioni di beneficenza, Iulian ha deciso di dedicarvisi completamente. "Prima, ho lavorato nella pubblicità. Ma andare in missione due settimane al mese e lavorare allo stesso tempo non era più possibile. Il progetto doveva andare avanti”.
A seguito della sua determinazione, il suo lavoro è stato notato da Silvia Dinică, una delle senatrici del partito liberale Unione Salvate la Romania (USR). "Free Miorița risolve questo problema affrontandolo direttamente. Non è purtroppo il caso del ministero dell’Energia ", ha affermato la senatrice. Anche lei intende risolvere il problema dell’accesso a questo bene primario, problema rimasto in sospeso da diversi anni. "In passato, i governi hanno annunciato varie iniziative. Ma non è mai seguito nulla", denuncia.
All’inizio del 2019, una squadra creatisi attorno alla senatrice, composta da Free Miorița e altre ONG, ha redatto un disegno di legge chiamato "First Light". Vi viene proposto che ogni famiglia che non beneficia dell’elettricità, perché si trova in località isolate o perché non può pagare, riceva un aiuto di 7000 lei (1500euro). Bocciato in Parlamento, il disegno di legge è stato ripreso dall’Amministrazione del Fondo per l’ambiente (AFM), che si è ispirata ad esso per creare un programma di aiuti, lanciato nell’aprile 2019.
"Ma già per quattro volte hanno prorogato i termini per la presentazione delle domande. Si doveva chiudere lo scorso 10 luglio ma si è ancora in ballo! L’AFM non si preoccupa più nemmeno di pubblicare comunicati stampa di aggiornamento sul loro sito", denuncia Iulian. Il programma rimane quindi lettera morta per il momento. Dal 31 gennaio 2020, non sono giunte più notizie dall’amministrazione.
Iulian aveva già previsto il destino di questo progetto. "Quando ho iniziato a partecipare alla stesura di questo disegno di legge, sapevo benissimo che non avrebbe funzionato. In questo momento ci sono altre priorità, come la riforma delle pensioni speciali e le elezioni parlamentari", sottolinea in modo sarcastico. Sospettoso e critico nei confronti dei politici, Iulian rimane consapevole che la soluzione non verrà dall’alto. Quindi preferisce continuare, da un progetto all’altro, ad illuminare le regioni remote della Romania.
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