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Romania: Băsescu, il presidente dalle molte vite

Era stato sospeso in luglio dal suo incarico, tramite un voto parlamentare e una procedura istituzionale poco ortodossa. Ma il referendum che doveva confermare tale voto non ha ottenuto il quorum necessario. Ed ora Traian Băsescu torna a Palazzo Cotroceni

30/07/2012, Mihaela Iordache - Bucarest

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Secondo le previsioni dell’Ufficio elettorale centrale (BEC) il referendum per l’impeachment del presidente Traian Băsescu non è valido in quanto non ha raggiunto il quorum necessario del 50% degli aventi diritto.

Alla chiusura delle urne la BEC ha infatti annunciato che solo il 45,92% degli elettori si era recato alle urne. Dato poi rivisto a seguito dell’arrivo dei primi risultati parziali resi noti questa mattina: la partecipazione alle urne è stata del 46,13% con l’87,55% dei voti contro Băsescu.

In seguito al mancato quorum (50%/+1 dei voti) Traian Băsescu, sospeso dal suo incarico dal parlamento un mese fa, può ora tornare a fare il capo dello stato. I risultati finali circa la partecipazione al voto saranno comunicati oggi dall’Ufficio elettorale centrale.

L’inamovibile

Traian Băsescu è un uomo politico controverso che sembra avere “nove vite”. Riesce a cadere sempre in piedi anche quando nessuno se lo aspetta più. Ed è sempre nel mirino dei parlamentari che però non riescono a toglierlo di mezzo.

E’ per la seconda volta infatti negli ultimi 5 anni (Băsescu è al suo secondo mandato) che il presidente romeno si salva con un referendum. Questa volta è stata la scarsa affluenza alle urne a salvarlo e non i voti a suo favore.

Per salvarsi Băsescu ha infatti invitato all’astensionismo, anche come protesta rispetto alle modalità con le quali l’attuale coalizione al governo dell’Unione Social Liberale ha preparato “in tempi record” la sua sospensione.

Da anni è in atto in Romania un durissimo scontro politico tra il capo dello stato Traian Băsescu e liberali e social-democratici che lo accusano di aver violato la costituzione, andando oltre le sue prerogative istituzionali e assumendo quelle che sarebbero competenza del governo. A tutto questo si è sommato poi negli ultimi anni il vasto malcontento popolare legato alle durissime misure anticrisi adottate dai governi che hanno preceduto l’attuale e che erano sostenuti da una maggioranza vicina a Băsescu.

Dal suo canto Băsescu si ritiene vittima di una classe politica corrotta, che a suo dire sta cercando di rimanere lontana dalle aule dei tribunali, soprattutto ora che la magistratura sembra pronta – e sta avvenendo con l’ex premier Adrian Nastase, da poco condannato a due anni e mezzo di carcere – a perseguire non solo i “pesci piccoli”.

Colpo di stato?

Alla chiusura delle urne Băsescu ha dichiarato che i romeni hanno respinto ”il tentativo di colpo di stato” organizzato dai 256 parlamentari guidati dal premier Victor Ponta e dal presidente ad interim Crin Antonescu. Ponta e Antonescu, i due leader della coalizione di centro sinistra, è da anni che promettono al loro elettorato che manderanno a casa Traian Băsescu e per ottenere l’accusa di impeachment il 6 luglio scorso non hanno esitato a cambiare i presidenti di Camera dei deputati e Senato ed a ridurre le prerogative della Corte Costituzionale che non potrà più pronunciarsi sulle decisioni del Parlamento.

La crisi politica in Romania, che sta avendo anche una forte ripercussione sulla fiducia dimostrata dai mercati nei confronti del paese, è sotto i riflettori delle istituzioni, della stampa e dell’opinione pubblica internazionale. Sono stati vari gli attori della comunità internazionale a dichiararsi preoccupati per la democrazia di questo paese ad appena  22 anni dalla Rivoluzione dell’89 e ad esprimere perplessità circa le modalità con le quali in fretta e furia sono state modificate le regole del gioco per poter arrivare all’impeachment di Băsescu.

Il conflitto prosegue

Mentre l’Ufficio elettorale centrale annunciava alla chiusura dei seggi il mancato raggiungimento del quorum, esponenti dell’Unione Social Liberale, attualmente al potere e le reti televisive che appoggiano apertamente l’attuale governo e sono “in lotta” da anni con Băsescu, annunciavano invece il quorum raggiunto e che Băsescu non sarebbe più tornato a Palazzo Cotroceni, sede della presidenza. Un chiaro segnale che il conflitto politico è probabile prosegua.

Ciononostante Băsescu faceva sapere ai romeni che appena ritornato a Palazzo Cotroceni si sarebbe impegnato a diffondere un sentimento di riconciliazione nazionale. Obiettivo a dire il vero difficilmente raggiungibile visto il carattere non certo diplomatico del presidente romeno, le sue difficoltà a mantenere un dialogo istituzionale con gli altri organismi dello stato e – non per ultimo – a causa dell’atteggiamento dell’Unione Social Liberale che vede in lui un personaggio del tutto negativo.

Dal canto suo il premier Victor Ponta ha voluto congratularsi con i milioni di romeni che si sono presentati al voto ,”dimostrando ancora una volta che la Romania è una democrazia dove la gente vota liberamente”. Aggiungendo che "è una grande vittoria per i romeni, avere 9 milioni di partecipanti ad un referendum. Ogni uomo politico che ignora la voce di 9 milioni è scisso dalla realtà”. La sfida, quindi, continua.

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