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Rapporto su Srebrenica: un’occasione sprecata

Nel 2004 il rapporto su Srebrenica del governo della Republika Srpska. Per molti un passo importante per ricostruire la verità e primo passo verso la riconciliazione. L’ICHR è andata a vedere quale ne è stato l’impatto a livello locale

14/06/2006, Redazione -

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Di: Comitato Internazionale per i Diritti Umani, ICHR , Sarajevo, giugno 2006

Il rapporto pubblicato dalla Commissione su Srebrenica nel giugno e nell’ottobre del 2004 è stato acclamato da molti come uno degli episodi più importanti che potrebbero portare alla scoperta della verità in Bosnia-Erzegovina e all’ammissione di responsabilità per i crimini commessi dalle autorità coinvolte. Le scuse del presidente della Republica Srpska (RS) Cavic, l’ammissione di colpa, e il seguente avvio di indagini su persone citate nel rapporto come responsabili dei crimini, hanno dato inizio a una nuova ondata di processi e hanno indotto la procura centrale a creare un dipartimento di accusa supplementare.

Si sperava che la pubblicazione di tale rapporto potesse stimolare un sano e necessario dibattito sui crimini di Srebrenica e rompere il muro di silenzio che circonda ancora i crimini in Bosnia-Erzegovina. Invece, la rivelazione delle prove e l’ammissione di colpa rimangono tutt’ora episodi isolati che non producono conseguenze immediate e dirette su questo processo. Dopo un po’ di tempo, tutto ritorna come prima e si riaffacciano le voci che negano i crimini.

L’International Committee for Human Rights (ICHR) ha deciso di andare a vedere com’è la situazione a Srebrenica, in particolare per quanto riguarda il rapporto della Commissione, e se il rapporto abbia aiutato le due comunità di Srebrenica ad affrontare il proprio passato e a condividere una versione comune degli eventi "a e attorno a Srebrenica tra il 10 e il 19 luglio 1995".

Srebrenica ha assistito a un considerevole ritorno di coloro che vi abitavano prima della guerra. Mentre, a differenza di altri posti, non ci sono cifre affidabili sul numero di ritorni, osservatori locali considerano che la distribuzione etnica nel comune di Srebrenica sia circa 40% bosgnacchi e 60% serbi. Ma mentre la popolazione bosgnacca continua a tornare, molti serbi correntemente residenti a Srebrenica si stanno trasferendo altrove, principalmente nelle aree di Zvornik e Bijeljina.

All’ICHR interessava vedere se e come il rapporto su Srebrenica avesse avuto un impatto sulle due comunità, che vivono una accanto all’altra e interagiscono quotidianamente. Questa era la domanda che è stata fatta a membri di entrambe le comunità.

La prima scoperta è stata che il rapporto intero non è mai stato distribuito a Srebrenica. Le organizzazioni che l’ICHR ha visitato non possedevano copie del rapporto. Mentre estratti del rapporto sono stati pubblicati nei media locali quando è uscito, il rapporto, l’addendum, le conclusioni del governo della RS e la seguente chiarificazione possono essere reperiti solo in formato elettronico sul sito del governo della RS. Tuttavia, fino a febbraio di quest’anno Srebrenica non aveva nessun collegamento a Internet e anche adesso, dato che il comune è in gran parte rurale, rimane il problema di quante persone avranno effettivamente accesso al rapporto. Anche l’accesso alle informazioni tramite i media locali è limitato, dal momento che in molte parti del comune le stazioni televisive principali, RTRS e BHT1, non prendono bene.

Quando abbiamo fatto loro domande riguardanti il rapporto su Srebrenica, molte persone hanno risposto che ne conoscevano i contenuti, ma che non l’avevano letto per intero. La pubblicazione del rapporto ha creato un numero limitato di dibattiti a Srebrenica, il che non ha portato a un aumento delle tensioni, ma allo stesso tempo non ha migliorato i rapporti tra i gruppi etnici. Come ha affermato il sindaco di Srebrenica, l’ammissione di responsabilità da parte della RS è un segnale positivo, ma è stato un atto forzato, e ci sono tuttora persone che negano che siano stati commessi dei crimini. Tuttavia, coloro che hanno commesso dei crimini stanno lasciando il comune di Srebrenica.

Sembra che l’ex presidente dell’Associazione veterani di guerra della RS, il signor Milovanovic, abbia letto il rapporto con attenzione. Milovanovic ha messo in discussione i dati riguardanti le persone scomparse in quanto soggetti a troppi cambiamenti, e ritiene che sia importante distinguere tra i crimini commessi a Srebrenica e quelli commessi nei comuni circostanti. Ha anche fatto notare che il rapporto si concentra solo su un periodo di tempo molto limitato e non prende in considerazione i crimini commessi contro la popolazione serba della zona. Quest’ultimo fatto è particolarmente frustrante dal momento che il processo in corso contro Naser Oric in realtà tratta solo di una parte minima di questi crimini. Tuttavia, a differenza di quello che succedeva in passato Milovanovic non ha negato che fossero stati commessi dei crimini e ha descritto apertamente le scuse per quei crimini presentate dal presidente dell’RS Dragan Cavic come un "coraggioso passo avanti".

La pubblicazione del rapporto non ha incoraggiato la gente a parlare apertamente del passato, come ha confermato l’Imam di Srebrenica all’ICHR. La gente dovrebbe cominciare a parlarne e questo sarebbe particolarmente importante per le giovani generazioni, che sembrano essere piene di odio. Le organizzazioni non governative del luogo presenti nella città, e che lavorano con entrambe le comunità, confermano che in realtà non sono state organizzate attività collegate alla pubblicazione del rapporto e che quest’ultimo sarebbe potuto essere "uno stimolo ad aprire un po’ dialogo", come ha detto il presidente dell’associazione "Sara".

Rompere il muro di silenzio e aprire un dibattito pubblico sui crimini commessi in passato sono due passi molto importanti per le società in transizione. Tuttavia, le ammisioni di responsabilità agli alti livelli e i rapporti d’inchiesta devono raggiungere le comunità coinvolte ed essere oggetto di discussione a livello locale, altrimenti, come il rapporto della Commissione su Srebrenica, rischiano di rimanere confinati alla realtà virtuale del dibattito ad alti livelli e delle conferenze internazionali, ma senza nessun impatto diretto sul posto.

C’è bisogno che la società civile porti le conclusioni delle commissioni d’inchiesta, come la Commissione su Srebrenica, alle comunità dove gli eventi si sono verificati e che usi iniziative simili per mettere in moto un dibattito sul passato. Questo, purtroppo, non sembra essere successo con il rapporto su Srebrenica.

Il rapporto della Commissione su Srebrenica in inglese

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